L'aumento del potere di acquisto e l'occidentalizzazione degli stili di vita della classe media locale sono tra le ragioni principali della crescita dei consumi del latte in Oriente, mentre, al contrario, a incidere, sulla flessione dell’Occidente sono diversi fattori come la diffusione di diete a basso consumo di grassi e la percezione in aumento delle intolleranze al lattosio.
Sono solo alcuni dei dati più significativi che verranno presentati il prossimo 31 maggio a Cremona, nel corso di un’iniziativa promossa dal Comitato italiano della Federazione Internazionale del Latte – FIL/IDF, con il supporto della Fondazione Invernizzi e la collaborazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in vista della Giornata Mondiale del Latte.
“La produzione e i consumi del latte dividono il mondo in due; – dichiara il Dott. Luciano Negri, Presidente del Comitato FIL-IDF Italia – l’Asia occupa la prima posizione nel panorama internazionale rappresentando il 30% della produzione globale, seguita dai Paesi dell’Unione europea (28%), il Nord e Centro America (18%) e infine Sud America, Africa e Oceania. A guidare l’ondata positiva dei consumi in Oriente per il settore lattiero-caseario è la Cina, la cui importazione dall’Italia del latte alimentare dal 2017 al 2018 è aumentata del 47,8%, per un valore economico pari al 35% in più, rispetto all’anno precedente”. A crescere, nel mercato asiatico, è anche la Corea del Sud, che fa registrare un’impennata dell’esportazioni italiane di latte alimentare con un +88,9% nel 2018.
Il settore lattiero-caseario occupa il primo posto nell’agroalimentare con 15,9 miliardi di euro di fatturato, di cui 3 miliardi provenienti da mercati internazionali. Il trend del 2018, però, è negativo e registra una flessione del volume del 3,8%. Negli ultimi cinque anni la curva degli acquisti domestici di latte ha subito un’incrinatura, causando una riduzione di circa 250 mila tonnellate, riduzione comune a molti mercati europei riconducibile a diversi fattori, tra cui le fake news e i dibattiti anti-milk. Nonostante questa flessione l’Italia si conferma il più importante produttore mondiale di formaggi DOP e IGP, con una produzione superiore alle 530 mila tonnellate, più del doppio di quella francese.