Dietro al lancio della nuova capsula compostabile di Lavazza non ci sono soltanto i 5 anni di lavoro coordinato con Novamont. C'è anche e soprattutto l'impegno concreto di quest'ultima nella bioeconomia: nella rigenerazione del territorio industriale, nella creazione di forti elementi di discontinuità verso modelli di gestione precedenti risultati deficitari, nella capacità di individuare forme di sviluppo e di espansione nuovi e al passo con i tempi. Lo spiega in questa videointervista rilasciata a Mark Up l'amministratore delegato Catia Bastioli. Che mette al centro la riqualificazione di tre impianti produttivi (Terni, Patrica e Porto Torres) destinati per ora alla produzione del Mater Bi di terza generazione, quello utilizzato nel prodotto lanciato da Lavazza. L'intero ciclo è integrato a monte da una filiera agricola dedicata. A valle si inizia, in questo caso, ad aggredire concretamente un problema nella gestione dei rifiuti generata dal mercato nazionale: cresciuto in poco tempo fino a coinvolgere regolarmente 3 milioni di famiglie, genera mezzo miliardo di capsule destinate a discarica e inceneritore. Intanto l'azienda guarda in avanti e investe ulteriori 75 milioni di euro per un quarto sito produttivo rigenerato in Veneto, che ospiterà la tecnologia necessaria alla prossima evoluzione del Mater Bi.