Il risveglio dei consumi in gdo, guidato dalla categoria dei monoporzionati, e un fuori casa in costante crescita, che può offrire nuove opportunità di consumo e quindi di sviluppo per l’intero segmento a seguito dell’arrivo di player come Starbucks. Ma anche il momento d’oro che sta vivendo il caffè italiano, e napoletano, sui mercati esteri, e le opportunità da cogliere. Questi i principali temi affrontati nel corso della chiacchierata con Fabrizio Nucifora, global marketing & trade marketing director di Kimbo.
Cominciamo parlando del mercato interno. Come sta andando?
Diciamo che in gdo, finalmente, dopo un triennio caratterizzato da momenti di rallentamento e di crescite negative, il comparto è ripartito: i primi 8 mesi del 2016 sono stati sempre con segno positivo. E, in generale, sta migliorando il consumo a casa dal punto di vista delle quantità. Se questo trend sarà confermato, anche nel 2017 dovremmo assistere ad una lenta ripresa dei consumi per un mercato trainato soprattutto dai monoporzionati, cioè dalle capsule. Un settore che continua a crescere a ritmi sostenuti: parliamo del +22% sull’anno precedente.
Un segmento in cui c’è molta competizione...
Certamente, ma nel quale non tutti hanno l’expertise necessaria per essere sul mercato con una proposta realmente differenziante. Da parte nostra, siamo partiti già 3 anni fa con il lancio di una soluzione come Uno Capsule System, sviluppata in partnership con un player
come Illy. Si tratta di una macchina da caffè per uso domestico che può ospitare sia caffè in capsule Kimbo che Illy. Il prodotto sta andando molto bene: il business quest’anno fa +60% sull’anno precedente. Pensiamo che la categoria dei monoporzionati si evidenzierà per un ulteriore dinamismo anche nei prossimi tempi. Noi stessi siamo usciti lo scorso settembre con una nuova linea di compatibili Nespresso, sulla quale cominciamo già a registrare rotazioni significative.
Mentre il fuori casa che esiti sta dando?
Beh, questo mercato non è mai calato, neppure durante la crisi. Anzi, le consumazioni di caffè al bar sono aumentate, anche grazie ad un’industria che è stata in grado di allargare l’offerta, proponendo dei modelli di consumo alternativi: dal caffè al ginseng a quello con orzo, all’importante segmento delle creme fredde al caffè, che ha aiutato a destagionalizzare il business o ad ampliarlo. Per quanto ci riguarda, anche quest’anno nel fuori casa cresciamo dell’8% circa.
E l’arrivo di Starbucks?
Dal nostro punto di vista rappresenta un’opportunità, perché sicuramente la catena proporrà a diverse fasce di clienti modalità alternative di approccio al mondo del caffè. Penso, naturalmente, al caffè lungo, che attrae i target più giovani ma che potrebbe essere esteso anche ad altre tipologie di consumatori, vivificando ulteriormente il settore. Peraltro, noi siamo già pronti a offrire proposizioni di consumo simili a quelle di Starbucks: lo facciamo in Autogrill, proponendo il nostro caffè anche nei bicchieri di dimensioni maggiori, all’americana. Insomma, io credo che, per i produttori più attenti e rapidi nell’azione, si apriranno nuovi ambiti di sviluppo.
Passiamo ora all’analisi del mercato internazionale...
A livello globale è un momento fortunato per il nostro settore: diverse ricerche ci dicono che quella del caffè sarà l’industria dei prossimi 20 anni. Questo perché, ad ora, in tutto il far east non si beve il caffè, ad eccezione di Giappone e Vietnam. Paesi come Cina, India, Indonesia e Filippine si stanno aprendo solo adesso al consumo del prodotto, per un mercato potenziale molto significativo.
Vi state indirizzando verso queste regioni?
Abbiamo iniziato da poco a internazionalizzare il nostro business; oggi l’export vale per noi il 17% del fatturato e solo 4 anni fa valeva l’8%. Quanto all’Asia, per ora abbiamo cominciato a lavorare in Cina con un paio di distributori e siamo in Alibaba. Il grosso delle esportazioni lo facciamo in Europa e in America: abbiamo una consolidata presenza in Francia e Regno Unito, ma sono molto interessanti anche paesi come Grecia, Usa, Canada, Russia. Rileviamo che il caffè made in Italy ha un’ottima accettazione sui mercati esteri. E noi stiamo cavalcando quest’onda, come promotori dell’italianità, ma soprattutto come ambasciatori della cultura dell’espresso napoletano nel mondo.