Il rafforzamento delle competenze, il potenziamento dell’attrattività lavorativa del settore, la transizione digitale e quella sostenibile, infine il superamento delle asimmetrie competitive. Sono le quattro direttrici lungo le quali può crescere anche il retail, secondo l’analisi di Valerio De Molli, managing partner e amministratore delegato di The European House – Ambrosetti.
Governare il cambiamento
L’occasione è stato l’appuntamento annuale nel corso del quale la società di consulenza ha presentato le sue Visioni sull’evoluzione in atto nel settore.
De Molli è partito dai lavori della Community Retail 5.0, ha elaborato un’“Agenda per l’Italia”, per delineare gli sviluppi futuri. “Stiamo affrontando un periodo senza precedenti, in cui si sono verificati 17 fattori di crisi che non si erano mai manifestati contemporaneamente nell’arco di pochi anni e inimmaginabili fino a poco tempo fa”, ha ricordato.
Le aziende operanti nella filiera estesa del retail specializzato hanno una diffusione capillare su tutto il territorio italiano. Un settore cresciuto molto negli ultimi 20 anni, oggi alle prese con la necessità di accrescere il proprio appeal per attirare e trattenere personale. Una sfida, hanno spiegato gli analisti di Ambrosetti, che impone agli operatori di prestare una maggiore attenzione alla tematica della conciliazione tra vita e lavoro. “Le necessità di lavorare durante i fine settimana e l’obbligatorietà di essere in presenza, rende sfidante per gli operatori del retail specializzato soddisfare alcuni dei bisogni delle giovani generazioni”, è uno dei messaggi emersi nel corso della giornata.
Il ruolo dell’intelligenza artificiale
Benedetta Brioschi, partner e responsabile Food&Retail di Ambrosetti, si è soffermata sul ruolo dell’intelligenza artificiale, che nel segmento retail crescerà di otto volte entro il 2028, rispetto al 2020, raggiungendo un giro d’affari di 31,2 miliardi di euro. “I retailer che integrano l’IA nei propri processi aziendali registrano performance migliori in termini sia di crescita delle vendite medie (+7,3% rispetto alla media di mercato), sia di progresso dei profitti (+5,0”), ha segnalato.
I retailer italiani, ad oggi, non considerano l’intelligenza artificiale nella top-3 delle priorità di investimento per la transizione digitale. In testa c’è la formazione e lo sviluppo delle competenze digitali, al secondo posto l’analisi dei Big Data e al terzo l’eCommerce. L’Ia è quarta e precede la cybersicurezza e il retail media. A quest’ultimo proposito, Brioschi ha segnalato che il 61% dei retailer dichiara di conoscere poco o per nulla il retail media e il 62% non ha definito chiare intenzioni di investimento in questa direzione. Tra gli ostacoli maggiormente percepiti dagli operatori figurano: inserzionisti poco inclini a cambiare strategia pubblicitaria; limitatezza del potenziale (nel 2023, la spesa globale ha raggiunto i 121 miliardi di Euro, con una crescita prevista in Europa, al 2026, di 1,5 volte); agenzie esitanti e poco inclini a riconoscere nei retailer un riferimento strategico; il fatto che i retailer di oggi non sono più solo distributori di prodotti, ma veri e propri hub di dati e insight sui consumatori, capaci di offrire alle agenzie un accesso privilegiato a informazioni di mercato e a pubblici target altamente profilati; infine i iimori sulla privacy e sulla compliance.
La combinazione con la realtà virtuale
In realtà, ha spiegato Brioschi, la combinazione di IA e realtà virtuale può generare numerosi benefici per le aziende del retail, a cominciare dalla formazione del personale, in termini di velocità, confidenza e costi.