Un totale di 4.894 imprese con fatturato pari a 36 miliardi di euro, in aumento dello 0,3% rispetto al periodo 2013-2014. Questi i dati presentati ad Expo dall’Osservatorio della Cooperazione Agricola Italiana, che parlano di un export di poco inferiore a quota 17%.
Si tratta di risultati che veicolano tuttavia grandi divari al loro interno, in particolare a livello di classe dimensionale. Le cooperative con le migliori performance nel fatturato (+11%), sono infatti quelle superiori ai 40 milioni di euro, mentre per le imprese inferiori ai 2 milioni di euro la tendenza è negativa (-11% di fatturato).
Anche l’export nel dettaglio porta in luce alcune rilevanti differenze. La maggiore propensione verso l’estero riguarda il vino (33%) seguito da ortofrutta (23%) e latte (11%). I migliori trend di vendita sui mercati stranieri nell’orizzonte temporale 2013/2014 provengono dalla cooperazione lattiero-casearia (+10,6%), mentre una leggera flessione si registra per vino (-0,7%), causata dal calo di vendite del prodotto sfuso, e dall’ortofrutta (-1,2%).
Tra i prodotti esportati dalle imprese cooperative a fare da padroni sono i prodotti a marchio proprio (48%), seguiti da private label (26%) e prodotti finiti senza marchio del produttore (21%). La denominazione di origine si conferma inoltre un fattore chiave per il successo oltreconfine.
Il principale mercato estero è sempre quello dell’Unione europea, ma crescono anche i mercati extra-Ue, in particolare per i settori vitivinicolo e lattiero-caseario, dove la percentuale di prodotto a destinazione comunitaria scende rispettivamente al 59% e 64%, in favore soprattutto degli Stati Uniti. Per i formaggi acquistano rilevanza anche Australia e Medio Oriente.
Tra le principali difficoltà che ancora limitano l’export made in Italy ci sono “i difficili rapporti con la GDO estera, ma anche non adeguate competenze manageriali e la mancanza di un forte sistema Paese che accompagni le imprese cooperative”, sottolinea Giorgio Mercuri, Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari.
A livello territoriale si conferma infine saldo il legame con i produttori nazionali, con le cooperative alimentari che si approvvigionano di materia prima dai propri soci al 71% nella zootecnia da carne, all’89% nell’ortofrutticolo, passando per l’88% del lattiero-caseario.