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Dall’89 fa parte del gruppo Danone. Ma potrebbe tornare presto in mani italiane. Parmalat?
Dal 1882 è sinonimo di prodotti lattiero-caseari made in Italy e, dopo essere entrata a far parte della francese Danone nell’89, sarebbe in procinto di entrare nell’orbita di Parmalat. Oggi Galbani opera in Italia con 5 stabilimenti, una base logistica, 14 piattaforme e 150 agenzie, commercializzando più di 300 prodotti.
I precedenti. Egidio Galbani nasce nel 1859 a Ballabio, vicino a Lecco. Figlio di un fabbro, Egidio diventa lattaio e si dedica alla produzione casearia.
La business idea. Egidio intuisce che il latte impiegato finora per produrre formaggi molli consumati localmente può essere utilizzato per ottenere prodotti di pregio rivolti a un target più raffinato. Nel 1882 lancia così la sua Robiola, formaggio crudo “di lusso”. I locali di Ballabio si rivelano insufficienti e, nel 1890, decide di trasferire parte dell’attività a Maggianico (Lc).
Il trasloco. Nel 1896 Egidio prende possesso della cascina Triulza a Melzo (Mi) e dà vita al Caseificio Davide Galbani, intitolato così in onore del padre. All’inizio del ’900 trasferisce la sede da Ballabio a Melzo (Mi), nel nuovo edificio da 1.400 mq su due piani che, grazie ai successivi ampliamenti effettuati a partire dal 1920, resterà in attività fino al 1982, diventando un salumificio nell’85.
L’export. Galbani consolida la sua presenza in Italia, lancia nuove specialità e varca i confini nazionali. Nel 1920 estende la sua attività alla vicina Svizzera e, nel ’34, dispone già di 2 stabilimenti all’estero, 4 filiali, 32 depositi e 108 rappresentanze. Alla fine degli anni ’50 i paesi presidiati attraverso una rete di rappresentanze sono 52. Oggi controlla 6 filiali (Belgio, Francia, Germania, Inghilterra, Spagna e Svizzera) ed è presente in circa 50 paesi.
L’innovazione. Nel 1906 nasce Bel Paese. È un formaggio da tavola a pasta molle il cui nome rimanda al titolo del libro dell’abate Antonio Stoppani - “Il Bel Paese”, appunto - edito nel 1875 e in voga tra la borghesia dell’epoca. Dal ’28 inizia la produzione di formaggini: nascono Bebè e Crema Bel Paese. All’inizio degli anni ’30 lancia le crescenze Certosa e Certosino nonché il formaggio quark Bucaneve. Nel ’57 lancia la mozzarella industriale Santa Lucia; nel ’64 entra nel settore degli yogurt e dei dessert (Galbi). Dopo un lungo periodo di stasi, nel ’90 lancia la mozzarella tradizionale Vallelata e, nel ’92, Santa Lucia Light. Nel ’94 è la volta di Selezione Galbani - i grandi formaggi della tradizione italiana e, tra il ’98 e il 2001, di Fette di Galbanino, Ricotta Vallelata, Certosa Morbidissima, Galbanino Affumicato, Santa Lucia Ricotta, Fresco Tenero, mozzarella di bufala Vallelata, Bel Paese Grill ecc.
Lo sviluppo. La prima guerra mondiale non frena la crescita di Galbani che destina la sua produzione al fronte. Nel 1918 Egidio modernizza lo stabilimento: il fabbisogno di latte è ormai pari a 30.000 litri al giorno. Il 26 maggio 1920 l’azienda di Melzo muta la sua ragione sociale in Società anonima Egidio Galbani. Tra gli azionisti, oltre a Egidio e al fratello Giuseppe, figurano Ermenegildo, Achille e Rinaldo Invernizzi nonché Bernardino Nogara ed Elvezio Ardiani. Nel ’24, per soddisfare la domanda crescente dei suoi prodotti, Galbani avvia un nuovo impianto a Certosa di Pavia (Pv) e, nel ’25, rileva uno stabilimento a Corteolona (Pv). Alla fine degli anni ’20 inaugura l’unità di Casale Cremasco (Cr). Negli anni ’30, al fine di preservare la tipicità di alcune specialità, apre stabilimenti anche a Civitavecchia (Rm) oltreché a Chilivani (Ss) e Olbia (Sv). La quantità di latte lavorato giornalmente è pari a 160.000 litri. Nel secondo dopoguerra avvia le unità produttive di Bozzolo (Mn) e Langhirano (Pr), mentre, nel ’64, inaugura l’impianto di Casalbuttano (Cr).
Il cambio. Nel ’25 Egidio Galbani, entrato in contrasto con i fratelli Invernizzi, lascia la società e, a Robbio di Lomellina (Pv), costituisce Lir - Latterie italiane riunite. Ritiratosi definitivamente nel ’35, scomparirà nel ’50. Il testimone passa, così, ad Achille e Rinaldo Invernizzi che, dopo la morte nel ’32 di Ermenegildo, conferiscono all’azienda una caratura internazionale. Nel ’46, dopo la scomparsa di Achille, le redini di Galbani, appena trasformata in spa, passano definitivamente a Rinaldo Invernizzi. Negli anni che seguono altre famiglie diventano titolari di azioni della società la cui conduzione, progressivamente, viene affidata a manager esterni quali, tra gli altri, Ettore Piani e Carlo Campominosi, che rimarrà alla guida di Galbani fino all’89.
La distribuzione. Nel’34 Galbani dispone in Italia di 3 uffici commerciali, 56 depositi oltreché di una rete capillare di piazzisti muniti di 125 furgonette Balilla. È il primo embrione di una vera e propria flotta che, negli anni del boom economico, consentirà all’azienda di presidiare tutta la penisola. In particolare, nel ’58 i depositi sono 150, gli agenti 2.000, le furgonette 1.500. Nell’89 i depositi sono 140, gli addetti alle vendite (donne incluse) sono 3.500, gli automezzi 2.400. La nuova organizzazione adottata nel ’97 ridimensiona, infine, sia il numero di piazzisti sia quello di camioncini, rispettivamente, a quota 1.600 e 1.500.
La diversificazione. Dalla metà degli anni ’30 Galbani entra nel campo delle carni: prima con l’allevamento di suini, ingrassati con i cascami del latte, e, poi, con l’acquisto del salumificio Melzese. Nel ’50 nasce ufficialmente Galbani Carni che, nel ’55, viene incorporata da Egidio Galbani spa. Il salume più venduto è la mortadella, declinata nelle etichette rossa, verde e oro. Buoni consensi ottengono anche il prosciutto Astra, i cacciatori Galbanini nonché le scatolette di Lesso Galbani. Nella metà degli anni ’80 Galbani inaugura, sempre a Melzo, un nuovo stabilimento (800 addetti su un totale di 7.000) e, nel ‘92, lancia il marchio Casa Romagnoli.
Il boom. Negli anni del miracolo economico Galbani cresce ancora: i dipendenti superano quota 5.000; il latte lavorato giornalmente ammonta a 700.000 litri; i capi abbattuti settimanalmente sono più di 1.500. Nel ’60 la direzione dell’azienda si trasferisce in via Fabio Filzi, nel cuore di Milano.
I passi falsi. Negli anni ’30 Galbani si spinge fino in Africa Orientale, dove perfeziona una partnership con Barilla volta all’impiego congiunto di alcuni magazzini, distrutti poi nel ’41. Nel ’61, in partnership con Ciba, Lazzaroni ecc., Galbani dà vita a Dieba spa e avvia la produzione di “alimenti moderni”. Nel ’91 il 100% di Pasta Agnesi passa, via Bsn, a Galbani salvo poi finire nelle mani di Paribas, nel ’97, e passare definitivamente nelle mani di Colussi, nel ’99. Nel ’94 si accorda, infine, con Barilla per la consegna della pasta fresca. Capitolo chiuso nel ’98.
La svolta. Il 19 luglio 1989 Ifil, insieme a Bsn, acquista Galbani (1.595 mld di lire di giro d’affari con 7.200 dipendenti) per 2.241 mld di lire. Le 5 finanziarie del Lichtenstein (Kraven, Lanser, Luframil, Monti e Cif), che, per anni, hanno mantenuto il controllo dell’azienda di Melzo (Mi), si fondono nella neocostituita Galbani Finanziaria che incorpora Egidio Galbani spa venendo incorporata a sua volta da Ifil Partecipazioni (65% Ifil e 35% Bsn). Quest’ultima muta, infine, la sua denominazione in Spa Egidio Galbani. Nel ’90 Bsn rileva da Ifil il 15% di Galbani; nel ’92 il 10%; nel ’93 un ulteriore 10%; nel ’94 il 10%; nel ’95 il 5%; nel ’96 un altro 5%; nel 2000 il 5%; nel 2001 il rimanente 5%.
La pubblicità. All’inizio degli anni ’30, in concomitanza con il lancio dei formaggini, Galbani promuove un concorso di figurine. Negli anni che seguono fa ampio ricorso ad affissioni, veicoli pubblicitari, inserzioni sui settimanali, concorsi a premi e, alla fine degli anni ’50, anche alla tv (Carosello). Mario Soldati, Paolo Panelli, Johnny Dorelli promuovono vendite e marca fino al ’74. Nel ’90, dopo 16 anni di assenza dagli schermi, torna in tv. Nel ’97 debutta sul fronte delle sponsorizzazioni culturali finanziando il restauro della Chiesa di Santa Maria della Porziuncola (Assisi). Nel 2001 a fare da madrina della rinnovata Certosa viene chiamata Sophie Marceau. Galbani aderisce, infine, alle raccolte Gran premio grandi marche (Danone).
La ristrutturazione. Nel ’97 Galbani (5.200 dipendenti per 2.252 mld di lire di fatturato) presenta un piano di ristrutturazione: dei 1.200 esuberi preventivati, 600 sono nell’area produttiva e altrettanti in quella logistica/distributiva. Vengono chiusi gli impianti di Bozzolo (Mn) e Casalbuttano (Cr) mentre la logistica è affidata all’italiana Cavalieri e alla britannica Christian Salvesen.
Le prospettive. Dopo i 380 mld di lire spesi nel triennio ’98/2000, Danone stanzia altri 100 mld nel 2001 per rafforzare brand e quote di mercato. Galbani non rientra più, peraltro, nel core business del gruppo transalpino. Tra i pretendenti di Galbani, appena trasferitasi nella nuova sede di via Flavio Gioia, sempre a Milano, figura Parmalat, magari in partnership con il fondo inglese Doughty Hanson.
I magnifici sei
(i marchi “pilastro” di Galbani)
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Il Bel Paese | ||
1.079,08 mio di 0 il fatturato 2000 18,3% |