37mld di euro (fonte Il Sole 24 Ore) tanto valeva l’export made in Italy. Superata la Francia in termini di sbocco, gli Usa si sono posizionati al secondo posto subito dopo la Germania. Il 2016 ha consolidato i dati dell’anno precedente e aperto nuove frontiere e nuove linee di sviluppo all’interno del mercato americano. Nuove città e nuove aree urbane, magari meno conosciute dalle aziende Italiane, si sono imposte sul mercato del largo consumo Usa, e hanno portato e porteranno grandi soddisfazioni a chi saprà metterci le mani e dedicandoci del tempo. L’impatto demografico e la loro evidente propensione al consumo, porterà certamente gli Usa a essere il nostro primo mercato food & beverage e per noi sarà un’occasione da non perdere. Le città storicamente attente al Prodotto Italiano affineranno le loro esingeze ed aspettative, mostrando grande interesse anche verso le nostre Pmi dedite ad un prodotto più di nicchia, di eccellenza, se vogliamo superior - penso alle tipicità regionali. Città che invece si stanno aprendo adesso al made In Italy potranno essere terra di conquista di aziende ed industrie Italiane già strutturate ed operative in America. Penso al Texas, non solo legato a WholeFoods, ma anche in quanto territorio ricco di italianità, di voglia di qualità, e in determinate aree, di ricchezza procapite.Sia la grande distribuzione sia il foodservice in Usa, oramai, e per fortuna, non possono più prescindere dall’avere prodotto italiani nel proprio portafoglio, starà a noi, prendere più spazio possibile, sia sugli scaffali sia in catalogue, trasferendo al cliente finale, qualità al giusto prezzo.
L’export Made in Italy in USA nel 2015 ha segnato una svolta
Gli opinionisti di mark Up: Lorenzo Zurino (da Mark Up n. 258)