A livello globale, gli uomini hanno un terzo di probabilità in più (33%) di ricevere promozioni interne a ruoli di leadership rispetto alle donne (media 2021). Questo dato, in Italia sale al 63%. È solo un esempio dell'ormai nota iniquità di genere sul luogo di lavoro. La novità è che questo elemento, insieme a fattori come le difficoltà economiche, durante il periodo pandemico si sono inaspriti, portando a una crescita esponenziale di donne imprenditrici. Le dipendenti, d'altro canto, hanno cercato di prendere maggiore controllo della propria carriera.
Questo lo scenario tracciato dai dati LinkedIn pubblicati nel Global Gender Gap Report 2022 del World Economic Forum. Questi ultimi mostrano infatti che le donne fondano le proprie aziende a un ritmo più veloce rispetto agli uomini, con un netto aumento nel corso del 2020. In Italia, nello specifico, nel 2020 rispetto al 2019 si registra un incremento della percentuale di donne imprenditrici del 62% e degli uomini del 27%.
Gli input all'imprenditoria femminile
Le ragioni di questa nuova spinta imprenditoriale femminile sono, per l'appunto, diverse, a partire dal fatto che le donne svolgevano più spesso lavori nel settore dei servizi, come il commercio al dettaglio e l'ospitalità, che sono stati quelli maggiormente colpiti dai lockdown. La pandemia ha poi visto molte donne farsi carico della doppia responsabilità del lavoro e del caregiving, costringendole a cercare una maggiore flessibilità rispetto a quella offerta dai loro datori di lavoro. Non solo, la pandemia ha anche creato nuove opportunità di business, poiché i settori sono stati stravolti e si sono adattati a operare in modo digitale, contribuendo a ridurre alcuni costi di avviamento, come quello degli uffici fisici. La combinazione di questi fattori ha fatto sì che le donne avviassero le proprie attività a un ritmo senza precedenti.
I settori della finanza, del commercio al dettaglio e dell'istruzione hanno registrato la crescita maggiore di donne imprenditrici tra il 2016 e il 2021, con un aumento delle percentuali di imprese fondate da donne rispettivamente di 2.5, 2.4 e 2.3 volte in questi settori. I Paesi con la crescita maggiore in questo periodo sono stati il Portogallo (un aumento di quattro volte) e il Belgio (un aumento di tre volte).
Le persistenti iniquità sul lavoro
Mancanza di pari opportunità sull'ambiente di lavoro, pregiudizi di genere e così via sono stati un ulteriore input al cambiamento esacerbato in periodo di pandemia. Questi gap rappresentano ancora oggi una grande sfida da affrontare, anche a vantaggio delle stesse aziende che vogliono attrarre e valorizzare i talenti femminile. La sotto-rappresentazione delle donne inizia infatti già a livello dirigenziale, creando una ristretta cerchia di talenti che si riduce con l'anzianità. In Italia, mentre la metà delle donne (50%) ricopre posizioni entry-level, solo un terzo (35%) ha ruoli manageriali e un quarto (26%) ruoli C-Suite.
I nuovi dati di LinkedIn sottolineano anche i pregiudizi di genere nelle promozioni interne: a livello globale, come anticipato, gli uomini hanno ad esempio un terzo di probabilità in più (33%) di ricevere promozioni interne a ruoli di leadership rispetto alle donne, in media, nel 2021. Questo dato, in Italia sale al 63%.
Per fare progressi servono svariate azioni specifiche, a partire da pratiche di assunzione inclusive ed eque, nonché programmi di mobilità interna e di lavoro flessibile. I passi concreti includono l'eliminazione dei bias dalle job description, la creazione di liste di candidati rappresentative e l'inclusione delle donne nelle commissioni di selezione. Ciò include anche la creazione di programmi di mentoring e formazione mirati per le donne che lavorano a livello pre-manager, nonché una maggiore consapevolezza e formazione sui pregiudizi inconsci per gli hiring manager e gli addetti ai colloqui a questo livello.
Anche la flessibilità sarà fondamentale per fare progressi. I dati LinkedIn mostrano infatti che le donne hanno, ad esempio, il 24% di probabilità in più rispetto agli uomini di candidarsi a ruoli a distanza.