L’agilità è essenziale, ma nessuno può pensare di ottenerla senza un’adeguata forma fisica, ed “oggi i nostri Paesi sono ancora troppo deboli, c’è troppa disoccupazione, troppa inflazione e sfiducia nelle classi dirigenti”. Queste le parole del professore Jean Paul Fitoussi (Sciences Po, Parigi e LUISS, Roma), economista di fama mondiale che a Linkontro Nielsen ha fatto il punto sull’attuale scenario internazionale, tra Europa e Trump, movimenti populisti e cambiamenti tecnologici. Un contesto nel quale l’Unione europea si trova in bilico tra disaffezione dei propri membri e indirizzi in contrasto con gli Usa. Uno dei problemi è che“la politica annunciata da Trump è contraria a quella annunciata dall’Europa. Penso al protezionismo, all’ambiente, all’energia, all’immigrazione ma anche alla difesa”, sottolinea Fitoussi.
La domanda, allora, è: quale direzione decideremo di seguire? La Germania, per fare un esempio, deciderà di trasformare il proprio risparmio, uno dei più alti al mondo, in investimenti concreti a beneficio collettivo? La vittoria di Macron in Francia ha rappresentato un momento di respiro e di pausa dal disfattismo comunitario.
“Se tuttavia oggi dovessimo fare un referendum in Francia, a dispetto del buon esito delle elezioni, vincerebbe l’uscita dall’Europa”, ribadisce Fitoussi. Questo significa che c’è molto da restaurare e molto da cui ripartire. La strategia di Macron, la cui riuscita o meno potrebbe rappresentare l’ultimo ago della bilancia per la sopravvivenza dell’Europa, consiste nella creazione di un sistema di protezione sociale robusto su modello dei Paesi Scandinavi, capace di offrire senso di sicurezza e di inclusione.
Recuperare terreno è ancora possibile. “Il ritorno alla crescita media c’è, per quanto lieve, ed è un segnale positivo che ci invita ad avere politiche più ambiziose e di investimento, infrastrutture comprese”.