Incontriamo Maria Cristina Alfieri, direttrice e General secretary di Fondazione Conad ETS. Con una lunga carriera dedicata alla cronaca del mondo dell’industria e della distribuzione, Maria Cristina ha deciso di mettere le proprie competenze al servizio del terzo settore. Sotto la sua direzione, la Fondazione Conad ETS ha l’obiettivo di coordinare e ampliare l’impegno storico delle cooperative che appartengono al mondo Conad, con un focus su progetti educativi e di supporto ai giovani in condizioni di fragilità... ma andiamo a leggere la sua storia
Maria Cristina, sei passata dal mondo del giornalismo a dirigere la Fondazione Conad ETS. Un cambiamento notevole. Cosa ti ha spinto a fare questo salto?
È stata una decisione molto personale e riflessiva. Dopo una lunga carriera nel giornalismo, in particolare nel settore dell’industria e della distribuzione, dove ho avuto molte soddisfazioni professionali e personali, ho sentito il desiderio di fare qualcosa di diverso, di più tangibile. Sentivo il bisogno di usare le competenze e le relazioni che avevo accumulato per un fine più “umano”, per avere un impatto diretto e positivo sulla vita delle persone. In quel momento, ho deciso di cambiare rotta e di mettere le mie energie al servizio del terzo settore. Il giornalismo mi ha dato tanto, mi ha permesso di conoscere tante persone e realtà diverse. Tuttavia, la mia scelta è stata motivata da una ricerca di valori personali più profondi, dal desiderio di creare un cambiamento concreto nella società. Non che il giornalismo non mi desse soddisfazioni, ma volevo sentire che, con il mio lavoro, stavo contribuendo in modo diretto a migliorare la vita di qualcuno.
La Fondazione Conad ETS è una “new entry” relativamente recente nel mondo delle fondazioni aziendali. Come è iniziata questa avventura e quale è la missione della Fondazione?
La Fondazione Conad è nata ufficialmente circa due anni fa, ma in realtà eredita sessant’anni di impegno dei soci e delle cooperative Conad sui territori italiani. Conad, nel corso degli anni, è diventata la prima insegna di distribuzione in Italia e ha sempre tenuto fede a un principio fondamentale: restituire parte della ricchezza creata ai territori e alle comunità in cui opera. La Fondazione ha l’obiettivo di valorizzare ulteriormente tutte le iniziative che Conad ha sempre portato avanti a livello locale, aggiungendo a queste dei progetti che abbiano una cornice nazionale ma che possano essere declinati a livello locale. In questo modo, vogliamo continuare a essere un punto di riferimento per le comunità, ma con una strategia più coordinata e una visione a lungo termine .
Quali sono i progetti principali su cui vi state concentrando? E come riesci a bilanciare progetti nazionali con iniziative locali?
Al momento, ci stiamo concentrando su progetti che riguardano i giovani, uno dei gruppi più vulnerabili della nostra società. La Fondazione lavora su due principali direttrici: da un lato, progetti educativi nelle scuole, e dall’altro, iniziative che supportano giovani in situazioni di fragilità fisica, psichica, economica e sociale. Uno dei progetti più importanti che abbiamo lanciato è un programma rivolto alle scuole superiori, realizzato con Unisona, una realtà che collabora con scuole e istituti su tutto il territorio nazionale.Supportiamo la realizzazione di eventi in live streaming su temi cruciali, come l’educazione ambientale, alimentare, la legalità, la non-violenza e la lotta alle mafie. Abbiamo raggiunto oltre 300.000 studenti in due anni, un risultato straordinario, e continuiamo a lavorare su nuovi eventi ogni anno. Inoltre, i soci Conad hanno portato questi eventi nelle loro comunità locali, invitando i giovani nei cinema dei loro territori per partecipare agli incontri e animare discussioni insieme a personalità di rilievo, come Maria Falcone a Palermo durante un evento sulla legalità.
Sembra un’iniziativa straordinaria. Ci puoi dare qualche anticipazione sui prossimi progetti?
Certo! Il 18 ottobre sosteniamo l’organizzazione di un evento sull’intelligenza artificiale e i lavori del futuro, un tema scelto direttamente dagli studenti tramite un sondaggio Ipsos. Il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza di genere, sosterremo un altro importante incontro su questo tema. Siamo molto orgogliosi di portare queste tematiche nelle scuole, perché sono cruciali per formare i cittadini di domani. L’accoglienza è stata incredibile, con oltre il 95% dei ragazzi che ha espresso apprezzamento per queste iniziative.
Parlando del tuo passato, hai anche lavorato a progetti per l’inclusione dei migranti. C’è qualcosa di quell’esperienza che sei riuscita a portare nella tua attuale attività?
Sì, l’esperienza con Next, un’associazione che si occupa di integrare migranti e rifugiati attraverso la formazione e l’inserimento lavorativo, mi ha insegnato moltissimo. Quello che abbiamo fatto con loro è stato cercare di ridurre il “mismatch” tra la domanda di lavoro da parte delle imprese, in particolare nel settore della logistica, e l’offerta di lavoro da parte di persone in situazioni di fragilità. Abbiamo avuto un grande successo e questa esperienza mi ha aiutata a sviluppare progetti simili anche in Fondazione Conad. Ad esempio, abbiamo collaborato con enti del terzo settore come Piazza dei Mestieri per avviare progetti di formazione per giovani disoccupati in diverse città italiane, collegando la formazione ai bisogni specifici dei punti vendita Conad sul territorio. Molti giovani hanno già trovato lavoro nei nostri negozi grazie a questo percorso.
Hai parlato di sport come strumento di inclusione sociale. Ci puoi dire di più?
Lo sport è uno dei pilastri della nostra attività inclusiva. Abbiamo lanciato il “Torneo degli Oratori – Tutti in Gioco,” in collaborazione con il Centro Sportivo Italiano. È il secondo anno che organizziamo questo torneo, che ha coinvolto 9.000 bambini di oltre 50 oratori e ha consentito a 2.000 bambini con difficoltà economiche a fare sport gratuitamente durante l’estate. Per noi lo sport è un veicolo straordinario per l’inclusione e la crescita personale, e lo stiamo portando avanti in diverse forme, anche con attività dedicate a ragazzi con disabilità, in collaborazione con FISPES.
È davvero impressionante. Ma, con così tanti progetti in corso, come gestite tutto questo lavoro?
Abbiamo un piccolo team operativo che si occupa direttamente dei progetti, ma collaboriamo con molte altre figure esterne. Conad ci fornisce supporto per le questioni amministrative, legali e di tesoreria, e lavoriamo anche con un ufficio stampa esterno. La nostra struttura è volutamente snella per poter essere rapidi ed efficienti, ma facciamo affidamento su una rete estesa di partner e collaboratori.
Qual è il progetto più ambizioso che sogni di realizzare con la Fondazione?
Non posso parlare di un singolo progetto, perché tutti quelli che stiamo portando avanti hanno il potenziale di crescere e diventare sempre più impattanti. Per esempio, stiamo lavorando con la Caritas su un progetto di educazione al consumo responsabile, che parte con 10 diocesi, ma che potrebbe espandersi a molte altre città. La nostra strategia non è quella di fare interventi “one shot,” ma di seguire i progetti nel tempo, facendo crescere la rete e coinvolgendo sempre più partner.
Prima di salutarci, non posso non chiederti della tua carriera di scrittrice. Hai già pubblicato due romanzi e ne stai scrivendo un terzo. Ce ne puoi parlare?
Sì, ho pubblicato due romanzi, “Bocca di Pietra” e “Fammi Luce.” Quest’ultimo ha ricevuto dei bei riconoscimenti e mi ha incoraggiata a continuare. Il mio prossimo libro è quasi pronto, ed è la storia di una donna straordinaria, Clara Rockmore, una delle più grandi interpreti del theremin, uno strumento che ha rivoluzionato la musica digitale. Scrivere richiede concentrazione e tempo, ma è una passione che porto avanti con grande entusiasmo.
Sentivo il bisogno di usare le competenze e le relazioni che avevo accumulato per un fine più ‘umano’, per avere un impatto positivo sulla vita delle persone