È una fotografia particolare, quella che emerge dalle ultime ricerche dedicate a rilevare il sentiment degli italiani a un anno e mezzo dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Una medaglia con due facce dove un rinnovato orgoglio italiano, diffuso, recuperato e conclamato deve fare i conti con nuove preoccupazioni e tensioni sociali. Chi sono e che cosa pensano gli italiani del 2021? Per rispondere abbiamo messo a confronto due ricerche che restituiscono punti di vista diversi: da una parte, preoccupazioni e tensioni, dall’altra sfide per il futuro e sguardo ottimistico verso la realtà, ma con un medesimo fil rouge, l’attenzione al proprio benessere individuale calato in una nuova idea di comunità dove imprese e istituzioni rivestono sempre più il ruolo di guide per contribuire alla costruzione di un mondo migliore.
L’Italia tra tensioni sociali e metamorfosi condotta da Ipsos per Conad e Fondazione De Gasperi è un’analisi sulle principali preoccupazioni degli italiani alla luce dei cambiamenti che la pandemia ha innescato nella società; Reshaping the Future dell’Ufficio Studi Coop, in collaborazione con Nomisma, è una finestra aperta sull’impatto e sulle prospettive della crisi pandemica, tra nuovi bisogni, abitudini e ruolo di politiche europee e tecnologie innovative. Le due ricerche si inseriscono in un presente sospeso che ha visto un cambiamento radicale negli italiani del 2020. Cambiamento che trova le sue conseguenze in sentimenti ossimorici che si muovono in un futuro impetuoso dove trovano spazio la crescita economica (la previsione di crescita del Pil mondiale nel 2021 rispetto al 2020 è del +6%), la digitalizzazione e la necessità di nuove materie prime utili all’evoluzione digitale e alla transizione green. Un momento che segna una ripresa importante a seguito della peggiore crisi di sempre, dove il brand Italia esce dal cono d’ombra per imporsi alla ribalta internazionale.
Sentimenti contrastanti
Quanto, però, la crescita economica post collasso pandemico, è percepita dagli italiani? Poco, secondo il rapporto Conad: a giugno 2021 il 61% degli italiani si è dimostrato più preoccupato della crisi economica che di quella sanitaria (a dicembre del 2020 era al 57%). Difficile pensare il contrario a fronte dei 27 milioni di italiani che, ricerca Coop/Nomisma alla mano, hanno dovuto affrontare situazioni di disagio e fare delle rinunce che per 8,7 milioni si sono concretizzate in situazioni di disagio per almeno un aspetto centrale della vita quotidiana come cibo, salute, servizi energetici e istruzione. Tali disagi hanno di fatto alimentato uno stato emotivo di incertezza e disgusto, fatto crescere il mercato degli ansiolitici (+4% nel passaggio dal 2019 al 2021) e crollare i sentimenti positivi, fiducia in primis. Il 64% degli italiani (per la ricerca Ipsos/Conad) vede l’inganno dietro l’angolo e individua tra le nuove fratture sociali quella tra onestà e furbetteria. La percezione di una società frammentata, con classi sociali sempre più distanti, trova nei giovani la categoria più penalizzata: il 60% di loro vede a rischio i suoi progetti di vita futuri. Se la metà degli italiani ritiene probabile che le diseguaglianze di reddito si traducano in moti di protesta, cala, al contempo, la percezione del livello di tensione sociale. Segno che la resilienza italiana inizia a intravedere la luce in fondo al tunnel: luce che si tradurrà però in una vera e propria ripresa dei consumi e rinascita economica non prima del 2023. Come? Sono gli stessi italiani a indicare la strada: l’88% degli intervistati (Ipsos/Conad), riscontrando un indebolimento delle reti sociali (lo pensa il 65% degli intervistati), ritiene che la strada per un futuro migliore sia una economia basata su una concezione maggiormente cooperativa, dove le imprese devono farsi carico della salute delle persone, del cambiamento climatico e della costruzione di una società migliore.
Il sistema valoriale
Una società più inclusiva, cooperativa, sostenibile e attenta al valore delle piccole cose è quanto necessario per dare una nuova forma al futuro. Se infatti gli italiani coinvolti da Coop si dimostrano più positivi e soddisfatti rispetto alla vita (74%), è interessante notare come tale ottimismo si traduca, di fatto, in una comprensione delle “cose importanti della vita”, affetti e vita sociale inclusi che il 41% degli intervistati Ipsos/Conad traduce come “dare più importanza alle cose basilari”. La pandemia ha portato 36 milioni di italiani a ripensare il loro sistema valoriale, ritrovando il piacere nelle piccole cose, in un reshaping valoriale dove non c’è spazio per soldi e carriera, ma quasi e solo per il benessere individuale e quello degli affetti. Condizione, questa, che si traduce anche nella necessità di dar vita a reti sociali più stabili e attente alla diversità, dove l’inclusione diviene un fatto naturale.
da C(HOME)FORT ZONE a Nesting @home
La casa, che il Rapporto Coop 2020 aveva individuato come C(home)fort zone, rimarca con forza il suo essere centro della quotidianità (vi si trascorre il 63% del tempo libero), oggi in un’ottica di Nesting @Home fatto di amore per la cucina, nuovi arredi e ristrutturazioni, ma anche ricerca di quei piccoli piaceri sopracitati, in ottica di slow living, come il desiderio, per esempio, di andare a vivere in un borgo o in piccolo centro, alimentando ulteriormente la preferenza di acquisti di prossimità, in piccoli punti di vendita dove riempire il carrello di frutta e verdura, prodotti di stagione e a filiera corta, cibi mediterranei, identitari e proteine green.
Il tempo trascorso tra le mura domestiche ha condotto, 1 italiano su 2 verso cambiamenti importanti nelle abitudini alimentari, portando il 42% delle persone a mangiare in modo più equilibrato, riducendo o eliminando il consumo di carne (26%) e privilegiando scelte sostenibili (88%), dove le informazioni presenti in etichetta (soprattutto riguardo al riciclo, per l’81% degli italiani) fanno la differenza. E se i sacchetti della spesa degli italiani sono lo specchio del sentiment più diffuso, quanto emerge con fermezza è una convinzione diffusa: quella che, insieme, si cambia; la strada verso la ripresa deve quindi partire da un impegno condiviso e diffuso, che preveda la collaborazione tra cittadini, istituzioni e brand verso un obiettivo comune attraverso una comunicazione sempre più trasparente, immediata e completa.
5 dinamiche del cambiamento
1. Folk naturalism:
ricerca di autenticità, dell’io e della tradizione
2. Nuovo esistenzialismo:
ricerca di leggerezza e immediatezza
3. Comunanza sociale:
contribuire alla creazione di un mondo migliore
4. Snackable:
ricerca della distintività in ogni momento
5. Mythos:
ricerca di essenza e potenza, di nuove certezze e credibilità
Fonte: Ipsos, Conad, Cia commercianti indipendenti e associati e Fondazione De Gasperi