Come gestire tante persone in rete e diventare leader? A tal proposito, c’è una ben nota regola non scritta, quella dell’1-9-90. Il codice numerico 1- 9-90 è quello che l’informatico danese Jakob Nielsen ha estrapolato tramite studi in rete, delineando uno scenario per cui l’1% degli utenti si dedica alla creazione dei contenuti, il 9% li commenta e li adotta, mentre il 90% si limita a dargli una lettura. Anche Forrester Research ha messo in scala gli utenti della rete, partendo dai Creators (oggi chiamati anche Influencer) che creano i contenuti (hanno un blog, girano video, scrivono articoli ecc.); individuando poi gli archivisti (Critics, Collectors) del web che taggano i link e commentano. Infine, vi sono i cosiddetti Spectators e gli Inactive.
Le persone con cui ci si interfaccia sono molto diverse e uno degli obiettivi è quello di comprendere, rispetto alla propria posizione, chi sono i Creators rilevanti e come coinvolgere Critics e Collectors. Un altro elemento importante che da prendere in considerazione è quello della web reputation: feedback positivi o negativi sull’attività di una persona e/o su un prodotto o servizio impattano oggi in maniera preponderante rispetto al passato. Le conversazioni digitali raggiungono un’audience sempre maggiore e destinata a restare disponibile nel tempo (basti pensare a piattaforme come Trip Advisor, Yelp ecc.). Essenziale appare una riflessione sui target da raggiungere che spesso aiutano a comprendere il tipo di immagine da costruire. Il leader deve essere in grado di coltivare la sua presenza digitale con un ritmo continuo 7 giorni su 7, 24 ore al giorno, in cui il mobile e i device senza cavi sono sempre più strumenti partecipanti e/o invasivi nella vita. A tal proposito, il filosofo Maurizio Ferraris chiama l’Ipad “L’anima di scorta” (Cf. “Anima e I-Pad”, 2011): tanto l’anima quanto l’iPad hanno memoria e capacità di leggere, scrivere, archiviare e tanto ancora. In questo contesto always-on in cui le reazioni di risposta arrivano in maniera diretta, si genera un carico emotivo che il leader, se competente, sa incanalare nella giusta maniera. La fiducia insieme ad una frequenza nella propria presenza completano poi le componenti essenziali della leadership online. Infatti, il passaggio dall’assenza alla sfiducia è molto breve: l’assenza potrebbe portare i più sospettosi a credere che si stia nascondendo qualcosa, che ci sia poca trasparenza. Un ulteriore fattore da considerare è la creatività, utile per farsi rappresentare dalla community di riferimento. Non sempre bisogna assecondarla, ma l’ascolto della voce collettiva del web è fondamentale. Il leader deve imparare a stare in mezzo alle persone, essere empatico, sapersi raccontare e allo stesso tempo accettare il racconto che si fa di lui, non sempre gradito allo stesso. Per questo bisogna coltivare la propria immagine, essere aperti e credibili. La vicinanza alle persone è l’elemento chiave potentissimo che deve essere prerogativa del leader per parlare al cuore e al cervello rettiliano delle persone. É, in definitiva, ciò che fa la differenza
Rispetto, condivisione, umiltà e trasparenza. Ecco le virtù da coltivare
Diventare un leader in rete è un’operazione faticosa. Ma quali obiettivi prefissarsi? Tra le guide utili per questo percorso piuttosto complesso troviamo il libro di Charlene Li, analista e studiosa statunitense, “Open Leadership”, da cui possiamo prendere a prestito 5 principi guida.
- Rispettare il nuovo potere delle persone (“Respect the new power of people”). Oggi le persone, come consumatori, clienti, cittadini ed elettori, sono molto più in grado di incidere, esprimersi, di coalizzarsi e fare gruppo, rispetto a quando, in mano, si teneva un telecomando al posto di uno smartphone. Da testimoni passivi, adesso, siamo tutti in potenza fruitori attivi.
- Condividere per creare fiducia (“Share to build trust”). La fiducia è l’essenza del leader. La fiducia nasce dalla frequentazione, dalla relazione. Chi ha questa esigenza di costruire fiducia (cioè i leader, e tutti su piani diversi) ha bisogno di utilizzare anche i media digitali che sono delle macchine di relazione straordinarie che consentono di incrementare, amplificare e condividere il messaggio. Molto spesso, anche le barriere spazio temporali riescono ad essere sensibilmente ridotte grazie all’uso della tecnologia, riuscendo a raggiungere numeri di persone nei posti più disparati allo stesso momento e con la stessa efficacia.
- Coltivare la curiosità e l’umiltà (“Grow curiosity and humbleness”). “Curiosità” e “umiltà” non sono, tradizionalmente, attributi del leader. Tuttavia, il concetto di leader si è evoluto orizzontalmente rispetto al passato. Bisogna essere aperti, avere una “open leadership” e saper stare a contatto con le persone. Essere in rete sui media digitali è un po’ come essere in piazza, con un comportamento responsivo e attento alle reazioni della community. Non è un caso che, anche a livello politico, i “leader televisivi” che hanno costruito la loro popolarità a distanza tramite la Tv, fatichino a trovare consensi in maniera più in- formale sulla rete con i media digitali, che sono media conversazionali.
- Essere trasparenti (“Be accountable”): dare conto di quello che si fa. La rete è un grande diario/registro: ogni cosa detta è archiviata con data e ora. La comunicazione tramite messaggi, notifiche, post è quasi una sorta di update continuo, per cui le promesse e gli obiettivi del leader devono trovare poi riscontro nella realtà. Oggi è quanto mai imprescindibile dare conto delle proprie azioni.
- Accettare l’errore (“Accept to fail”): in italiano tradurremmo più naturalmente con “accettare a fallire” e questo sottende una categoria mentale che accosta al fallimento la vergogna. Approccio totalmente opposto è quello anglosassone, per cui si dice “Fail fast, fail big” , mentre da noi l’approccio è quello del “Too big to fail”, cercando di puntare all’allargamento delle dimensioni per non poter fallire. Tutta- via, vi è da tenere a mente che la rete non è il media dell’infallibilità, ma della sperimentazione.