Il nucleo dei Job Player traccia il profilo dei tanti longevi ancora attivi nel mondo del lavoro o che hanno in programma di rientrarci, magari intraprendendo un’attività autonoma. Per loro il lavoro è una ragione di vita: più della famiglia o della gratificazione del consumo. Questi soggetti rappresentano una forza lavoro competente, qualificata, in grado di giocare ancora un ruolo nel mondo dei mestieri e delle professioni, spesso non nella forma difensiva di preservare il proprio posto a scapito delle giovani generazioni. Trovare nuove collocazioni professionali e immaginare un loro ruolo nel trasferire talenti e competenze diventa oggi una sfida rilevante, tenendo anche conto del contributo decisivo che questi longevi possono dare nel rapportarsi con altri anziani.
I Job Player -potremmo chiamarli anche i Cavalieri del lavoro- sono dunque quei longevi che manifestano con forza il desiderio di partecipare ancora attivamente al mondo professionale, rimanendo o rientrando nel mercato del lavoro. È questa la variante dei super-adulti che maggiormente sfugge allo stereotipo del pensionato, che vive nel suo mondo e non si dichiara disponibile a un confronto aperto e franco con l’esterno e con le esigenze delle altre generazioni. I Job Player manifestano infatti il desiderio di condurre una vita attiva, articolando decisioni e responsabilità che abbiano poi una ricaduta reale sulle decisioni collettive di una società di cui si sentono ancora parte integrante, con il proprio carico di esperienza e competenza. Sempre disponibili a un confronto serrato con i più giovani, rivendicano una qualità di relazione attiva nel mondo delle professioni, che si tende a sottovalutare, ma che in alcuni casi potrebbe condurre a sintesi e confronti nell’ambito di una nuova antropologia del presente.
La nuova dignità conferita ai tanti artigiani che “resistono” in trincea, cercando di preservare gli insegnamenti del saper fare, costituisce una delle strade di rilancio per una generazione di ultrasessantacinquenni che non accettano di essere emarginati in famiglia o al bar. La loro vita quotidiana e il loro standard di consumo ricalcano la condizione di soggetti attivi, responsabili, esperti, nel senso della tanta esperienza accumulata che oggi può essere rielaborata e riproposta in modo intelligente come patrimonio di conoscenze utili alle nuove generazioni, in cerca di fonti per affinare il proprio saper-fare. La dimensione del “consumare” è per loro poco rilevante rispetto a quella dell’essere riconosciuti come “esperti”.
Le istanze ambientali e sociali sono considerate dai Job Player un punto di partenza per l’elaborazione di una creatività originale, trasformando sostenibilità e ricerca dell’eccellenza in una visione alternativa e innovativa. Partnership progettuale e rigore sono alla base della creazione di solidi rapporti di fiducia. Applicano il loro impegno in tutti gli ambiti di vita, dalla cultura al lavoro fino al tempo libero, alla ricerca di strumenti per consolidare la loro visione del mondo. Lo spirito di trasgressione, la pluralità di pensiero, alternativa al senso comune, l’eterogeneità come linguaggio espressivo intergenerazionale, sono gli strumenti utilizzati per ridefinire il quotidiano e la sua evoluzione in termini di “futura normalità”. La dimensione locale e quella globale si incrociano nei vari spazi e manifestazioni della loro vita quotidiana: la loro realtà globale si radica profondamente nel locale, valorizzando il territorio, la creatività e le tradizioni artigianali.
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