Lo chef Joe Bastianich, una delle attuali stelle della ristorazione e dei programmi televisivi dedicati ai contest culinari, intervenuto ieri come testimonial della nuova edizione (quella 2020) di MySelection di McDonald's, ha ripercorso qualche tratto della sua infanzia e giovinezza (lui ancora giovane: è del 1968) e soprattutto i suoi primi "achievements" (successi) nella ristorazione. "Io vengo da una famiglia di ristoratori -rievoca Bastianich- mia madre (Lidia, ndr) era cuoca, mio padre (Felice Bastianich, ndr) aprì un ristorante nel Queens, a New York, dove i miei si trasferirono dall’Istria, la loro terra d’origine".
"Uno dei ricordi ancora vividi nella mia memoria -ha raccontato Bastianich- è l’emozione che provavo quando andavo da McDonald’s con i miei genitori. Non sto facendo della retorica d’occasione, vi assicuro che per un ragazzo, figlio di immigrati italiani, andare da McDonald’s era un evento che ti faceva sentire veramente americano".
Bastianich rievoca un periodo nel quale lavorare nella ristorazione, soprattutto quella commerciale, anche nella veste quasi privilegiata di piccolo imprenditore o titolare di ristorante (com’erano suo padre e sua madre, Felice e Lidia Bastianich, e com’è stato lui in seguito) non era visto così chic o “cool”. "A scuola -ricorda Bastianich- un ragazzo non veniva considerato come gli altri se diceva di essere figlio di un ristoratore".
I tempi sono cambiati, e in meglio: la ristorazione è diventata un settore economico trainante anche dal punto di vista delle possibili carriere dei giovani studenti di scuola media superiore, soprattutto quelli che seguono gli indirizzi più legati al filone turistico-alberghiero-gastronomico.
Il salto qualitativo già compiuto dalla ristorazione in senso lato e complessivo (a livello molecolare e atomico ci sono ancora tante cose da migliorare…) riflette anche l’Autocoscienza (e scusate se tiro in ballo Hegel) di un comparto, quello del cibo e dei prodotti italiani, l’Italian Food, nel quale converge (o dovrebbe convergere), come in una sorta di ideale imbuto della qualità, tutto il meglio delle forze produttive e sociali del paese: allevatori, agricoltori, stabilimenti di trasformazione, addetti a monte e a valle, servizi di trasporto intermedio e finale (last mile) per portare ai clienti finali un distillato della qualità italiana: che è anche biglietto da visita ideale per i turisti da sempre attratti dall'Italia per le esperienze estetiche e palatali che offre attraverso le sue Tre Grazie, frutto dell'abbraccio di 3 coppie di fattori competitivi: Arte&Bellezza, Cultura&Cibo (alias FFF-Food, Fashion, Furniture), e Natura&Paesaggio.
Quindi, nihil sub Sole novi? Sì, ma fino a un certo punto. La collaborazione Bastianich-McDonald’s non è -mi pare- solo un’abile operazione di marketing, né unicamente una sorta di Italian Sound Washing, non è in altre parole mero abbellimento cosmetico. Con 600 ristoranti in Italia e 140 licenziatari (franchisee), con 100 mila feste di compleanno organizzate ogni anno, con un tasso di penetrazione dei fornitori italiani pari all’84%, e soprattutto con un pubblico (target) fra i più trasversali e universali (dai bambini ai pensionati), devi innalzare la cultura della qualità, dell’italianità, della varietà. A proposito di informazione dietologica, Mc Donald’s è stata la prima azienda di ristorazione a inserire i valori della Gda (Guideline daily amounts) direttamente sulla confezione dei panini.
Nell'utile opuscolo McDonald’s e l’Italia, ricco di cifre, veniamo a sapere che McDonald’s usa dal 2008 prodotti a marchio Dop e Igp: sono 40 per un ammontare complessivo di 2,5 milioni di kg. Negli ultimi anni McDonald’s ha ridotto in percentuali variabili dal 10% al 50% grassi, salse, sale in molti suoi prodotti, dai gelati ai formaggi, dai Big Mac ai Chicken McNuggets fino alle patatine nelle quali il sale è stato tagliato del 50%.
Ogni anno Mc Donald’s serve 4,6 milioni di confezioni di frutta fresca provenienti dal Trentino Alto Adige, prodotte da Vog (si consideri che 370.000 kg pesano quanto un treno di 12 carrozze).
Ha quindi ragione Bastianich a riprendere il tema della democratizzazione del gusto e della qualità: "Dobbiamo fare in modo che la buona cucina, la qualità a tavola, diventino un’esperienza per tutti, e non solo per i pochi che si possono permettere di andare nei ristoranti stellati". Anche queste collaborazioni rappresentano il famoso piccolo passo che diventa un “giant leap” (grande salto) per la società.
MCDONALD'S ACQUISTA OGNI ANNO:
94.000 tonnellate di materie prime agroalimentari
per un valore di 200 milioni di euro
di cui:
130 tonnellate di Parmigiano Reggiano dop
3.250 tonnellate di pomodori italiani per il ketchup (il peso di 600 David di Michelangelo)
115 Tonnellate di olio extravergine di oliva prodotto e imbottigliato in Calabria