In Italia un’azienda su tre ha già usato l’intelligenza artificiale per sviluppare soluzioni, anche se a livello di prototipo, ma la conoscenza è poco matura e manca personale interno per una transizione completa. Il dato emerge dall’Annual business forum di Gea - consulenti di direzione, dal titolo Intelligenza artificiale: sfida aziendale o di sistema?, svoltosi a Milano a Palazzo Mezzanotte. I dati della ricerca hanno fatto il punto sull’uso dell’Ai da parte di 254 imprese italiane di diversi settori e dimensioni. Le aziende conoscono i concetti base ma la loro preparazione si riduce sui temi avanzati. Non sanno per esempio come adottare alle soluzioni basate sull’Ai, o come renderla efficiente. E non va meglio quando si tratta di soldi e non hanno idea degli investimenti necessari per pagarne i costi.
Ai in azienda, mancano le figure dedicate
“Il freno maggiore -riferisce Andrea Teja, head Gea digital- all’adozione delle soluzioni di Ai nelle imprese italiane è la mancanza di una figura di raccordo tra il vertice aziendale, ceo o imprenditore, e le diverse funzioni aziendali”. Proprio questa mancanza è l’ostacolo maggiore secondo il 60% degli intervistati. Per trasformare la cultura aziendale appare cruciale investire in formazione. Però dalla ricerca emerge che solo il 35% delle aziende sta investendo in tal senso.
Ai, serve muoversi per non restare indietro
Anche se il 65% delle imprese non l’ha ancora adottata, l’interesse verso le sue potenzialità è forte, soprattutto verso progetti di miglioramento dei processi di front e back office e di apprendimento e gestione del patrimonio di conoscenza aziendale. “È fisiologico -commenta Tito Zavanella, presidente di Gea-consulenti di direzione- che solo poche imprese abbiano già implementato soluzioni di questo tipo, poiché si tratta di una tecnologia relativamente giovane. Tuttavia, considerando la rapidità con la quale procede il suo sviluppo, è importante non trascurarne le possibili ricadute, per non ritrovarsi, a distanza di poco tempo, non allineati con il processo di adozione rispetto ai diretti concorrenti, rischiando così di perdere vantaggio competitivo”.
L’Ai ci piace perché… efficienta i processi
Tra i benefici percepiti, l’85% delle aziende segnala una miglior efficienza dei processi e della qualità dei prodotti e servizi erogati. Risulta meno immediata la correlazione tra Ai e pianificazione strategica. “Anche sul processo di pianificazione strategica -dice Stefano Pellandini, ceo di Gea – consulenti di direzione-, l’intelligenza artificiale potrebbe rappresentare un valido supporto, fermo restando il ruolo di judgement e di decisore finale che deve rigorosamente restare nelle mani delle figure apicali della organizzazione”.