Nell’era del culto della forma fisica, chi a tavola per perdere qualche chilo si limita nel mangiare viene a volte persino invidiato per la forza di carattere e/o i risultati raggiunti. In ogni caso è guardato con simpatia, anche perché spesso si tratta di un regime temporaneo, che di fatto non condiziona più di tanto gli altri commensali: anzi alla fine spesso è proprio chi è a dieta che si fa traviare e si concede qualche peccato di gola.
Infastidiscono molto di più, per contro, vegetariani e vegani. Non solo perché agli onnivori pesa di dover adattare la scelta del ristorante o addirittura il menù domestico alle loro esigenze, ma anche perché si tratta di una scelta etica che (poco o tanto) riesce a insinuare un certo senso di colpa a chi non ha sposato il no cruelty.
Ma quello che più di tutti irrita gli altri commensali è il salutista, quello che sa tutto su pregi e difetti dei vari alimenti, ne ha banditi alcuni definitivamente dalla propria tavola, ne ha scoperti altri tanto “miracolosi” quanto introvabili o costosissimi e vuole convincere tutti gli altri a fare altrettanto. Per il loro bene, ovviamente.
In realtà, optare per alcuni alimenti piuttosto che per altri -magari in in modo non eccessivamente manicheo per non tagliarsi fuori dalla vita sociale- è decisamente utile a scopo preventivo. “Le malattie croniche di oggi -conferma Franco Berrino, medico, epidemiologo, che da 40 anni studia la relazione tra malattie croniche e alimentazione- sono indiscutibilmente legate agli stili alimentari degradati odierni. Certo poi ci sono altre concause quali l’inquinamento, lo stress, la mancanza di attività fisica, il fumo ecc., ma se il padre è incerto la madre è certa ed è l’alimentazione errata”.
Insomma, ha più senso mangiare bene per non ammalarsi, piuttosto che cercare di correre ai ripari dopo. Tanto più che non si tratta di una scelta necessariamente punitiva per il palato, anzi. Ed è meno complicato di quanto sembri. Privilegiare materie prime fresche di qualità, cucinarle in modo semplice con pochi grassi e poco sale e con cotture light che non vadano a degradarne le qualità nutrizionali ci permette di mantenerci in salute ma anche di riscoprire i gusti più autentici dei cibi.
“L’industria di marca -spiega Berrino- ha sempre investito tanto nella ricerca per catturare il nostro palato, ma sarebbe tempo che invertisse la marcia verso prodotti più rispettosi della salute. Considerata la crescente attenzione verso il benessere da parte dei consumatori più evoluti, che spesso godono di una capacità di spesa più elevata, potrebbe rappresentare un investimento non solo etico, ma anche redditizio”.
In effetti da tempo il posizionamento nell’area naturalità e benessere è parecchio ambito sia dall’industria di marca sia dalle catene della grande distribuzione per le loro linee a marchio. Ma in termini di salute generale pare di capire che servirebbero sforzi più sostanziali. Non solo in chiave di marketing, con il lancio di linee ad hoc, ma di ripensamento complessivo dell’ingredientistica e delle ricettazioni.
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