L’agrifood giovane, che con la sostenibilità fa crescere il made in Italy

I giovani imprenditori riuniti a Cibus spingono su alleanze virtuose e innovazione tecnologica per rendere l’agroalimentare italiano un’eccellenza della sostenibilità. Record in UE per coltivazioni biologiche ed export dell’agrifood

Sostenibilità, tutela del marchio e innovazione della filiera sono, secondo una visione contemporanea dell’industria agroalimentare, tre pilastri fondamentali per incentivare le esportazioni e accrescere il valore del prodotto made in Italy. Hanno fatto propria questa visione i giovani di Confagricoltura-ANGA e i giovani imprenditori di Federalimentare, a Cibus 2024, nel corso del convegno “Strumenti moderni per una filiera agroalimentare sostenibile”. Se lavorare sulla sostenibilità dell’agricoltura è una priorità globale, alimentata dalla costante espansione demografica, molte aziende che sviluppano e usano la tecnologia per rendere sostenibile il settore agroalimentare sono italiane. Eatable Adventures, in un suo report, conta circa 340 startup attive nel campo dell’innovazione agroalimentare - un terzo sono in Lombardia - che nel 2023 hanno attratto 167 milioni di euro di investimenti (+9,8% rispetto al 2022). Secondo Giovanna Parmigiani di Confagricoltura, intervenuta al convegno, l’innovazione deve passare tanto dal prodotto quanto dal processo, e le aziende italiane del settore agricolo hanno progredito su entrambi i fronti, aprendo la strada alle energie alternative (biometano), al digitale (decisivo per razionalizzare le risorse, prevenire danni alle coltivazioni e ridurre gli sprechi) e a tecniche nuove come l’agricoltura verticale, di cui l’Italia ospita la più grande impresa europea.

L’Italia, in effetti, sta costruendo una leadership nella green economy che va in continuità con la crescita del nostro settore agroalimentare, che nel 2023 è cresciuto più in fretta di Francia e Germania e ha generato un fatturato di oltre 65 miliardi di euro, pari al 3,8% del Pil (Istat). Oggi, con le sue 740.000 aziende agricole, 330.000 imprese di ristorazione, 70.000 industrie alimentari e quattro milioni di lavoratori, l’agroalimentare italiano si colloca al terzo posto nell’Unione Europea per dimensioni di mercato. Ma è al primo posto per la sua percentuale di superfici agricole dedicate alla coltivazione biologica, pari al 19% del totale (2,3 milioni di ettari), che stacca di sette punti l’attuale media europea (12%) e si avvicina sempre di più all’obiettivo comune del 25% fissato dalla Farm to Fork Strategy della Commissione. I dati del Cersi dicono che nell’ultimo decennio la crescita italiana nell’export agrifood è stata del 27% (media europea 12%) per un valore di 64 miliardi di dollari: quasi un decimo di tutte le esportazioni dell’UE, che ci qualifica al quarto posto tra gli esportatori.

Il consumatore è preoccupato per l’emergenza ambientale e i cambiamenti climatici (il 78% considera critica la situazione) e si affida ai prodotti biologici, ritenendoli più sicuri per la salute (27%) e sostenibili, secondo Nomisma. Nel 2023 le vendite bio hanno sfiorato i due miliardi e mezzo di euro (+8% rispetto al 2022) soprattutto attraverso il canale di iper e supermercati (62,5% del valore). Al secondo posto ci sono i discount che ne hanno venduto 319 milioni di euro: la quota scende al 13,3%, ma la crescita è stata a doppia cifra (+12%). Nella scelta del prodotto più sostenibile, grande attenzione viene tributata anche alle caratteristiche del packaging: le ha analizzate Altavia Watch riprendendo i dati dell’Osservatorio Packaging del Largo Consumo di Nomisma, presentato in occasione di CIBUS.

Alle Fiere di Parma si è parlato anche di certificazioni. I criteri per misurare la sostenibilità, su un terreno naturalmente complesso e frammentato come l’agricoltura, sono al centro del dibattito economico e scientifico. Per l’Ocse il primo obiettivo è “non alterare l’equilibrio ambientale”, insieme al rispetto per la salute delle persone e per il sistema economico. Angelo Riccaboni, economista e rettore emerito dell’Università di Siena, è intervenuto al convegno dei giovani imprenditori agrifood per presentare un nuovo standard di certificazione per le imprese agroalimentari (Equiplanet, sviluppato da Valoritalia e Santa Chiara Next) che verifica la coerenza con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, i criteri Esg e la reportistica internazionale. Sostenibile, in quanto è adatto anche alle piccole imprese.

Autore di contenuti di comunicazione specializzato in retail. Predilige i punti di vendita della grande distribuzione e la sostenibilità della filiera alimentare. È con Altavia Italia dal 2015, come copywriter, strategist e redattore di altavia.watch

Altavia Italia

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