Tutte le aziende oggi vogliono essere sostenibili e si proclamano impegnate in questa direzione. L'essenza della sostenibilità, però, non sono né il greenwashing né la propaganda, ma la durabilità, ovvero: compiere azioni e trovare soluzioni dai risultati a lungo termine, seguendo un modello contrario all'attuale consumismo, che tratta le risorse del pianeta come infinite (economia lineare).
Questa la riflessione con cui Carlo (o Carlin) Petrini, fondatore di Slow Food, inizia il proprio intervento al convegno "Il mondo che vorrei" (da ripercorrere con hashtag #ilmondochevorrei), organizzato da Gruppo Fileni in collaborazione con Mark Up, Italia Circolare e Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Al centro dell'evento, moderato dalla direttrice di Mark Up Cristina Lazzati, il dibattito su presente e futuro della sostenibilità e dell'economia circolare nella food industry, che ha visto al confronto sul tema anche retailer, industria e giovani studenti.
"Abbiamo bisogno di persone e aziende che credano nella #sostenibilità perché è giusta non perché lo sta chiedendo il mercato in questo momento" Petrini - @SlowFoodItaly#ilmondochevorrei pic.twitter.com/aRf0s4dJRk
— Mark Up (@Mark_Up_) November 21, 2019
Fileni, in questo senso, fa da esempio virtuoso già da tempi non sospetti. Parliamo una realtà oggi "da 400 milioni di fatturato, nata oltre 20 anni fa da un mezzadro diventato imprenditore, che voleva offrire a tutti quello stesso pollo di campagna con quella stessa qualità", racconta Massimo Fileni, membro del CdA: "Abbiamo colto la sfida del biologico, che oggi per noi vale circa un terzo (ma puntiamo ad aumentare), a fine anni Novanta e ci abbiamo messo il nostro cognome, facendo della responsabilità di tutta la filiera e verso la filiera un valore chiave".
Tantissime le iniziative dell'azienda in tal senso, che effettua costanti controlli di qualità su tutti i fronti, puntando a coniugare benessere animale e ambientale con una crescente efficienza produttiva, perché "ridurre i costi nel biologico si può", ma "serve anche la collaborazione della gdo" da diversi punti di vista". Negli ultimi anni Fileni ha investito, tra l'altro, in allevamenti di proprietà e quest'anno il gruppo presenta il proprio Bilancio di Sostenibilità.
Massimo Fileni @Fileni_Official noi abbiamo lavorato tanto per costruire la nostra economia circolare, solo l’1% del nostro percorso di filiera finisce nelle derrate #ilmondochevorrei pic.twitter.com/EqMY6SztrR
— eleonora graffione (@eleonoragraffio) November 21, 2019
Una visione che guarda, appunto, a un modello durevole e a quei consumatori di domani sempre più attenti a questi temi nella scelta dei prodotti, ma che faticano a trovare un assortimento green quanto vorrebbero, come conferma l'indagine Nomisma sui giovani italiani.
Secondo i #giovani italiani trovare in assortimento prodotti #green non è facile come vorrebbero#sostenibilità #ilmondochevorrei pic.twitter.com/4HDi3QqcCY
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Secondo Giorgio Santambrogio, presidente Adm e Ad di Gruppo VéGé, "in futuro a parità di bellezza, convenienza e condizioni base nel punto di vendita la scelta dei consumatori sarà guidata (anche) dalla sostenibilità dell'insegna sotto diversi aspetti".
"Abbiamo tanti prodotti virtuosi, siamo il primo produttore di biologico in Italia con il nostro marchio ViviVerde e investiamo su nuovi prodotti più sostenibili, come le bottiglie con il 30% di plastica riciclata. Una sfida ampia e complessa, quella della sostenibilità, che richiede di fare squadra con fornitori" gli fa eco Renata Pascarelli, direttore qualità Coop Italia.
"Stiamo cercando di valorizzare ciò che è biologico e sostenibile. Creeremo spazi di comunicazione ad hoc allo scopo sia in negozio che sul nostro eCommerce, mettendoci anche nostre risorse. Anziché mettere i primi prezzi in attacco, ad esempio, dobbiamo provare con il biologico e i clienti risponderanno, come abbiamo visto in prima persona. Sperimentiamo e analizziamo la risposta consumatori" sottolinea Giovanni Panzeri, direttore mdd Carrefour Italia.
"Il punto centrale con il biologico, come per tutti i prodotti sostenibili, è proprio riuscire a raccontarlo e comunicarlo", conferma Antonio Vaccari, Hse Esselunga.
"Dobbiamo cambiare la mentalità dei nostri buyer, iniziare a formarli presto e con gli strumenti giusti per capire su quali prodotti scommettere per poi comunicarli correttamente. Valorizzare la sostenibilità in store significa anche: semplificazione dello scaffale, etichetta più chiara, scelte più drastiche nella selezione dei prodotti", ribadisce Eleonora Graffione, presidente Coralis.
La forza dell'Italia è la #diversità e fino ad oggi l'abbiamo distrutta, dobbiamo cambiare. Ci deve essere spazio per tutti: dai mercati contadini ad #Amazon
Carlo Petrini di @SlowFoodItaly chiude i lavori del convegno #ilmondochevorrei con @Clazzati
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