Il 2016 è stato un anno di segno più per il settore agroalimentare. Ci sono state però anche varie crisi, dal grano al latte. E poi stiamo raccogliendo i frutti dell’eredità Expo o c’è anche altro? Quali politiche servono perché non si arresti la crescita? «Il governo in questi mesi -spiega Maurizio Martina- ha rimesso l’agricoltura e l’agroalimentare al centro dell’agenda economica e politica. Expo è stato un grande successo, ma l’attenzione non è scesa dopo il 31 ottobre 2015. In questo anno abbiamo lavorato per tutelare il reddito di chi lavora in questi settori. Per questo, dopo la cancellazione lo scorso anno dell’Irap e dell’Imu sui terreni agricoli, nella legge di bilancio di quest’anno andiamo avanti con l’azzeramento dell’Irpef agricola per coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali. Parliamo complessivamente di oltre 1,3 miliardi di euro di tasse in meno in due anni. Non solo: abbiamo definito l’esenzione totale dei contributi per 3 anni per le nuove imprese agricole aperte da under 40 e realizzato misure per favorire l’agricoltura e la zootecnia di precisione 4.0. Puntare sulle nuove tecnologie è una chiave decisiva per rafforzare il modello agricolo italiano, proprio come l’esperienza di Expo ci ha insegnato. Anche su grano e latte siamo intervenuti concretamente, sia con misure d’emergenza che con politiche di trasparenza che aiutino i consumatori a scegliere il Made in Italy: per primi con la Francia, sperimenteremo da gennaio l’obbligo dell’origine della materia prima in etichetta e proprio in questi giorni è partita la nostra richiesta a Bruxelles per fare lo stesso con la filiera grano/pasta».
Parliamo di export e della difficoltà a penetrare nei mercati esteri, soprattutto per le Pmi. Cosa è stato fatto e cosa c’è ancora da fare?
In questi mille giorni di governo abbiamo lavorato per sostenere le nostre aziende nell’affrontare i mercati internazionali puntando su qualità e distintività. L’export agroalimentare ha raggiunto i 60 miliardi di euro negli ultimi 20 mesi, non era mai successo. Sono numeri importanti, ma abbiamo margini significativi di crescita. Per questo stiamo lavorando in squadra col ministero dello Sviluppo Economico e con Ice per essere sempre più coordinati e forti.
Al momento del suo insediamento c’era il tentativo di superare la frammentazione delle aziende dell’agroalimentare e favorire l’aggregazione. Quali risultati siete riusciti a raccogliere?
È la partita numero uno per il nostro settore. Da qui passa la concreta tutela del reddito degli agricoltori. Ci sono esperienze che negli ultimi anni hanno funzionato e si sono consolidate, come quella delle mele del Trentino o l’ortofrutta in Emilia Romagna.
Dobbiamo spingere su questi strumenti, soprattutto al Sud. Per farlo vogliamo sfruttare fino in fondo le possibilità che ci dà il collegato agricoltura, rafforzando il lavoro sulle Op, le organizzazioni di produttori. Per sintesi direi che puntiamo ad avere più organizzazione e meno organizzazioni.
Che cosa è stato fatto e che cosa si farà durante il 2017 sul versante del sistema della promozione internazionale?
Abbiamo concordato con il ministero dello Sviluppo Economico gli investimenti prioritari, non disperdendo in mille rivoli le risorse pubbliche a supporto della promozione. Per il 2017 puntiamo a sostenere i consorzi Dop e Igp con azioni mirate per aumentare la conoscenza delle nostre produzioni, aiutare l’ingresso nella distribuzione estera e lavorare sulla promozione. Stati Uniti e Cina sono le due frontiere sulle quali concentreremo impegni e risorse, guardando alle possibilità offerte dal web attraverso l’eCommerce.
La Settimana della Cucina Italiana nel Mondo ha permesso alle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane, con particolare riferimento ai prodotti di qualità certificata, di farsi conoscere meglio all’estero. Quali sono i fondi a disposizione e quali partner vede coinvolti, in Italia e nel mondo?
Questa è una delle tappe fondamentali di un percorso nato a Expo Milano, dove abbiamo compreso come il cibo sia un veicolo straordinario di dialogo tra culture. Vogliamo rafforzare la rete che abbiamo creato grazie al progetto Food Act, tra Istituzioni, mondo della cucina e dell’agroalimentare. È importante raccontare il nostro saper fare e cosa significa essere italiani, legando il tema della cucina a quello del lavoro dei nostri produttori, un tratto distintivo che rende il modello Italia unico nel mondo. Grazie alla collaborazione della nostra rete diplomatica sono stati organizzati oltre 1.300 eventi in 105 Stati per diffondere la cultura della nostra cucina di qualità, ma soprattutto per promuovere e valorizzare il vero Made in Italy agroalimentare all’estero.