I 5 brand più inclusivi secondo gli italiani nel 2024: Coop emerge tra i big

Il Brand Inclusion Index 2024 di Kantar vede l'insegna gdo trionfare tra i grandi nomi. Ancora troppi, secondo i dati, gli aspetti discriminanti dei brand

Amazon, Nike e Disney sono sul podio dei brand che gli italiani percepiscono come maggiormente inclusivi secondo il nuovo Brand Inclusion Index 2024 lanciato da Kantar. Nomi che non stupiscono e che siamo abituati a vedere in più classifiche, così come non sorprende particolarmente il posizionamento al quinto posto si posiziona Dove. A meritare una certa attenzione è invece il quarto posto di Coop, unica azienda nativa italiana che riesce a competere in questo caso con le grandi multinazionali. Un traguardo che segue il lavoro, anche di vero e proprio attivismo, portato avanti dall'insegna su più fronti in ambito di DE&I, a partire dal progetto #CloseTheGap e dalle relative petizioni.

Parliamo di esempi virtuosi cui fanno tuttavia da sfondo dati decisamente meno rosei. Secondo i dati Kantar, infatti, un italiano su quattro ha vissuto nell’ultimo anno nella sua vita quotidiana esperienze discriminatorie; il 67% di questi episodi avviene in momenti d’interazione con i brand, non solo durante l'acquisto ma su tutti i touchpoint della comunicazione in senso ampio (servizio clienti compreso). Per fronteggiare questa problematica, in particolare, Kantar ha identificato alcuni ambiti e modalità di intervento. Una su tutti la comprensione che adottare strategie inclusive non significa fare marketing di nicchia: la diversità e l’inclusione sono infatti tematiche importanti (per l’82% degli italiani) che influenzano il comportamento di acquisto di tutti (78%) ed in particolare della GenZ (80%). Il 79% degli italiani si aspetta che i brand abbiano un impatto positivo sulla società e che mitighino le forme di discriminazione. Anche l’industria pubblicitaria, in questo senso, deve fare di più: il 65% delle persone ritiene che i brand stiano facendo sforzi per essere più inclusivi, ma c'è ancora molta strada da fare, che parta dalla comunicazione ma arrivi a un impatto concreto sulla società.

La call to action e i dati di Valore D

In questo contesto si inserisce anche l'azione di Valore D, prima associazione di imprese in Italia impegnata nel promuovere la diversità, il talento e la leadership femminile nelle organizzazioni. Quest'ultima ha infatti presentato il nuovo progetto “Dal Silenzio all’Azione” per supportare le aziende nell’adozione di una policy contro la violenza di genere. Un documento che mira a fornire alle aziende strumenti concreti per agire e fare rete contro un fenomeno che persiste nella società e nel mondo del lavoro, nato dalla collaborazione tra Valore D e Una Nessuna Centomila, fondazione italiana dedicata alla prevenzione e al contrasto della violenza sulle donne. I dati del relativo Osservatorio realizzato da Swg per l'associazione forniscono un'ulteriore sostegno alla causa: solo il 37% degli intervistati ritiene che le istituzioni affrontino adeguatamente il problema. Oltre sette italiani su dieci identificano violenza fisica e abusi sessuali come forme di violenza domestica, ma il 34% non riconosce le costrizioni a un rapporto sessuale come forma di violenza. Due italiani su tre concordano sul fatto che la violenza domestica influisca sulla sfera professionale, con il 34% che vede un potenziale aggravamento del problema legato a condizioni lavorative, come orari o lavoro da remoto. Infine, il 62% degli intervistati sostiene che le aziende dovrebbero avere un ruolo più incisivo nel contrasto alla violenza domestica, e le donne in particolare richiedono che i datori di lavoro offrano supporto legale (46%) e assistenza psicologica (37%) alle vittime.

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