Le imprese migliori chiedono, ma non ottengono

Scenario generale – Passato il momento delle polemiche e dei rimpalli di responsabilità, è opportuno prendere coscienza che il progressivo peggioramento delle condizioni del credito verso le famiglie (da MARKUP 215)

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Soprattutto, verso le imprese è tra le determinanti della gravità della nuova recessione italiana. La riduzione del livello dell'attività economica e il deterioramento delle aspettative riduce la domanda di investimenti e, quindi, le richieste di finanziamento da parte delle imprese. Questo non si può definire peggioramento delle condizioni di credito, o credit crunch (è uno spostamento della curva di domanda, come argomentavo nel fascicolo di giugno 2010). Il credit crunch è invece una valutazione (improvvisamente) più negativa del rischio di credito da parte delle banche, a parità di altre condizioni. Mi pare questa l'interpretazione più corretta della locuzione inglese, per come viene oggi utilizzata. Tuttavia, a restrizioni del credito indipendenti dal tono della domanda, si può giungere anche attraverso un peggioramento delle condizioni di approvvigionamento dello stesso sistema bancario.

     
 

Possibile soluzione
Come se ne esce? Solo con la ripresa dell'economia, inutile illudersi. Ma, intanto, azioni concrete sono possibili, anche se non risolutive. Di solito, in casi come questo, si invoca l'oste, cioè lo Stato. E per una volta sono d'accordo. Ma non nel senso di richiedere interventi attivi sui mercati, quanto per invitare le parti sociali e le banche a riprendere il filo di una discussione che ha portato in passato a qualche accordo non disprezzabile, come quello sulla moratoria dei debiti delle Pmi.

 
     

 

Le curve
Se attacchiamo il problema in termini aggregati, rinunciando a interpretazioni profonde - attraverso, per esempio, l'Osservatorio sul Credito di Confcommercio - possiamo acquisire qualche utile elemento per una riflessione. La curva nera in figura indica la frazione delle imprese (del terziario, quindi la più grande parte del sistema economico) che nel trimestre hanno chiesto un finanziamento al sistema bancario. La curva è decrescente e nel terzo trimestre del 2012 raggiunge il suo minimo. Questa dinamica rappresenta la riduzione della domanda di finanziamenti. La curva rossa indica invece la frazione, tra le imprese che hanno chiesto credito, delle imprese che lo hanno ottenuto. Anche in questo caso l'ultimo dato segna il minimo assoluto. Ora, è difficile non scorgervi un fenomeno di puro credit crunch, in quanto gli effetti di domanda sono esclusi per costruzione. In più, è possibile che la frazione di imprese che richiede credito sia già affetta da un processo di auto-selezione verso l'alto. Infatti, la riduzione indicata dalla linea nera è dovuta, in parte, al fatto che peggiorando nel tempo il contesto economico e le condizioni di credito, quelle imprese che sanno di non avere tutte le carte perfettamente in regola si auto-escludono dal novero delle richiedenti (onde evitare un rifiuto quasi certo).

Migliori e bocciate
Così, quelle che alla fine fanno domanda, dovrebbero essere le migliori. Se tra queste, le imprese che vedono soddisfatte le proprie richieste costituiscono una frazione via via decrescente, allora vuole dire che è il sistema di offerta che sta tirando i remi in barca non concedendo quello che potrebbe concedere. Perché le banche restringono il credito? Sia per un fenomeno di erronea quotazione del rischio, sia per una questione legata alle opportunità offerte dalla liquidità immessa nel mercato dalle autorità internazionali. È la tesi delle banche che si approvvigionano a costi ridotti e fanno profitti acquistando e detenendo titoli che rendono bene. Ma questa congettura è meno solida di quanto appare: le banche potrebbero sempre sostenere che o esse comprano titoli del debito pubblico italiano, contribuendo a ridurre i tassi d'interesse, oppure fanno credito al sistema delle imprese. C'è del vero in entrambi i punti di vista.

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