L’impatto delle fiere sull’export: numeri e previsioni

Le fiere sono un volano per i conti delle aziende che partecipano: nel 2026 il loro export balzerà dell’11%

Vinitaly, Marca, Cibus, solo per fare i nomi di alcune. Le fiere in Italia rappresentano ben 7 punti di Pil e si dimostrano indispensabili per la crescita imprenditoriale e del sistema Italia. Lo ha recentemente riconfermato il Rapporto 2024 di Prometeia-Aefi, presentato a Roma in occasione della IX Giornata mondiale delle fiere nel corso di un convegno organizzato dall’Associazione esposizioni e fiere italiane (Aefi) al ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) e con l’intervento del ministro Adolfo Urso.

Fiere volano
Convegno organizzato dall’Associazione esposizioni e fiere italiane (Aefi)

 “La crescita generata negli ultimi 10 anni dalle imprese che si sono affacciate alle fiere internazionali nei macrosettori agroalimentare, tecnologia, edilizia e arredo è stata quasi doppia rispetto al trend generale dei comparti di riferimento” ha dichiarato responsabile del team di ricerca di Prometeia, Giuseppe Schirone. Lo studio si basa su un cluster di 3.800 imprese che valgono il 25% del giro d’affari complessivo ma che si sono rivelate assolute protagoniste dell’incremento dei 3 settori, con un’incidenza sulla crescita dei fatturati del 62% e che in termini reali si traduce in un guadagno di 39 miliardi di euro sui totali 62 miliardi, con punte dell’82% per l’agroalimentare. Il surplus delle imprese legato all’esperienza fieristica nell’immediato pre-Covid (l’analisi va dal 2012 al 2019) vale il 6,9% della crescita settoriale, pari a 4,3 miliardi di euro.

Export e sviluppo delle pmi per cresce ancora

Ma è al futuro, grazie all’export e allo sviluppo delle Pmi, che guarda Aefi. Secondo il presidente, Maurizio Danese: “Per i tre macrosettori, cui corrisponde una parte significativa delle nostre manifestazioni internazionali, il rapporto stima un’evoluzione positiva del fatturato al 2026 di oltre 50 miliardi di euro (+5,7%) grazie soprattutto alle esportazioni che cresceranno in valore dell’11% a fronte di un mercato interno poco più che stabile. Per questo serve accelerare sul veicolo per l’internazionalizzazione delle nostre principali rassegne; la nostra call al settore e al governo riguarda possibili aggregazioni tra eventi leader del made in Italy per essere maggiormente presenti all’estero”.  L’obiettivo di Aefi è una piattaforma a regia unica per le fiere italiane all’estero per la quale è fondamentale l’adesione del Governo dei dicasteri coinvolti, a partire dal Mimit, e di agenzie come Ita e Simest.

Ancora crescita con la fiera del futuro

Secondo il report infatti nel futuro potrebbe esserci una crescita ancora maggiore se anche le pmi da 15 milioni di fatturato medio aderissero alle manifestazioni internazionali in Italia e all’estero. L’ingresso di 4150 nuove piccole e medie realtà alle fiere porterebbe infatti un beneficio di un altro +0,6% sull’aumento complessivo di fatturato dei tre settori (+56 miliardi di euro), con un incremento ascrivibile alla sola partecipazione fieristica che si attesterebbe a +5,7 miliardi di euro, anziché a 3,1. A beneficiarne di più sarebbero, ancora una volta, i volumi d’affari dei comparti tecnologici (meccanica, elettronica, elettrotecnica, aerospazio e altro), che chiuderebbero il 2026 a +39 miliardi di euro, e quelli agroalimentari, a +20 miliardi.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome