
Nonostante le forti tensioni geopolitiche e l’introduzione -e la sospensione- di dazi voluti dall'amministrazione Trump in Usa, il commercio globale è resiliente e mostra un’accelerazione della crescita, il mantenimento del commercio a lunga distanza e in particolare nuovi protagonisti come India, Vietnam, Indonesia e Filippine. Certo, i dazi ed altre operazioni della nuova amministrazione Usa creano perplessità. Forse, però, il dubbio è superiore al necessario.
“Gli Stati Uniti potrebbero anche ritirarsi da ogni commercio per un periodo di tempo, ma il resto del mondo lo sta abbracciando fermamente -ha detto John Pearson, ceo di Dhl Express, presentando il Rapporto DHL Trader Atlas 2025-; qualunque sia il problema, il commercio può essere parte della soluzione”. La globalizzazione è quindi persistente. "Contrariamente alle aspettative di regionalizzazione, il commercio a lunga distanza rimane forte, con ridotti effetti interni alle macroarre e tra le varie macroaree”, ha detto Steven Altman, direttore del Center for the Globalization of Education and Management alla Nyu Stern School of Business, presentando l’Atlas 2025, un'analisi approfondita delle principali tendenze nel commercio globale su circa 200 Paesi e territori.
Commercio dei beni previsto in crescita di oltre il 3% l'anno
Le future politiche commerciali sono incerte, soprattutto dopo la rielezione del presidente statunitense Donald Trump l'anno scorso. Tuttavia, l’Atlas sottolinea come il commercio globale sia stato sorprendentemente resistente agli sconvolgimenti recenti. Questa tendenza dovrebbe continuare anche se gli Stati Uniti iniziassero ad aumentare i dazi doganali. Redatto da Steven A. Altman e Caroline R. Bastian della New York University Stern School of Business, il Dhl Trade Atlas 2025 offre una vasta gamma di dati e analisi sul commercio globale e le sue prospettive. Il contenuto interattivo gratuito disponibile su dhl.com/tradeatlas è una nuova funzionalità. Il rapporto è stato finalizzato nel febbraio 2025 utilizzando dati e aggiornamenti delle previsioni fino a gennaio 2025.
Il commercio di beni crescerà del 3,1% all'anno tra il 2024 e il 2029, similmente al Pil e meglio del decennio precedente. Questa tendenza dovrebbe continuare anche se gli Stati Uniti iniziassero ad aumentare i dazi doganali, sebbene a un ritmo più lento. D’altronde, la quota degli Stati Uniti è attualmente del 13% nelle importazioni e del 9%: nelle esportazioni, quote sufficienti per avere un impatto notevole, ma non abbastanza alte per determinare unilateralmente il futuro del commercio globale. “Bisogna separare la politica dalla logistica -ha dichiarato Pearson- ma è significativo vedere come il commercio internazionale continui a superare ogni problema: rivalutare le supply chain, bilanciando costi e rischi verso efficienza e sicurezza, è un compito per Dhl".
L’Oceano indiano crescerà di più
Tra il 2024 e il 2029, si prevede che quattro Paesi si classificheranno tra i primi 30 sia per velocità (tasso di crescita) sia per dimensione (quantità assoluta) della crescita commerciale: India, Vietnam, Indonesia e Filippine. L'India spicca anche come il Paese con il terzo maggiore aumento assoluto previsto del commercio (6% del commercio globale aggiuntivo), dopo Cina (12%) e Stati Uniti (10%).
In generale, si prevede che i volumi commerciali 2024-2029 cresceranno tra il 5 e il 6% in Asia meridionale e centrale, Africa subsahariana e Paesi Asean, con tutte le altre regioni compreso tra il 2 e il 4%. Nel complesso, il commercio non è diventato più regionale, tutt’altro. Nei primi nove mesi del 2024, la distanza media percorsa per tutte le merci scambiate ha raggiunto un record di 5.000 chilometri, mentre la quota di commercio all'interno delle principali regioni è scesa a un nuovo minimo del 51%.
"Sebbene le minacce al sistema commerciale globale debbano essere prese sul serio, il commercio globale ha dimostrato una grande resilienza -ha dichiarato Steven A. Altman, Senior Research Scholar presso il Center for the Future of Management della NYU Stern- anche se gli Stati Uniti si ritirassero dal commercio, è improbabile che altri Paesi seguano questa strada". Guardando in particolare i flussi tra Cina e Usa, le due superpotenze hanno ridotto le loro quote di commercio reciproco dal 3,5% del commercio mondiale nel 2016 al 2,6% nei primi nove mesi del 2024, ma questi numeri non sono sufficienti a rappresentare un’instabilità. Inoltre le importazioni statunitensi dalla Cina sono probabilmente sottostimate, il che riduce ulteriormente l’effetto della diminuzione dei numeri ufficiali.