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1. Nel biennio della crisi si è registrata una perdita occupazionale di 817.000 unità
2. Questo vuol dire: 270 miliardi di euro sottratti al mercato dei consumi
3. A questo va aggiunto il rischio legato ai 280.000 lavoratori tuttora in cassa integrazione
I consumi complessivi degli italiani calano più che in Europa. È uno dei dati salienti, e anche più preoccupanti, che emergono dal Rapporto Coop 2010 (“Consumi e distribuzione”) curato da Albino Russo, responsabile Ufficio studi Ancc-Coop con la collaborazione di Ref (Ricerche per l'economia e la finanza). Il rapporto presentato dallo storico tridente Coop, Aldo Soldi, presidente Ancc-Coop, Enrico Migliavacca, vicepresidente Ancc-Coop, e Vincenzo Tassinari, presidente del Comitato di Gestione di Coop Italia, indaga gli effetti che la crisi ha generato sui consumi delle famiglie italiane, e soprattutto come questa ne modifica i comportamenti. Anche se nel 2009 il calo del Pil (-5%) è stato ben più grave rispetto a quello dei consumi, scesi del -1,8% a prezzi costanti, uno dei dati che ispira maggior inquietudine è senza dubbio l'incremento del tasso di disoccupazione che nel 2009 si è assestato sul 7,8%. A due anni di distanza dall'esplosione della crisi, chi paga il prezzo più pesante della fase di recessione ancora in corso sono i giovani: le fasce anagrafiche 15-24 anni (-209.000 unità nel 2009 rispetto al 2007) e 25-34 anni (-611.000) sono le più colpite. Stabile, invece, il segmento, statisticamente predominante, dei lavoratori 35-54enni (+0,9%), e addirittura in crescita quello dei 55-64 anni che ha acquistato 288.000 unità in più (+12,2%).
“È inevitabile - precisa Enrico Migliavacca - la contrazione dei consumi pro capite che, nel biennio 2007-2009, si sono ridotti di oltre 600 euro l'anno a prezzi costanti: 181 dei quali solo nell'alimentare. Diverso l'andamento europeo dove, nonostante la crisi, si è verificata una diversa reazione a livello di consumi, certamente meno penalizzante. Fatta eccezione per la Spagna, in Germania i consumi hanno subìto una leggera flessione e in Francia sono addirittura cresciuti”.
Un'altra situazione critica è quella dell'indebitamento: in Italia si registra una più elevata possibilità che nei prossimi 12 mesi gli italiani possano ritardare il pagamento del mutuo o dell'affitto. Il dato appare in linea con quello Nomisma, secondo il quale il 18% delle famiglie che hanno un mutuo afferma di avere avuto difficoltà nel far fronte ai pagamenti negli ultimi 12 mesi.
L'evoluzione del mercato del lavoro svolge un ruolo decisivo per la ripresa dei consumi. Negli ultimi due anni di crisi si è registrata una caduta di 817.000 occupati italiani, compensata solo parzialmente dall'incremento dei lavoratori immigrati (+405.000 occupati). La situazione è aggravata da una contrazione occupazionale aggiuntiva e latente costituita dai circa 280.000 lavoratori tuttora in cassa integrazione e come tali a rischio-posto nei prossimi mesi.
La perdita del lavoro di un solo membro della famiglia ha un impatto negativo sui consumi che il Rapporto Coop stima in oltre 330 euro al mese, con effetti di contrazione su voci di spesa quali mobilità, svago, manutenzione dell'abitazione. Senza considerare il contributo parziale dei lavoratori stranieri, la crisi avrebbe bruciato quasi 300 miliardi di euro in due anni, che scenderebbero a 136 miliardi considerando il saldo tra posti di lavoro italiani persi e incremento lavorati immigrati (cioè: 817.000 meno 405.000).Per inciso, i lavoratori stranieri presenti in Italia inviano mediamente nei loro paesi d'origine una somma complessiva che oscilla tra 6,4 e 6,5 miliardi di euro all'anno.
Nel 2009 la spesa media mensile delle famiglie italiane è stata pari a 2.442 euro (di cui 461 euro relativi ad alimentari e bevande), in calo dell'1,7% rispetto al 2008: considerando l'inflazione complessiva media dello 0,8%: è una riduzione significativa in termini reali. Considerando la spesa mediana (ossia, quel livello sotto il quale si colloca il 50% delle famiglie), la riduzione dei consumi è assai più pesante: -2,9%.
Tassonomia dei consumi
Consolidando una metodica di lettura utilizzata nella precedente edizione, nella terza parte del Rapporto (pagg. 96 sg.) le voci di spesa sono state ricomposte in 7 aggregati/categorie di bisogno:
• alloggio (affitto/mutui, mobili/arredi, elettronica/elettrodomestici, utenze)
• alimentazione
• mobilità (costi di spostamento, autovetture e altro)
• istruzione, salute e servizi sociali
• abbigliamento
• svago (hobby, tempo libero, pasti fuoricasa)
• altro
Le prime 3 categorie di consumo (alloggio, alimentazione, mobilità) pesano, insieme, per il 70% sulla spesa media mensile di una famiglia di due componenti: l'alloggio incide per il 29%, seguito dagli alimentari (24%), e dalla mobilità (17%).
Previsioni 2011
Vincenzo Tassinari, presidente Consiglio di Gestione Coop Italia, ha paventato probabili tensioni sulle materie prime e rischi di una forte ripresa dell'inflazione. “Sul fronte delle materie prime registriamo numerosi segnali d'allarme, in particolare riguardo i cereali, solo in parte riconducibili a calo dei volumi dovuti a fattori contingenti come la riduzione del raccolto in Europa, gli incendi in Russia, e le alluvioni in Pakistan, India e Cina.
I rincari potrebbero innescare una spirale speculativa sulle materie prime, riportando il livello dei prezzi ai massimi del 2008, quando l'inflazione alimentare toccò il 5%”.
Nel periodo gennaio-agosto 2010 il canale canale super+iper ha registrato una flessione delle vendite pari a -0,3%, a rete corrente. Il corrispondente dato Coop è migliore: +2,0% a rete corrente. Per la prima volta calano i consumi alimentari e in quantità prodotti di base come pasta di semola (-2,8%), conserve a base di pomodoro (-2,3%), olio d'oliva (-1,7%) e oli di semi (-5%). Coop va meglio del mercato: +2,0% corrente (ma -0,5% omogeneo). La dinamica dei prezzi Coop è più bassa del trend nazionale Istat: la previsione di chiusura 2010 indica un -0,3%.
Allegati
- 193-MKUP-Ancc-Coop
- di Roberto Pacifico / ottobre 2010