“La terra offre all’uomo, nell’armonia dei tre regni, uno spettacolo pieno di vita, interesse e fascino, l’unico spettacolo al mondo di cui i suoi occhi non si stancano mai” scriveva già nel 1778 Jean-Jacques Rousseau, nelle sue Passeggiate del sognatore solitario. Oggi più che mai queste parole hanno una certa risonanza, ora che i tre regni a cui si riferisce Rousseau, animale, vegetale e minerale, sono in grande sofferenza. Nel 2021, l’Italia ha occupato il secondo posto per numero di incendi, da inizio anno sono andati in fumo più di centomila ettari, quattro volte la media degli ultimi decenni. Sebbene sentiamo tutti l’effetto del cambiamento climatico, non abbiamo ancora misurato gli effetti collaterali dell’estinzione programmata delle specie animali, parliamo della sesta estinzione di massa ora che l’80% degli insetti volatili saranno spariti in un secolo. Di fronte a queste sfide, non possiamo aspettare soluzioni miracolose dalle solite autorità pubbliche. La distribuzione organizzata deve per forza cambiare approccio e prendersi le sue responsabilità, visto che il nostro rapporto con l’alimentazione è parte del problema. Le iniziative di maggiore impatto si concentrano su tre parti della catena alimentare: il trasporto, le abitudini alimentari e lo spreco. Il trasporto delle merci contribuisce in maniera significativa all’impronta carbone, liberando gas a effetto serra quasi due volte in più rispetto al solito processo di coltivazione delle materie prime. Non c’è altro da fare che spingere le vendite di prodotti locali attraverso esposizioni privilegiate, informazione al consumatore e magari politiche commerciali specifiche. Sul territorio, la gdo avrà anche un ruolo centrale in termini di sostenibilità, per la sua capillarità le insegne permettono ai piccoli paesi di rimanere attrattivi. Cambiare le abitudini alimentari e ridurre il consumo della carne è una delle soluzioni a più forte impatto sulla crisi climatica. Queste misure sono anche le più difficili da implementare, rappresentano una rottura nella tradizione ancestrale di consumo e dell’equilibro economico di tutta una filiera, già in grande difficoltà. Affrontare lo spreco alimentare dovrebbe diventare una priorità. Le Nazione Unite stimano che un terzo degli alimenti prodotti non si consumano mai. In Italia si calcola che si buttino via 67 kg di alimenti per abitante per anno. Sebbene la metà dello spreco sia imputata al consumatore finale, la gdo deve giocare il suo ruolo e impegnarsi a proporre programmi che permettano di limitarlo. La sostenibilità non riguarda solo l’ambiente, ma anche le persone che fanno la spesa quotidianamente. L’informazione al consumatore è fondamentale per far cambiare i comportamenti. Nell’era della comunicazione sistematica, la divulgazione anche imperfetta dell’impronta carbonica, dovrebbe diventare uno standard. Il dibattito appassionato sui meriti o svantaggi del Nutriscore contro il NutrInform Battery non deve nascondere il tema di fondo: come informare in maniera semplice il consumatore sul contenuto nutrizionale di quello che sta acquistando. Nello scenario del cambiamento climatico, si inserisce un altro fattore da affrontare, l’inflazione, che già covava nel post pandemia. Si stima in 2.300 euro la perdita media del potere d’acquisto delle famiglie italiane nel 2022; la gdo ha un ruolo preponderante per difendere questo potere dei consumatori. Proporre un’offerta competitiva e lo sviluppo di una forte mdd è fondamentale per permettere di diminuire il costo del carrello della spesa. Eterno dilemma tra la sostenibilità del consumo e la crescita delle aziende combinata per forza con uno sviluppo accettabile per il pianeta.