Cresce il valore dell'export digitale italiano ma solo perché sono aumentati i prezzi. Questo uno dei dati più rilevanti diramati dall'Osservatorio Export Digitale di beni di consumo del Politecnico di Milano. Un comparto, quello dell'export digitale B2b, che vale 175 miliardi di euro, pari al 28% delle esportazioni complessive.
Sul versante B2b l’export digitale ha raggiunto nel 2022 il valore di 175 miliardi di euro (+20% rispetto ai 146 miliardi del 2021). Un livello che vale circa il 28% del totale dell’export italiano. I settori più importanti sono l’automotive (38 miliardi di euro, 22% del totale), il fashion (26 miliardo di euro, 15% del totale) e la meccanica (17,8 miliardi di euro, 10% del totale). La crescita percentuale maggiore coinvolge il farmaceutico (+47%), l’elettronica di consumo (+21%) e il fashion (+20%).
Per il B2c, i settori più importanti sono fashion (10,1 miliardi di euro, 54%), food & beverage (2,6 miliardi di euro) e arredamento (1,2 miliardi di euro).
Il dato di crescita del canale digitale, seppur legato ai prezzi di vendita, è positivo soprattutto considerando lo scenario macro economico che vive una grande incertezza. I paesi di destinazione dell'export digitale sono quelli occidentali di elezione e copiano il ranking dell'export tradizionale: Stati Uniti, UK, Germania, Svizzera, e Francia. Fuori dal bacino di elezione sono presenti Paesi come Singapore (6/20), Canada (7/20) e Corea del Sud (8/20). Importanti partner commerciali, come la Spagna, sono più in bassi nel ranking (11/20) a causa di ridotte performance economiche e regolamentari e una penetrazione del mercato e-commerce contenuta.
Le Pmi italiane non colgono ancora le opportunità dell'export digitale a causa del basso livello di di sviluppo in alcune aree organizzative e tecnologiche necessarie all'implementazione di processi e attività. Bassa digitalizzazione, carenza di competenze interne sui temi legati all'innovazione non riescono ad assecondare marketing e comunicazione che sono in generale più sviluppati.
Secondo Riccardo Mangiaracina, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Export Digitale: “Nonostante lo scenario economico negativo, nel 2022 le esportazioni italiane sono cresciute notevolmente, più per l’aumento dei costi di produzione e dei prezzi che dei volumi: se i brand italiani non hanno osservato un aumento degli ordini cross-border, sono comunque riusciti a mantenere le loro quote di mercato. In un contesto turbolento, il canale online rappresenta un’opportunità non ancora pienamente compresa dalle PMI per raggiungere mercati lontani, conoscere meglio i propri clienti e ottimizzare i processi di vendita. Oggi, più che mai, è necessario creare cultura e diffondere conoscenza per agire con consapevolezza in una strategia di Export digitale”.
“Il nostro tessuto imprenditoriale sconta i limiti di una ridotta disponibilità di risorse e scarse conoscenze sul digitale – dice Samuele Fraternali, Direttore dell’Osservatorio Export Digitale -. Servono governance definita e competenze tecniche per realizzare progetti di internazionalizzazione, oltre a un maggiore ricorso ai finanziamenti e alle misure di sostegno all’internazionalizzazione. Le istituzioni, le università, le associazioni di settore e professionali possono avere un ruolo determinante nell’accelerare la trasformazione digitale e favorire l’esportazione del Made in Italy”.