Le strategie degli italiani contro il carovita (e i valori irrinunciabili)

Meno acquisti superflui (50%), visita di più negozi a caccia di occasioni (47%), confronto dei prezzi (42%) e non solo secondo il Barometro Toluna

Secondo il Barometro Globale dei Consumatori di Toluna, che ha coinvolto 15.500 persone in 19 Paesi, compreso il nostro, il sentiment degli acquirenti del nostro Paese registra notevoli differenze rispetto agli insight globali. Solamente il 36% si dichiara, ad esempio, “molto soddisfatto della propria vita”, contro il 47% mondiale (ma in linea con il dato europeo, 38%). Allo stesso modo, il livello di ottimismo, che in alcune regioni del mondo, come le Americhe, tocca il 63%, è nettamente più basso in Europa (32%) e in particolare in Italia, dove appena il 28% degli intervistati si definisce “molto ottimista” per il futuro.
Un senso di pessimismo che si ripercuote sulla possibilità di spesa, con appena il 15% degli italiani si sente “molto fiducioso” di poter spendere denaro nei prossimi mesi (contro il 27% dei partecipanti globali). Stesso discorso sulla visione del futuro: solo il 16% dei nostri connazionali ritiene che la propria situazione finanziaria migliorerà nei prossimi tre mesi e il 21% entro la fine dell’anno.

Strategie di risparmio

Il 63% dei rispondenti in Italia (e il 61% a livello mondiale) concorda che non sia il momento giusto per spese di grande valore, posticipate a tempi di maggior stabilità. L’aumento del costo dell’energia e della vita, infatti, stanno influenzando tangibilmente le spese di quasi 3 italiani su 4, che si sentono limitati nel proprio potere d’acquisto: il 36% riconosce come l’attuale situazione economico-finanziaria stia condizionando le proprie abitudini di spesa. Per gestire l’aumento del costo della vita, i consumatori del nostro Paese stanno mettendo in campo tattiche concrete, prima fra tutte proprio la riduzione degli acquisti percepiti come non essenziali (50%). Altre soluzioni prevedono la visita di più negozi alla ricerca di occasioni (47%), il confronto dei prezzi sia online che offline (42%) e la ricerca di alternative più economiche (26%). Quasi un quarto degli italiani, inoltre, si dedica alla spesa più frequentemente, nel tentativo di evitare gli sprechi e trovare offerte migliori, mentre il 22% opta per le marche del supermercato.
In ottica di risparmio si è anche propensi a rinunciare alle attività ricreative: mangiare fuori (26%), giocare d’azzardo (20%), andare in vacanza all’estero (20%) e frequentare bar e pub (16%) sono tra le principali attività su cui si è disposti a tagliare, insieme all’acquisto di prodotti di marca (20%) - dati in linea con quelli globali. Allo stesso modo, si concretizza l’impatto sui consumi alimentari: oltre la metà dei rispondenti del Bel Paese dichiara di aver ridotto l’acquisto di piatti pronti, take out e snack, mentre si dimostrano ancora restii a rinunciare a prodotti per la casa (22%) e la salute (19%), così come a frutta e verdure fresche (14%).

I valori su cui si continua a "investire"

Valori, etica e responsabilità sociale continuano a giocare un ruolo di primo piano nella vita dei consumatori italiani. Il 78% di loro, infatti, si preoccupa dell’impatto sociale, ambientale ed etico dei propri comportamenti e più di 8 su 10 si sentono soddisfatti quando compiono scelte socialmente responsabili (o presunte tali). Nonostante la congiuntura economica attuale, dunque, l’attenzione per questi temi esercita un’influenza notevole sulle scelte d’acquisto, tanto che il 79% dei partecipanti al panel italiano concorda nel sostenere l’importanza di investire tempo e cura in queste decisioni e tre quarti di loro si impegna a comprare prodotti di brand che si allineano con i propri valori. Proprio i brand, infatti, devono sentirsi, secondo l’85%, responsabili nei confronti dei consumatori e il loro influsso a livello socio-ambientale è un criterio sempre più rilevante nelle scelte di prodotto degli italiani: il 70% evita aziende i cui valori non sono in linea con i propri, il 74% si distanzierebbe da quelle con un impatto negativo e, specularmente, il 63% preferirebbe quelle impegnate in attività eticamente positive.
Malgrado le buone intenzioni, però, sono due i principali ostacoli indicati dai rispondenti verso la scelta di brand dall’impatto positivo: da un lato la mancanza di informazioni sufficienti e chiare sulle attività in ambito esg (68%) e dall’altro la sensazione di non poterselo permettere (64%).
Se il carovita costringe i consumatori a prestare maggiore attenzione alle spese e a rinunciare a quelle ritenute superflue, per i brand la grande sfida è quella di riuscire a valorizzarsi al meglio ai loro occhi per guadagnarsi un posto tra gli acquisti irrinunciabili", commenta Eliza Frascaro, head of research Southern Europe & Mea di Toluna.

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