Ricordare, dimenticare. Andare avanti, tornare indietro. Innovare, preservare. Binomi che governano la nostra storia tra corsi e ricorsi e che con la nascita dello spazio digitale acquistano nuovi significati, aprendo a interrogativi che prima sarebbero parsi fantascientifici.
È bene conservare tutto e vederci riproposti sull’homepage di Facebook faccende che risalgono ad anni fa? Si tratta di un attaccamento morboso al passato e al bisogno di rendersi immortali, o di un’utile possibilità per restare in contatto con qualcosa di sé? È giusto che di un errore o di un episodio spiacevole resti eterna traccia in rete?
Questo è il lato oscuro della forza (internet), che in quanto mezzo innovativo porta tuttavia con sé anche possibilità d’uso luminose e piene di positività. Se il diritto all’oblio dovrebbe per l’appunto essere un diritto, esistono comunque interi patrimoni umani che la tecnologia ha il potere di salvare.
Le Cesarine sono proprio questo: le massaie di una volta, custodi di un patrimonio enogastronomico sommerso, talora dimenticato, che aiutate alla potenza del web hanno creato una rete in oltre 90 città italiane, aprendo le porte delle loro case a chi vuole assaggiare e degustare la vera tradizione culinaria regionale (sul sito è possibile prenotare e ottenere tutte le informazioni utili).
L’organizzazione Home Food Cesarine è nata nel 2004 con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole e la collaborazione della Regione Emilia-Romagna e di Egeria Di Nallo - antropologa e docente all'Università di Bologna- per tramandare la cucina territoriale di generazione in generazione. Oggi, parliamo di una comunità di oltre 200 cuoche (e cuochi) che in 12 anni di attività ha continuato a crescere, strutturandosi notevolmente e arrivando ad ospitare oltre 10mila turisti e concittadini nostalgici tra le mura domestiche per pranzo o per cena.
Le Cesarine sono state accuratamente selezionate da esperti conoscitori delle ricette regionali e hanno ottenuto una popolarità che le ha portate sulle pagine del New York Times, così come nelle sedi statunitensi di Google. Elena da Modena, Barbara da Montepulciano, Mario Antonio di Bologna: sono solo alcuni dei protagonisti che hanno contribuito al cosiddetto fenomeno dell’homefood tourism.
La tendenza non stupisce e fa da insegnamento un po’ a tutti i settori di business. In un contesto globale sempre più nevrotico e incerto, l’esigenza di accoccolarsi nei sapori genuini, riscoprendo il valore dell’umanità e della convivialità più reale, aumenta. Non è un caso che Farinetti parli della fiducia come della vera sfida per il 2017, che Conad lanci la campagna #apriamoleporte e che la pubblicità scelga di ripartire dalla casalinga di Voghera. C’è bisogno di trasparenza, c’è bisogno di bellezza.