La deflazione è uno dei temi più preoccupanti per la nostra economia. In periodi di deflazione conseguenti ad una crisi, come quella che abbiamo vissuto, i consumatori sono portati a rinviare gli acquisti di beni durevoli o non immediatamente necessari. Meglio
risparmiare visto il clima di sfiducia e le incertezze future. Inoltre la deflazione permette di poter acquistare a prezzi inferiori in futuro. Quindi si avvia una pericolosa inerzia nei consumi. I distributori non hanno alcun incentivo ad acquistare per il magazzino, in quanto i beni si svalutano per via della deflazione e a ciò si aggiungono i costi del capitale immobilizzato e della gestione delle scorte. Le scarse opportunità di vendita collegate ai mercati finali stagnanti porta tutti gli attori del canale a svuotare i magazzini e le supply chain. In questo momento ci sono molti capannoni -un tempo dedicati ad immagazzinare le scorte di tipo speculativo- completamente inutilizzati. L’industria si trova in una situazione in cui non c’è crescita della domanda interna finale ed intermedia e quindi cerca soluzioni di sbocco su nuovi mercati, ma con le inevitabili difficoltà dell’aggressiva concorrenza internazionale. Insomma un bel rebus, che Draghi e la Bce hanno tentato di risolvere immettendo da tempo nuova moneta a favore di imprese e consumatori, ma l’effetto per ora è stato molto contenuto. Forse la moneta immessa sui mercati si è fermata nelle banche per i loro problemi interni e non è arrivata a valle nelle quantità sperate. Un auspicio vero per il 2017 è quello di avere un po’ di ‘sana’ inflazione, per far ripartire l’economia, i consumi e gli investimenti. Se l’auspicio non si avverasse ci aspetterà un altro anno difficile.