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II modelli di commercio tradizionale mostrano difficoltà a superare questo periodo di crisi che caratterizza il quadro economico. Il franchising di suo tiene le posizioni meglio di altre formule, contribuendo all'immissione nel circuito del dettaglio di forze giovani oltre che all'ammodernamento del settore distributivo italiano. Si adatta, del resto, ai più variegati settori di attività: dall'alimentare all'abbigliamento, centri estetici, mobili, gioielli, occhiali, oggettistica, immobiliare, libri, informatica di consumo, ristorazione, alberghiero. Il difficile quadro economico ha fatto sì che il franchisee facesse affiorare l'energia di carattere imprenditoriale, permettendogli di reagire contrastando la crisi. I franchisor da parte loro hanno accettato tempi di pagamento più lunghi da parte degli affiliati.
Rientrare nel mondo del lavoro | |||
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periodo di analisi: 2003 - 2010 | |||
2.996 | ll numero di domande presentate per ottenere l'accesso a finanziamenti agevolati |
di cui: | 452 al sud 163 al centro 62 nel nord-ovest 11 nel nord-est |
1.376 | le persone ritrovatesi ad avere un'occupazione | ||
Fonte: dati Invitalia | |||
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L'incontro
La formula presenta così un aumento costante sia del numero di reti presenti sul territorio italiano sia del fatturato. Gli ultimi dati sul franchising indicano che i punti di vendita in Italia sono oltre 70.000, le persone occupate nei punti di vendita sono più di 150.000 e il giro d'affari complessivo è superiore ai 20 miliardi di euro. Sicuramente alcune reti in affliazione hanno subito gli effetti della crisi, ma altre sono riuscite a evidenziare capacità commerciali che hanno permesso di ottenere interessanti opportunità di sviluppo. Secondo la ricerca Gea Consulenti Associati e Confimprese per il 2011 si prevedono 3.900 nuove assunzioni.
La tenuta non si è rivelata in ogni caso omogenea. I marchi storici in affiliazione e quelli con presenza capillare sul territorio hanno tenuto meglio il mercato. Quelli emergenti si sono dimostrati certamente più deboli. L'effetto della crisi è stato meno rilevante per i beni di largo consumo che per i beni durevoli e semidurevoli. Resistono attualmente i marchi franchising che riescono ad avere ancora un immagine fresca e a proporre prodotti che interessino gli acquirenti per prezzo basso o alto (mentre il posizionamento medio sembra destinato a soffrire) oppure quelle che sono delle novità assolute sia dal punto di vista del prodotto sia dal punto di vista della commercializzazione del medesimo. Come rintracciarle? I franchisor accreditati Invitalia - l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa - sono per esempio 22, il 20% su 80 richieste pervenute nel biennio 2009-2010. Le iniziative finanziate sono state 688, per un totale di finanziamenti attivati (stima) non inferiore ai 70 milioni di euro.
Vantaggio competitivo
È importante che fin dall'inizio il franchisee riesca a godere del vantaggio dell'esperienza del franchisor nella gestione manageriale ed amministrativa. L'affiliato parte da investimenti iniziali di 15.000 euro medi fino a oltre 100.000 euro, cui vanno aggiunti fee d'ingresso e royalty, non sempre presenti, e deve perciò assicurarsi un differenziale di immagine e know how rispetto all'imprenditore che si mette in gioco da solo.
Ovviamente, quando si inizia un'attività imprenditoriale, ai costi previsti va aggiunto il canone di locazione, che varia da città in città. Analisi lette recentemente su alcune riviste (specializzate e non) rilevano, in merito alla crisi dell'immobiliare commerciale, che stanno tenendo solo le location estremamente performanti e strategicamente ben posizionate, non necessariamente nei centri commerciali. È sotto gli occhi di tutti, del resto, il perdurare della difficoltà di gallerie commerciali, centri commerciali o prestigiosi negozi, in posizioni angolari, di ampia visibilità, lasciati liberi. Solo in teoria è preferibile che l'immobile si trovi in un punto di forte passaggio secondo disposizioni fornite dalla casa madre. In realtà questo è valido principalmente per alcuni settori merceologici, mentre per altri, soprattutto nei servizi, non sono necessari alti passaggi pedonali.
Il quadro di riferimento del franchising | |||||
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insegne e punti di vendita operanti in Italia e all'estero | |||||
Indicatore | Anno di riferimento | Differenza 2010 su 2009 | |||
2008 | 2009 | 2010 | Valori assoluti | Valori % | |
Giro d'affari | 21.419 | 21.774 | 22.168 | +394 | +1,8% |
N. insegne operative in Italia (n.) | 852 | 869 | 883 | + 14 | + 1,6% |
N. punti di vendita in franchising in Italia (Pvf) | 53.434 | 53.313 | 54.013 | +700 | +1,3% |
N. pdv italiani all'estero in franchising | 5.113 | 6.091 | 7.114 | +1.023 | +16,8% |
Fonte: dati Invitalia | |||||
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Non esiste un rating capace di dare il giusto peso al sapere dei franchisor | ||
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Intervista a Elisabeth Rizzotti, responsabile mercato retail Ubi Banca Qual è la vostra valutazione sul tema del franchising rispetto ai canoni e ai regolamenti stabiliti da Bankitalia? Cosa fa Ubi per sostenere il settore? |
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L'andamento per settore nelle previsioni dei franchisor
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