"Per far crescere un'impresa l'ideale è entrare in un gruppo che conosca già i numeri, i gusti e le tendenze di consumo - ha detto il sociologo Francesco Alberoni nel corso di un convegno organizzato da Rds e Milan Art Gallery. Il franchising è caratterizzato da strutture ampie ma non rigide, con elementi di elasticità a tutti i livelli di organizzazione quindi congeniale alla mondializzazione. E la differenza la fanno le idee geniali e la sensibilità dell'imprenditore e la capacità di trasferirle all'affiliato attraverso la formazione".
Ormai il mercato del franchising non è più limitato all'Italia, ma si apre all'Europa ed anche all'Asia. Delle 950 catene in franchising italiane, 160 hanno già aperto punti vendita all'estero, per un totale di 8.200 punti vendita nel 2015, che aumenteranno di 465 unità nel 2016, secondo la previsione di Confimprese. Uno degli sbocchi più promettenti è rappresentato dal mercato cinese. Non a caso il Salone Franchising Milano è stato ufficialmente invitato a partecipare, con una rappresentanza di aziende, alla Fiera del Franchising di Pechino nel maggio 2017.
"Non solo avete tanti marchi di eccellenza - ha spiegato Xiaochong Fan, vicepresidente di Sunshine100 e di China Chain Store & Franchise Association che ha presentato a Milano il progetto Tuscany - ma il consumatore cinese chiede di immergersi nel modo di vivere la vita italiano. La nostra Associazione ha invitato ufficialmente il Salone di Milano a partecipare alla Fiera di Pechino, da noi organizzata. L'idea è di far vivere un'esperienza di marca, consentendo di far toccare con mano la artigianalità, la storicità e l'esclusività dei prodotti". Per il progetto Tuscany Italian Feeling, infatti, che mira a portare le aziende franchisor italiane all'interno dei centri commerciali e complessi residenziali cinesi sono state richieste non solo imprese dei settori food e fashion, ma aziende che interpretano uno stile di vita rilassante, la longevità, la capacità di formare talenti italiani.