Poca formazione nelle aziende italiane e scarsa propensione a investire su questo asset. Non solo. Quando la formazione si fa è principalmente di livello basso, ovvero relativa a tematiche obbligatorie come la sicurezza sul lavoro (18%) o ad aspetti che in altri Paesi europei sono dati in gran parte per scontato, come le lingue (20%) o l’informatica di base (19%).
Questo il quadro tracciato dall’ultimo Osservatorio Expotraining, i cui dati che verranno divulgati integralmente ad ottobre. Parliamo di un gap presente destinato ad aumentare ulteriormente la propria rilevanza in futuro.
Stando al report presentato al World Economic Forum 2016 tra cinque anni oltre un terzo delle competenze (35%) che sono considerate importanti nella forza lavoro di oggi saranno oggetto di cambiamento. “Per questo parliamo di emergenza formazione, abbiamo pochi anni ormai per cambiare radicalmente atteggiamento. In Italia esistono formatori di altissimo livello, ma la richiesta del mercato è ferma a 20 anni fa”, sottolinea Carlo Barberis, Presidente dell'Osservatorio Expotraining.
Le statistiche nazionali e internazionali hanno inoltre fotografato il livello europeo di partecipazione alla formazione sui partecipanti adulti (25-64 anni), evidenziando che l'Italia rimane tra i territori dove il benchmark è al di sotto della media europea. Quest’ultimo è infatti pari al 6,2, ovvero di poco superiore a quello di Polonia, Turchia, Grecia e Romania .
Concordo ed è sconcertante il fatto che le Aziende difficilmente vogliano investire nella formazione sulle tematiche del web marketing che sono già il presente e dubito fortemente si indeboliscano nel futuro.
Credono che si possa pagare poco e ottenere molto secondo non si sa quale principio e non pensano a quanto sarebbe più bello avere risorse interne formate e preparate in queste tematiche. Ovviamente non si può mai generalizzare. Sarebbe scorretto. Ma diciamo che l’avverbio FREQUENTEMENTE ben descrive la situazione.