Per Coop la sostenibilità ha tre gambe che si adattano alle trasformazioni in atto

Chiara Faenza - Responsabile Rapporto Sostenibilità di Coop Italia
Etica, ambiente ed impatto economico gli assi lungo i quali si muove lo sviluppo sostenibile secondo Coop Italia, che racconta le priorità di oggi e quelle di domani

“Parlare di sostenibilità richiede competenze complesse e multisettoriali, che si intersecano tra loro ed evolvono nel tempo. Cambia pelle il modo in cui affrontiamo le problematiche, ma non gli obiettivi che rimangono gli stessi e richiedono cambiamenti profondi, soprattutto culturali, che si modificano in funzione delle sensibilità dei diversi player, dalle aziende ai consumatori a tutti gli stockholder. Per noi vuol dire che la sostenibilità rimane al centro delle nostre strategie, un filo rosso, che unisce comportamenti e azioni”. Parte da qui Chiara Faenza, responsabile sostenibilità e innovazione valori di Coop Italia, a raccontare cosa rappresenta oggi per il mondo cooperativo la Csr e quali sono le prossime tappe da raggiungere.

Come è cambiato il concetto di sostenibilità all’interno di Coop?
Come un vestito, la sostenibilità si è modificato rispetto al contesto e alla consapevolezza dei player coinvolti: si sono aggiunti nuovi elementi, altri sono diventati parte integrante dei comportamenti di aziende e consumatori. Per Coop, continua ad essere la spinta per fare scelte etiche, sociali, economiche, assumendo posizioni anche in anticipo rispetto all’affermarsi di un “sentire collettivo” o all’emanazione di normative dedicate a livello europeo o nazionale. Penso alle nostre posizioni storiche su ogm, olio di palma e antibiotici, all’adesione alla certificazione SA 8000, al benessere animale piuttosto che a Coop for Kyoto del 2006, diventato poi Coop for Future. Questo è il nostro modo di approcciare la sostenibilità, a tutto tondo, che rimane “ancorata” a tre tematiche, tre gambe di un tavolo solido sul quale è costruito il nostro dna: intendo le questioni etiche, ambientali ed economiche, sempre al centro dei nostri Rapporti, specchio di una progettualità che richiede tante competenze (di prodotti, normative, creative, ecc.), oltre che importanti investimenti in risorse sia finanziarie sia umane. Il nostro obiettivo rimane quello di cercare e trovare un punto di equilibrio tra queste diverse sfaccettature, uno sforzo che richiede molta concentrazione, per giocare una partita via via più complicata di fronte a un consumatore sempre più informato. Questa crescita ci pungola ad adottare un approccio proattivo, a tenaglia e multisettoriale, convinti e consapevoli che non c’è un’unica soluzione, ma tanti pezzi da far collimare, secondo una politica dei piccoli passi, che coinvolge la nostra rete, i prodotti a marchio, i fornitori, l’educazione del consumatore e molto altro ancora.

Nel 2020 la sostenibilità ha dovuto adeguarsi alla pandemia ...
Infatti, il tema forte è stata la sicurezza. E questo ha comportato, nell’immediato, interventi per mettere in sicurezza dipendenti e consumatori, ma ci ha anche spinti a una focalizzazione ancora più accentuata sul tema dell’ambiente, consapevoli dell’esistenza di una relazione profonda e connessa tra marche, mdd e punto di vendita, nei suoi aspetti visibili e meno visibili (i più difficili da decodificare). Negozi e prodotti a marchio sono gli strumenti attraverso i quali si realizza in maniera fattiva la nostra volontà di incidere e modificare gli stili di vita di chi frequenta la nostra rete di vendita. Quindi, oltre a continuare ad occuparci di salubrità dei prodotti, abbiamo rafforzato gli interventi su packaging, etichettatura, filiere con azioni in grado di ridurre anche le sostanze potenzialmente nocive e preservare la biodiversità delle pratiche agricole, salvaguardando, in primis, api e insetti, piuttosto che ridurre l’impatto delle plastiche nelle acque con uno strumento come il Seabin, che permette di recupera rifiuti, in prevalenza plastiche buttate nei mari, nei fiumi e nei laghi.

Il 2021 è l’anno di un’altra sfida
Abbiamo lanciato l’operazione Close the Gap, che punta a rilanciare la parità di genere e prevede anche la richiesta di ridurre l’Iva sugli assorbenti femminili, dal 22 al 4 %. Un obiettivo per il quale abbiamo già raccolto molte firme nella nostra petizione (oltre 620.000) e che abbiamo sostenuto, simbolicamente, abbassando i prezzi di questi item come se l’Iva fosse già al 4%. Di fatto, abbiamo alzato ulteriormente l’asticella delle nostre ambizioni sia all’interno della nostra organizzazione, coinvolgendo dipendenti e membri del Cda, sia verso i nostri fornitori.

Quale il loro ruolo?
Per noi la priorità è coinvolgere: questo vale per i consumatori, ma anche per i fornitori, in primis i produttori delle nostre mdd. Per noi di tratta di partner che aderiscono volontariamente alle nostre scelte, perché le condividono e non per costrizione. Anzi, nell’ottica di una più diffusa condivisione, abbiamo anche organizzato premi per i fornitori più virtuosi, un riconoscimento simbolico che evidenzia una visione comune. Nel 2006, quando abbiamo lanciato il progetto Coop for Kyoto, i fornitori aderenti erano 30: nel 2019 con il Coop for future in cui abbiamo ampliato i temi della sostenibilità sono diventati 370. Numeri che confermano la volontà di andare nella stessa direzione per preservare il pianeta adottando con pratiche virtuose.

Il packaging rimane uno dei temi centrali. Come vi state muovendo?
È storicamente al centro delle nostre strategie, nell’ottica di una progressiva riduzione della plastica vergine, in linea con le richieste del Plastic Strategy. La scelta di utilizzare materiali riciclati è da tempo un must per le nostre mdd, ma la strada è ancora lunga, pur con l’obiettivo chiaro: trovare il giusto materiale per quel determinato prodotto, dal momento che non esiste una soluzione unica, valida per tutti. Da quest’anno quasi tutte le nostre referenze a marchio di detergenza casa e tessuti ha un contenuto di plastica riciclata nei flaconi e, dove possibile tecnicamente, abbiamo il 100% di riciclata, mentre nei nostri reparti di pane freschi stiamo sostituendo i sacchetti multistrato con quelli in monomateriale, che si può raccogliere nella carta.

Cosa cambierà nei prossimi anni?
Difficile fare previsioni dopo la pandemia. Sono convinta che tutto quello che è collegato con la salvaguardia dell’ambiente richieda un impegno tassativo e continuo. Se in passato il dibattito convergeva su emissioni ed energia, credo che nei prossimi anni parleremo più di mobilità sostenibile e consumo delle risorse, nonché di economia circolare in aggiunta a quanto stiamo facendo. Penso anche che i processi di digitalizzazione che ci aspettano ci aiuteranno a effettuare interventi più mirati. Detto questo, la nostra priorità rimane quella di svolgere la nostra funzione cerniera sia verso le filiere produttive, sensibilizzandole verso un cambio di paradigma, sia verso i consumatori in un progressivo processo di educazione e consapevolezza di quello che ognuno, come singolo, può fare per rendere più sostenibile la propria vita verso il pianeta.

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