L’Italia registra in Europa le migliori performance di circolarità: secondo il Rapporto sull’Economia Circolare in Italia (Edizione 2022) del Circular Economy Network, la percentuale di riciclo di tutti i rifiuti ha raggiunto il 68% e il tasso di uso circolare della materia ha toccato il 21,6%. Un primato che apre ad almeno due riflessioni: la sensibilità verso il tema del riciclo e del riuso sta crescendo e rappresenta, lato aziende, un’interessante opportunità di business, a patto che corrisponda a una ricerca di modalità di educational volto a ridurre il say do gap. Intanto, ripartiamo dalla definizione, così come indicata dal Parlamento Europeo: “un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile”. Che il tema sia sentito, lo dimostra il fatto che il 60% degli italiani crede in uno sviluppo sostenibile basato sull’economia circolare, come rileva la ricerca condotta da SWG e commissionata da Swappie, e l’82% ne riconosca il ruolo potenzialmente determinante per la tutela dell’ambiente.
Un ottimismo diffuso che rappresenta, sì, una buona base di partenza ma che ha necessità di essere guidato affinché si traduca in nuove abitudini. Per le aziende, è un’opportunità da saper cogliere che porta interessanti risultati in termini di awareness e fatturato.
Due esempi
Salewa, azienda a conduzione familiare nata a Bolzano nel 1935 e specializzata in abbigliamento per la montagna ha unito il suo dna alla ricerca di un modo sostenibile di vivere la natura con un’iniziativa di economia circolare, “Salewa Circular Experience”, che va ad allungare la vita dei prodotti sia attraverso l’utilizzo di design mirati e materiali naturali e rinnovabili che con strategie di upcycling e recycling: nello store di Bolzano è possibile far riparare i prodotti, acquistare capi e attrezzatture ricondizionati e riparati o noleggiare quel che serve per sport e avventure in montagna.
Riciclare, ricondizionare e riutilizzare sono anche le parole chiave dietro il successo di Swappie, player in Europa per l’acquisto e la vendita di IPhone ricondizionati: fondata a Helsinki nel 2016, ha guadagnato i primi posti della graduatoria annuale del Financial Times "Europe's Fastest Growing Companies" grazie a una crescita del 477%. Presente in 15 Paesi europei, tra cui Italia, Svezia e Germania si basa su un semplice assunto: la tecnologia non scade. Ogni dispositivo Apple portato negli store viene riciclato nei suoi componenti e, quando possibile, ricondizionato. Il nuovo slogan “Around for good” è un inno alla circolarità e alla ricerca di una seconda vita per la tecnologia, meno impattante e anche più conveniente per le tasche dei consumatori.
Un patrimonio nascosto nel cassetto
L’Italia, secondo la ricerca commissionata da Swappie, rappresenta un mercato dove, anche a fronte di una maggiore percentuale di scetticismo rispetto al tema dell’economia circolare (il 59% sostiene che non riuscirà a diffondersi abbastanza per essere efficace), esiste una positiva percezione dell’opportunità offerta dagli scarti tecnologici. “La ricerca condotta da SWG ci racconta che il nostro percorso di sensibilizzazione deve continuare, ma è stato fonte di orgoglio scoprire che gli italiani sono consapevoli che un modello di economia circolare anche nel settore tecnologico possa giovare alla salvaguardia dell’ambiente a lungo termine, tanto che, tra coloro che considererebbero l’acquisto di uno smartphone ricondizionato, 2 italiani su 3 individuano nella sostenibilità ambientale il principale vantaggio di questa scelta” commenta Elena Garbujo, Country Manager Italia di Swappie. Fondamentale per rinnovare e tenere viva la fiducia, un’educazione a un modello di economia circolare, afferma l’86% degli intervistati. Il primo passo è molto semplice: riuscire a disfarsi di tutti i dispositivi elettronici inutilizzati che vengono lasciati dentro i cassetti di casa e consentirne il corretto smaltimento e riuso. C’è un patrimonio immenso che aspetta di essere portato alla luce: solo nei cassetti dei tedeschi, secondo una recente ricerca citata da Serena Peditto, global PR Manager Swappie il valore complessivo dei telefoni ormai inutilizzati supera i 240 milioni di euro.