In tema di sostenibilità il food&beverage deve migliorare priorità e obiettivi

Sostenibilità
Riprogettazione del portafoglio prodotti, agricoltura rigenerativa e plant based sono una priorità ancora per pochi, nonostante il loro più alto impatto. I dati Quantis

La scienza è chiara: per avere successo e un impatto tangibile la trasformazione sostenibile deve basarsi innanzitutto su riprogettazione del portafoglio prodotti, agricoltura rigenerativa e plant based. Tre elementi chiave che tuttavia sono stati scelti come priorità solo da una piccola parte dei vertici aziendali italiani coinvolti dall'indagine Quantis (rispettivamente: 24%, 32% e 32%). Dati, peraltro, che risultano in linea con il campione globale.
La ricerca, nello specifico, ha interrogato sul tema della sostenibilità oltre 600 professionisti, manager di primo livello ed executive di grandi aziende dell’industria alimentare (con oltre 500 dipendenti), che lavorano in diversi dipartimenti (retail, commercio all’ingrosso, consumer packaged good, materie prime e agricoltura).

Priorità e ostacoli della trasformazione sostenibile

Quali sono, invece, le priorità green che vanno per la maggiore? In testa il miglioramento del packaging (67% dei manager in Italia e 62% a livello globale), seguito dalla necessità di ridurre gli sprechi alimentari e la quantità di rifiuti prodotti (57% dei manager a livello globale e 53% in Italia). Tra i principali driver che guidano l’operato di un’azienda sulla strada verso la sostenibilità, in Italia, come nel resto del mondo, i manager coinvolti concordano sull’importanza della normativa verso la transizione responsabile: ne sono convinti il 45% dei professionisti italiani e dei manager su scala globale. Una comunanza d’opinione che si ritrova anche nel valore dato alla cultura aziendale: in Italia è un fattore di primaria importanza per il 34% del campione, nel mondo per il 32%.
Il risparmio sui costi come driver chiave sulla strada verso la sostenibilità è in misura superiore al campione globale un driver chiave: in Italia lo rileva il 43% dei rispondenti, mentre a livello mondo la percentuale scende al 34%.
Quali sono, invece, le barriere nel processo di transizione verso la sostenibilità? Per quanto concerne la complessità della supply chain, in Italia il 37% è convinto che sia un ostacolo, percentuale che si alza però al 42% al livello globale. Secondo il report, gli investimenti necessari per la trasformazione sostenibile rimangono un tema aperto, all’interno dei diversi dipartimenti aziendali in relazione ai propri budget di spesa. Ne risulta che, mediamente nei diversi dipartimenti, la quota del bilancio annuale destinata ad investimenti finalizzati alla riduzione degli impatti ambientali sia solo del 12,5% su scala globale. Un dato che, però, viene interpretato diversamente in Italia e nel Mondo. Infatti, se a livello globale il 36% dei manager ritiene che l’investimento finanziario elevato rappresenti un ostacolo all’implementazione della sostenibilità in azienda, nel nostro Paese questo dato scende al 31%.

Il ruolo dei csr manager e i cambiamenti nei consumatori

Come spiega il report, nonostante i csr manager considerino positivamente l’ingaggio e la collaborazione tra funzioni e lungo la filiera, non hanno comunque dinanzi a loro una strada completamente in discesa, nel percorso di sostenibilità, ma continuano a necessitare di supporto trasversale in azienda e di impegno del vertice. È noto in letteratura manageriale come l'ingaggio in prima persona della leadership e la cultura aziendale siano i principali motori della diffusione di prassi di sostenibilità in tutta l’azienda, ma alcune leve finanziarie – quali le scelte degli investitori istituzionali (la cui pressione nella direzione della sostenibilità è considerata limitata dal 24% del campione italiano vs. 18% su scala globale) prescindono dalla loro sfera di influenza, e potrebbero rappresentare importanti leve per la trasformazione di sostenibilità.
È interessante, infine, notare come il 100% dei rispondenti all’interno della funzione marketing abbia rilevato cambiamenti nel comportamento dei consumatori riguardo alle abitudini di acquisto sostenibili. Più della metà del campione, infatti, ha evidenziato come i clienti siano più interessati a prodotti sostenibili e disposti a spendere di più per ottenerli. Analizzando tuttavia i rispondenti di tutte le funzioni, nel quadro appaiono differenze rilevanti: infatti, il 27% degli italiani (contro il 21% su scala globale) concorda con l’affermazione per cui la mancanza di spinta nella direzione della sostenibilità da parte dei consumatori è una barriera rispetto all’adozione di una direttrice ancora più forte da parte dell’azienda.

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