L’attenzione crescente alla forma fisica, l’interesse diffuso verso gli integratori, la crescita del veganesimo in tavola. Sono le tre tendenze che spiegano il decollo della nutraceutica, categoria che comprende i cibi cosiddetti “funzionali” (da quelli senza, ad esempio zucchero e glutine, a quelli arricchiti, ad esempio da ferro e magnesio) gli integratori alimentari, i cibi vegan, per l’infanzia, la carne sintetica, le farine di insetti e così via. Un settore che per la prima volta è stato oggetto di un report da parte dell’Area Studi Mediobanca.
Italia leader degli integratori, quanto pesano gdo e farmacie
Se a livello mondiale nel 2021 la spesa nel comparto ha raggiunto i 500 miliardi di dollari (poco meno di 440 miliardi di euro) ed è atteso a una crescita di poco inferiore al 7% da qui al 2026, gli analisti di Piazzetta Cuccia calcolano in 4,8 miliardi di euro il valore del mercato italiano nel 2020. La parte più cospicua spetta agli integratori alimentari: 3,8 miliardi, il 2,9% in più del 2019, dopo che nel passato la crescita era stata spesso a due cifre percentuali annue. In questo segmento l’Italia è leader in Europa, posizione che è destinata a consolidare negli anni a venire, per raggiungere quota 4,8 miliardi nel 2025. Già nel primo trimestre 2021, segnala lo studio, vi è stata una crescita nell’ordine del 4,5%. Quanto ai canali di vendita, le farmacie assorbono il 79%, con le parafarmacie e la Gdo appaiate all’8%, mentre il restante 5% è veicolato online. Nell’ultimo anno considerato, gli integratori alimentari hanno rappresentato il 12,7% delle vendite complessive delle farmacie, quota che è cresciuta regolarmente nel tempo: basti pensare che nel 2017 non andava oltre il 10,6%.
Il successo degli integratori, così come degli omeopatici e dei prodotti di natura erboristica, è dovuto, oltre che alla spinta che arriva dalla domanda, anche ai minori vincoli che ne disciplinano l’immissione in commercio e la pubblicità, aspetti che ne facilitano la percezione da parte dei consumatori quali presidi alternativi ai Sop (farmaci senza obbligo di prescrizione medica).
Dal 2008 il consumo pro-capite di integratori è passato da 1,6 a 4,1 confezioni in base all’intera popolazione, valore che raddoppierebbe a otto confezioni circa considerando solo i 32 milioni di utilizzatori attivi. Quanto ai benefici per le singole funzionalità, prevalgono i prodotti destinati al benessere intestinale e dell’apparato digerente, davanti ai prodotti per l’apparato circolatorio, per il sistema urinario e riproduttivo e le referenze tonificanti.
Il confronto internazionale
Il peso crescente degli integratori nel mix di consumo degli italiani è attestato anche dal Censis, secondo il quale ormai sono circa 32 milioni i nostri connazionali che ne fanno uso, in oltre il 60% dei casi donne. La fascia di età maggiormente interessata è quella tra i 35 e i 64 anni, seguita dai cittadini tra 18 e 34 anni. Il 58,4% degli utilizzatori si connota per essere abituale, con frequenza di assunzione quotidiana o in più giorni durante la settimana.
In altri Paesi le cifre sono più modeste: in Gran Bretagna l’assunzione di integratori coinvolge il 25% della popolazione, di cui il 41% in modo abituale, mentre in Francia non si va oltre il 22% tra gli adulti e al 14% tra i giovani.
L’emergenza sanitaria ha agito da acceleratore: si stima che un italiano su dieci si sia avvicinato agli integratori proprio con la pandemia.
Baby food a 300 milioni
Seguono a distanza il comparto della nutrizione specializzata in senso stretto, che vale 700 milioni (400 milioni solo le soluzioni per celiaci, 170 quelle per fini medici), e il baby food (300 milioni, con gli omogeneizzati che incidono per oltre la metà).
Lo studio dedica un approfondimento anche alle proteine alternative a quelle di derivazione animale, segnalando che entro il 2035 arriveranno a valere l’11% delle vendite contro il 2% attuale, per un valore attorno ai 290 miliardi di dollari (254 miliardi di euro). La nuova frontiera dell’alimentazione è rappresentata dalla carne sintetica. Attualmente in questo segmento operano circa 100 start up che nel 2020 hanno raccolto capitali per 370 milioni di dollari, sei volte l’ammontare raccolto nel 2019.