La chimica rappresenta sempre più un vettore di innovazione sostenibile e in particolare nell’ambito dei materiali innovativi per il packaging dell’agroalimentare da economia circolare. A Materially Now, durante la Milano Design Week 2024, l’azienda Lamberti ha raccontato una delle soluzioni più disruptive, un barrier coating per l’imballaggio in carta ricavato dalle bucce di pomodoro (che rappresentano uno scarto della lavorazione).
Un trattamento superficiale “bio” che rende la carta idro e oleorepellente
Il progetto nasce dalla collaborazione con Tomapaint, che ha sviluppato un processo per l’estrazione della cutina, un biopolimero, costituente principale della cuticola (buccia) del pomodoro. Il Gruppo Lamberti, sempre all’avanguardia tecnologica e puntando sulla sostenibilità, grazie a un approccio multidisciplinare fondato su un largo e consolidato know how, è riuscito a sviluppare una dispersione acquosa di cutina (Esacote Bio BC 100), senza modificarne l’intrinseco valore naturale, rendendola funzionale all’applicazione nel mondo del packaging della carta alimentare. Un prodotto monomateriale che può eliminare la necessità di film laminati, idrorepellente e con proprietà di barriera a grassi. “Ha resistenza a oli, ai solventi negli inchiostri -ha ricordato Gabriele Costa, manager materiali biobased-. Lavoriamo da anni sul biobased, puntiamo su tecnologie che riducano pericolosità per l’ambiente, tecnologie a base acqua facili da applicare. Nell’ambito del paper packaging sono nate diverse gamme di prodotto, con diverse percentuali di polimeri biobased (25%, 50%, 100%). Esacote BIO BC 100 (100% biobased) è la più innovativa, la più disruptive”. I pomodori, con una produzione globale di 187 milioni di tonnellate annue, generano circa 7 milioni di tonnellate all’anno di bucce che rappresentano pertanto una risorsa preziosa e disponibile per l’estrazione della cutina.
Chimica sempre più verde
La messa nel mirino degli imballaggi in plastica, sulla spinta delle politiche dell’Ue, sta generando una trasformazione anche nel mondo del design, dove la forma non è più sufficiente a dare creatività e conta sempre di più il materiale di provenienza. La parola d’ordine è design biomimetico, ricostruire quello che fa la natura. È quello che sta facendo Lamberti, forte di un know how secolare nel trattamento dei materiali e di investimenti in ricerca e sviluppo, con più di 200 ricercatori in oltre 10 laboratori di sintesi e 20 laboratori di applicazione che hanno portato a 548 brevetti attivi. “Nella chimica verde dobbiamo e vogliamo esserci, è un processo che seguiamo da tempo e che dovrà essere sempre più stressato anche se occorre gradualità -ha sottolineato il presidente e ad Paolo Lamberti-. Investiamo in ricerca e sviluppo il 4% del fatturato del gruppo. Non esiste innovazione senza contaminazione, oggi occorre essere aperti a condividere alcune specificità per avere prodotti con maggiore sostenibilità. Ci sono tante intersezioni e l’innovazione avviene in tanti incroci che vanno sempre presidiati. Il futuro sarà sempre più la tracciabilità dei materiali, la blockchain. E poi occorre comunicare: There is no innovation without communication e per noi è stata la prima volta alla Milano Design Week”. La chimica sta uscendo da laboratori chiusi al mondo. L’importanza di sviluppare partnership è stata sottolineata da Simona Esposito, responsabile tecnologia polimeri sintetici. “Lamberti fa ricerca multidisciplinare, industriale e trasversale. Buona parte dell’innovazione oggi è dovuta alla qualità delle connessioni che riusciamo a creare, una rete di collegamenti che aiuta tantissimo”.
Imitare la natura
È una chimica di transizione, “sempre più multidisciplinare, che ha a che fare con la fisica, la biologia, la matematica” ha ricordato Paolo Lamberti. E lasciarsi ispirare dalla natura per adattarsi alle necessità industriali è il nuovo mantra. Non solo lo sviluppo di materiali da scarti come la cutina. I ricercatori dell’azienda hanno raccontato altri case study in questa direzione, esempi di chimica specialistica nell'innovazione dei materiali con proprietà di durabilità, resistenza, estetica e sostenibilità. Un esempio è l’idrossiapatite, il costituente principale di ossa e denti, sintetizzata in forma sferica da un processo a base acqua, come ha sottolineato Ferruccio Mauri, responsabile commerciale Polymer Beads Platform, che può conferire elasticità, resistenza all’usura e all’azione corrosiva degli agenti esterni, oltre a effetti tattili e ottici a substrati e superfici. E se incorporata direttamente nella matrice, come nel caso della plastica, può fornire proprietà antifiamma. Se mancano le argille pregiate, anche per motivi geopolitici, essenziali per produrre ceramica di qualità, Lamberti innova e sviluppa (per compensare) prodotti chimici che permettano la lavorazione di argille locali, raggiungendo gli stessi livelli di performance in termini di flessibilità e capacità di assorbimento delle sollecitazioni. Ecco che la soluzione arriva studiando la capacità di flessione degli alberi e imitando i polimeri del legno, come ha ricordato Simone Tassi, direttore divisione ceramica. E il modo con cui i calamari espellono l’inchiostro diventa il sistema per pigmentare la ceramica in digitale. Chiamiamolo design molecolare.