L’approccio dei media alla diversity è ancora episodico e superficiale

I programmi televisivi, dai tg alle serie italiane, valorizzano ancora poco il tema soprattutto su dati aspetti. Il punto dal Diversity Media Report 2022

Informazione, intrattenimento e serie televisive: a che punto è la valorizzazione di diversity e inclusione in questi programmi? Dopo un focus sulle aziende, si dedica a questo comparto il Diversity Media Report 2022, ricerca annuale sulla rappresentazione delle diversità nei media italiani condotta dall'associazione Diversity in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia. Nel complesso, fatta eccezione per prodotti come le serie tv internazionali, l'approccio al tema è ancora fermo a una trattazione episodica e/o superficiale, per lo più legata a fatti di cronaca, attualità o politica, dove alcune forme di diversity sono particolarmente dimenticate, una su tutte la disabilità.

Nei programmi tv mainstream le persone sono ancora troppo spesso ‘narrate’ che rese protagoniste dei propri racconti: sono l’oggetto, non il soggetto. Manca ancora un’espressione della diversità inserita naturalmente nell’offerta mediatica e libera da schemi e registri stereotipati. Segno, probabilmente, che la produzione televisiva, rispetto ad altri canali come le serie tv, i prodotti digitali o i podcast per esempio, sia più portata a ritenere il proprio target meno capace di ‘comprendere’ alcune tematiche legate alla diversità” afferma Francesca Vecchioni, presidente di Diversity e ideatrice dei Diversity Media Awards, che premiano personaggi e contenuti mediali che si sono distinti in modo virtuoso sulla D&I.

Informazione televisiva e diversity

Partendo dalla prima area di analisi, dedicata all’informazione televisiva italiana (condotta sulle 42.572 notizie andate in onda nelle edizioni prime time dei 7 principali Tg italiani dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021) è emerso che nel 2021 l’emergenza Covid-19 non monopolizza più l’agenda dei principali tg nazionali, riducendo la sua incidenza sul totale notizie dal 46% del 2020 al 25%. Cresce del 6% l’attenzione per temi, persone ed eventi pertinenti a genere e identità di genere, orientamento sessuale e affettivo, età e generazioni, etnia, disabilità, con un’incidenza di notizie totali del 23% sull’agenda complessiva, valore identico a quello registrato nel 2019 pre-pandemia.

Età e generazioni, etnia, genere e identità di genere sono le 3 diversity più frequenti nell’agenda dei tg, con un’incidenza rispettivamente dell’11,2%, del 9% e del 7,5% sul totale notizie, mentre disabilità e orientamento sessuale e affettivo rimangono marginali (1,2% e 0,8%) nonostante il 2021 sia stato l’anno della discussione parlamentare del ddl Zan. Più che la quantità delle notizie, tuttavia, è la loro tipologia a mostrare un certo immobilismo dell’informazione nella tv italiana: i criteri di "notiziabilità" che dominano l’informazione sulle diversity continuano ad essere l’agenda politica e le bad news: nella maggior parte dei casi si parla delle persone appartenenti alle aree della diversity quando sono coinvolte in casi di cronaca o criminalità, dai fatti di femminicidio a quelli di omobitransfobia, dalle grandi tragedie ai conflitti internazionali. Si intravede però qualche segnale di cambiamento verso un’agenda volta a valorizzare le diversity: un caso esemplare è rappresentato dall’informazione quotidiana sulle Paralimpiadi di Tokyo.

Intrattenimento e diversity

Si confermano, anche nel 2021, più attenti al racconto della diversity i prodotti di entertainment. L’analisi condotta dal Diversity Media Watch su oltre 180 prodotti (tra i 300 segnalati dal basso come inclusivi) ha fatto emergere nel 2021, rispetto all’anno precedente monopolizzato dalla pandemia, un ampliarsi dei temi trattati, soprattutto nei prodotti più legati all’attualità come programmi tv, radio, mondo digital. In linea generale, analizzando tutte le categorie, si riscontra nel 2021 una sotto-rappresentazione della disabilità, con forti criticità anche nel linguaggio utilizzato e nell’uso elevato di immagini stereotipate. Un’attenzione particolare è stata data invece al racconto delle generazioni giovani, protagoniste di numerosi prodotti cinematografici, seriali e digitali nel 2021, in cui il tema generazionale si intreccia spesso con altre aree della diversity.

Cresce in linea generale l’approccio narrativo intersezionale: oltre il 72% dei prodotti analizzati coinvolge in modo trasversale più aree della diversity, soprattutto nella serialità internazionale, in quella kids (sempre più in prima linea nell’abbattimento degli stereotipi) e nel mondo digital. Quest’ultimo in particolare, nonostante abbia visto la crescita di un certo attivismo performativo (quello che si “accende” in modo opportunistico e superficiale, sfruttando alcuni trending topic), continua a dimostrarsi capace di ampliare i punti di vista, dando visibilità e profondità a tematiche spesso relegate ai margini (asessualità, autismo, salute mentale, fatfobia).

La diversity in serie tv e podcast

Da segnalare che la serialità internazionale registra un’ulteriore evoluzione verso una sempre maggiore inclusività anche a livello produttivo, con il coinvolgimento on screen e off screen di professionalità appartenenti a gruppi sottorappresentati (il caso esemplare è quello di Reservation Dogs). Rimane ancora indietro rispetto allo scenario internazionale la serialità italiana, nonostante mostri segni di grande evoluzione su alcuni temi (come l’etnia e i temi generazionali), meno su altri (come la disabilità). I podcast si affermano nel 2021 sempre più uno strumento di divulgazione e approfondimento sui temi della D&I grazie alla loro verticalità, mentre il cinema italiano risente ancora fortemente delle conseguenze della pandemia: le persone stentano a tornare nelle sale, come si evince dalla pressoché totale mancanza di segnalazioni dal basso di opere visibili solo al cinema e non sulle piattaforme di streaming.

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