Negli ultimi anni il settore Fintech ha avuto un costante sviluppo a livello mondiale, superando negli Stati Uniti, sia il mercato dell'Intelligenza Artificiale che quello dell’IoT. In particolare, come riportato da CB Insights (2020), il settore Fintech ha raccolto, grazie al Venture Capital, quasi 130 miliardi di dollari a livello globale. In Europa, la crescita del comparto FinTech è più debole rispetto ai concorrenti americani e asiatici; il Regno Unito (anche se uscito dall’UE dal 1 gennaio 2021) presenta il livello di adozione più alto in assoluto rispetto ad altri paesi, seguito da Germania e Francia, l'Italia, invece, è posizionata tra le ultime insieme alla Spagna.
Tuttavia, nonostante questo ritardo rispetto ad altri paesi europei, l'Italia sta dimostrando sempre maggiore attenzione a questo mercato, difatti, le FinTech italiane sono 278,49 in più rispetto allo scorso anno (rapporto PWC, 2020). Secondo un recente studio di Osservatori.net nel 2020 il 33% degli utenti italiani hanno utilizzato almeno un servizio FinTech e ne sono rimasti soddisfatti. La crescita del mercato FinTech in Italia si palesa anche nella moltiplicazione di numerose iniziative da parte della Consob (Quaderni FinTech), della Banca d'Italia (canale FinTech) e di altre istituzioni pubbliche/private (ad es. FinTech District di Milano, AssoFinTech).
Il panorama delle FinTech in Italia è molto vasto, esse, infatti, operano in più settori, ad esempio: Payment, Money Management, Lending, Wealth & Asset Management, Capital Market & Trading, Crowdfunding, InsurTech, RegTech, Cybersecurity e Tech Enabler.
Lo sviluppo del mercato Fintech è promosso non solo dalle nuove startup tecnologiche ma anche dai grandi colossi di Internet, i cosiddetti Big Tech (Google, Apple, Facebook e Amazon), che stanno gradualmente ampliando il proprio raggio di azione diventando banche a tutti gli effetti. Amazon, ad esempio, ha già investito più di 3 miliardi di dollari in piccole imprese nei paesi in cui è attivo il servizio "Amazon Lending". Allo stesso tempo, Facebook ha recentemente ottenuto una licenza di moneta elettronica. Apple nel 2019 ha lanciato la propria carta di credito (Apple Card) sul mercato statunitense, raggiungendo un discreto successo tra propri utenti. Google oltre alla piattaforma di pagamento Google Pay già attiva, ha annunciato ulteriori progetti nel campo FinTech: un conto corrente (Cache) ed una propria carta di debito (Google Card).
Banche e operatori tradizionali, da parte loro, stanno rispondendo alla minaccia delle Big Tech investendo nelle aree tecnologiche più avanzate, promuovendo e supportando la nascita di startup Fintech (tramite Start-Up Accelerator e Hackathon in loco). Intesa Sanpaolo attraverso il proprio fondo di Venture Capital, è entrata a far parte del capitale di Yolo, leader nel mercato Insurtech italiano e di Matipay una startup che opera nei pagamenti digitali. Banca Sella nel 2017 ha creato il FinTech District e dopo soli tre anni conta al proprio interno più di 150 realtà. Queste iniziative nei prossimi anni porteranno ad un'accelerazione nello sviluppo di nuove realtà ibride, dove le società Fintech collaborano con gli istituti finanziari tradizionali e ad una maggiore diffusione dei servizi finanziari digitali tra gli utenti sia nel mondo che in Italia.
Ma nell’era digitale, ed in particolare nel mercato emergente delle Fintech, qual è il ruolo del capitale umano? Lo studio condotto dal Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” ha indagato la relazione tra la performance delle società Fintech italiane e il Capitale Intellettuale tra il 2016 e il 2018. Sono state selezionate società operanti nell’area di Payment, Lending, Tech Enabler, Wealth & Asset Management, Regtech, Money Management, InsurTech, Equity Crowdfunding e Sicurezza informatica. In particolare si è analizzato come le componenti del Capitale Intellettuale (Capitale Umano[1] e Capitale Strutturale[2]) influenzano le performance economiche-finanziarie dell'impresa. Attraverso il database di Aida Bureau Van Dijk sono stati ottenuti i dati di bilancio di 10 principali aziende FinTech italiane: Eudata, Agile Lab, Modefinance, Kubique, Vipera, Satispay, Neodata, Opentech ed Epipoli.
Applicando alcune tecniche di analisi statistiche, tra cui l’analisi di regressione parametrica e non parametrica, è emerso che il Capitale Umano è il driver principale nella creazione di valore nelle FinTech italiane e che il Capitale Strutturale, invece, addirittura ne influenza negativamente la performance economico-finanziaria. Probabilmente questo risultato viene influenzato anche dal fatto che l’orizzonte temporale di analisi è limitato, tuttavia il mercato delle Fintech è recente per cui non è stato possibile indagare un orizzonte temporale più ampio. Il risultato sicuramente dovrebbe essere nuovamente verificato nei prossimi anni.
In estrema sintesi la considerazione principale che emerge dallo studio è che in un mercato come quello delle Fintech, dove si potrebbe pensare che prevale la componente hard dell’investimento aziendale, come d’altronde mostrano gli investimenti effettuati da alcune aziende operanti nel settore indagato, ancora una volta sono le persone che fanno la differenza e che creano valore per l’impresa. I risultati confermano quanto già emerso nel precedente studio sul mercato Fintech europeo.
[1] Il Capitale Umano si riferisce alle persone che fanno parte di un’azienda, in particolare la conoscenza che queste persone possiedono. Generalmente, si riferisce a conoscenza tacite, come le competenze, l’esperienza, l’educazione e il know-how, in sintesi il Capitale Umano racchiude gran parte delle risorse intangibili aziendali.
[2] Il Capitale Strutturale è anche noto come capitale organizzativo, esso comprende procedure, manuali, sistemi di controllo, sistemi informativi, infrastrutture tecnologiche e altre forme di conoscenza codificata all’interno dell’organizzazione. Pertanto, il capitale strutturale è l’infrastruttura aziendale che facilita e supporta i dipendenti (capitale umano) nel loro lavoro.
(*) Filomena Izzo, Università degli Studi della Campania (*) Luigi Vanvitelli Dip. di Economia, filomena.izzo@unicampania.it
(**)
Viktoriia Tomnyuk, Università degli Studi di Torino, viktoriia.tomnyuk@unito.it
(***)
Rosaria Lombardo, Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” Dip. di Economia, rosaria.lombardo@unicampania.it