La maggioranza degli italiani si reputa in una buona condizione di salute sia fisica (61%) che mentale (69%) e auto-considera il principale “sostenitore” del proprio benessere. Seguono il supporto dello Stato (25,2%) di rivenditori (10,3%) ed esercenti (10,4%). I soli salutisti attivi, ovvero i consumatori che si impegnano in una corretta routine di benessere, con dieta ricca di vitamine e cibi freschi, influiscono sul 32% del fatturato della gdo, per un valore di 838,42 miliardi di euro.
A tracciare questo identikit di italiani e salute, alimentare in primis, è la nuova indagine di YouGov "“Who cares? Who does? Health”. La ricerca, condotta su un campione di famiglie selezionato all’interno del consumer panel dell'azienda, ha rilevato anche che gli italiani si trovano ad occuparsi della propria persona in percentuale inferiore (4%) rispetto alla media globale (6%). I numeri mostrano infatti che se da un lato il 10% degli italiani si occupa della propria salute fisica e il 9% di quella mentale, dall’altro il 50,1% degli stessi tende a curarsi solo quando si manifesta concretamente un problema di salute, contro il 38,4 % della media globale.
Guardando nello specifico a salute e alimentazione, il 53% degli italiani trova nel prezzo la prima barriera per l’acquisto di cibi “non processati”, mentre la scarsa chiarezza delle etichette influisce sul carrello della spesa del 21% di loro che, per un buon 18%, si dichiara confuso su quanto un prodotto sia effettivamente “genuino”. Tra le categorie reputate più virtuose il pane (52%), l’acqua in bottiglia (48%), i cibi probiotici (72%), gli integratori (67%) e i multivitaminici (58%). Al contrario, invece, tra gli alimenti considerati più deleteri per la salute, i consumatori italiani inseriscono la carne (21%), il latte (15%), ma anche gli energy drink (67%) e, in generale, le bevande zuccherate (75%).
Tornando al cluster centrale dei salutisti attivi, il 50% di loro vorrebbe maggiori specifiche sugli ingredienti descritti in etichetta, oltre che una comunicazione più precisa su benefici e rischi del consumo di un determinato alimento confezionato. Così facendo, la gdo potrebbe aumentare ulteriormente il valore di questo cluster che, come visto sopra, è elevato. Il 12% di loro considera appunto i retailer direttamente responsabili di garantire uno stile di vita salutare e per questo predilige spesso negozi specializzati e tradizionali, ma anche la distribuzione moderna ha un ruolo importante e può guadagnare ulteriore terreno. Le principali insegne della grande distribuzione si avvantaggiano, ad esempio, per la possibilità di offrire un assortimento più ampio, come specifica lo stesso target salutista. Un potenziale da esprimere su questo fronte e non solo.