I grandi retailer britannici fanno marcia indietro sul business bancario

La Tesco Bank si appresta a passare sotto il controllo di Barclays, mentre anche Sainsbury ha fatto sapere di voler uscire da alcuni business finanziari. In Italia, invece, Conad punta a sbarcare nelle assicurazioni

L’ultimo caso in ordine di tempo riguarda Tesco, che ha raggiunto un accordo con Barclays per cedere al gruppo finanziario la propria banca per un corrispettivo di circa 600 milioni di sterline (intorno ai 750 milioni di euro). I business interessati vanno dalle carte di credito ai prestiti personali non garantiti, dai depositi alle infrastrutture operative di Tesco Bank, con circa 2.800 dipendenti che cambieranno datore di lavoro.

I contenuti dell’accordo

Il retailer manterrà al suo interno altre attività finanziarie, tra le quali assicurazioni, bancomat, agenzia viaggi e carte regalo. La transazione dovrebbe concludersi nella seconda metà di quest’anno. Tesco ha fatto sapere che utilizzerà la maggior parte del ricavato per il buyback, cioè l’acquisto di azioni proprie, operazione finanziarie che tende a sostenere il valore azionario in quanto riduce la quantità di titoli sul mercato.

Inoltre, le due società stipuleranno un accordo decennale che consentirà a Barclays di utilizzare il marchio Tesco per commercializzare e distribuire carte di credito, prestiti personali e depositi non garantiti.

Il precedente di Sainsbury

Fin qui la stretta attualità. Nelle scorse settimane un altro big della grande distribuzione organizzata britannica come J Sainsbury aveva fatto sapere di voler dismettere il business dei servizi finanziari per tornare a concentrarsi sulle vendite al dettaglio. Una scelta dettata da una revisione strategica dell'attività. I vertici hanno poi sottolineato che l’uscita da Sainsbury’s Bank (che gestisce 1.350 sportelli bancomat e 225 agenzie di cambio valuta nei suoi supermercati in tutto il Regno Unito) sarà “graduale” e che per ora non sono in corso trattative con potenziali acquirenti. “Nel 2020 abbiamo adottato la strategia pluriennale denominata ‘Food First’, che comporta una focalizzazione sul nostro business tradizionale e questo passaggio è in linea con quel piano”, ha dichiarato  Simon Roberts, amministratore delegato di Sainsbury’s.

Cambio di rotta nel mercato

Molti retailer britannici, tra cui Marks and Spencer, John Lewis e Tesco, sono entrati nel business dei servizi finanziari nel corso degli anni ’90, in un momento di forte crescita dei prestiti e per parecchio tempo le strategie si sono rivelate vincenti. Tuttavia –evidenzia un’analisi del Financial Times– lo scenario è cambiato radicalmente negli ultimi anni, tra i tassi alti che hanno reso più complicato l’accesso ai finanziamenti e l’incremento dei costi di gestione in ambito bancario, tra nuove regolamentazioni e necessità di investire massicciamente in tecnologia.

Da qui l’avvio di una campagna di M&A, che presto potrebbe coinvolgere la Co-operative Bank. Da tempo nel mirino di banche di medie dimensioni, intenzionate a generare economie di scala per acquisire competitività e non restare schiacciate dalle quattro big nazionali del credito (Lloyds, Barclays, NatWest e Hsbc), a inizio anno, la Co-operative Bank ha annunciato di aver avviato trattative esclusive per fondersi con la Coventry Building Society. Secondo quanto riportato da un portavoce del retailer, l’obiettivo è seguire quanto già fatto in campo assicurativo, con il nome che resterà operativo sul mercato, a testimonianza della sua credibilità presso i risparmiatori, mentre la proprietà passerà di mano.

L’avanzata del digitale

Quanto agli altri operatori, resistono soprattutto coloro che hanno puntato sulla strada delle partnership. Come M&S, che ha lanciato la sua banca nel 2013 in collaborazione con Hsbc, mentre la divisione di servizi finanziari di Asda ha siglato accordi diversificati con aziende che offrono prestiti, carte di credito e assicurazioni. Infine John Lewis offre prodotti di investimento in collaborazione con Nutmeg, che appartiene al gruppo JP Morgan.

Fino a pochi anni, i supermercati erano considerati una minaccia reale al dominio delle banche tradizionali grazie alla loro rete diffusa di negozi sul territorio. L’avanzata del digitale ha cambiato gli equilibri, rendendo spesso un peso (in termini di costi) la presenza di strutture fisiche, mentre al contempo hanno guadagnato posizione le fintech e le nuove banche native digitali.

La situazione italiana

A questo proposito va segnalato che in Italia lo scenario è differente. Basti pensare che il gruppo leader della gdo, Conad, dopo l’agenzia viaggi, sta lavorando sulle assicurazioni. Come ha annunciato di recente, il retailer è in trattative con una compagnia assicurativa, dalla collaborazione con la quale dovrebbe nascere un’offerta congiuntura di soluzioni relativi a infortuni, tempo libero e casa, sempre con riferimento al target tradizionale delle famiglie.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome