La raccolta dell’orzo è un’occasione per fare il punto su un progetto a lungo termine, quello di Campus Peroni. E “La foto sul trattore è un rito”, scherza Federico Sannella, coordinatore di Campus Peroni che per il sesto anno (non consecutivo, causa Covid) ha invitato partner e giornalisti nei campi dell’Azienda Agricola Aldobrandini, a pochi chilometri da Roma. Il progetto punta a ridurre le emissioni rendendo l’agricoltura più sostenibile grazie alle tecnologie agronomiche sul campo. “Dai primi dati raccolti -annuncia Peroni- per il campione di agricoltori già aderenti al programma si stimano oltre 6.000 tonnellate di CO2 risparmiate, nel periodo 2015-2022 rispetto ai dati di riferimento”.
Neutralità in Italia
L’obiettivo dichiarato in ambito ambientale, afferma Massimo Fortunato, manager che si occupa dello sviluppo sostenibile in Birra Peroni, è “diventare Carbon Neutral per il processo di produzione della birra nei nostri tre stabilimenti di Roma, Bari e Padova”. Facendo un passo indietro, Campus Peroni è il centro di eccellenza, nato dalla collaborazione tra Birra Peroni e il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia), focalizzato in particolare sull’innovazione in agricoltura nel settore cerealicolo, che ha coinvolto start-up del mondo della tecnologia applicata alle coltivazioni ed esperti dei dipartimenti di Scienze Agrarie di numerosi atenei (Teramo, Perugia, Tuscia, Salerno, Firenze e Padova e l’Università Campus Bio-Medico di Roma).
Innovazione aperta
“Unire pubblico-privato e mondo della ricerca scientifica è la via”, commenta Sannella, che aggiunge che questo sistema di collaborazione e scambio delle conoscenze, può essere visto come “una sorta di Open Innovation della filiera agricola e del Made in Italy”. Solo nel Lazio, sono circa 600 le aziende agricole coinvolte nella produzione dell’orzo che serve per la realizzazione di Birra Peroni. “Abbiamo visto come l’introduzione di strumenti innovativi come il DSS (Decision Support System), possa fare la differenza”, spiega Sannella, che accende il faro sugli eventi climatici estremi a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi. Applicati a macchina agricole 4.0 come quelle mostrate, i sistemi DSS sono letteralmente dei sistemi di supporto alle decisioni agronomiche, che raccolgono e organizzano una serie di dati da numerose fonti, tra cui sensori disposti direttamente sui campi.
Consigli operativi, che consentono all’agricoltore di ridurre i costi e ottimizzare le lavorazioni in campo, riducendo e monitorando le emissioni.
Calcoli e riduzioni
Tutti i dati, dall’uso dei fitosanitari all’acqua per l’irrigazione, fino alla benzina consumata dai macchinari agricoli, finiscono infatti nel cosiddetto “quaderno di campagna”, digitalizzato grazie ad app studiate appositamente, e i dati raccolti confluiscono nel flusso di dati di sostenibilità che servono per la tracciabilità della sostenibilità in blockchain (che ha il compito anche di certificare che il malto sia 100% Made in Italy) e per le analisi di Valutazione del Ciclo di Vita - Life Cycle Assessment sull’intera filiera produttiva. Come riassume Giacomo Luddeni della XFarm, la tech company che supporta Campus Peroni con la realizzazione delle app, “partiamo da un trattore connesso in campo per monitorare l’intera attività, al fine di utilizzare questi dati per calcolare la CO2 e arrivare a comunicare questo impegno di riduzione delle emissioni all’utente finale”.