Suggerita da fonti governative, circola voce che la spesa pubblica sia calata di 25 miliardi di euro rispetto al 2014. La cosa è stata ripresa nella polemica Perotti-Gutgeld di qualche settimana fa (Corriere della sera). Ci possono essere opinioni (diverse) su un aggregato certificato ufficialmente dall’istat e rilevante per le valutazioni della Commissione Europea anche sui disavanzi eccessivi (e quindi rilevante per le nostre vite quotidiane)? La risposta è no, se i numeri vengono guardati con serenità. Tra il 2014 e il 2015 la spesa pubblica è cresciuta di 895 milioni di euro. Se si escludono le uscite in conto capitale -investimenti, contributi alle imprese ecc- la parte restante (spesa corrente) è scesa di 5,5 miliardi di euro. Dentro la spesa corrente ci sono gli interessi sul debito, in riduzione di 5,9 miliardi. Queste tre variazioni sono sufficienti per formulare qualche valutazione: la spesa pubblica è stata ricollocata da interessi passivi a conto capitale, e questa è una buona notizia; al netto degli interessi, se alcune poste della spesa corrente sono diminuite altre necessariamente sono aumentate, visto che la riduzione della spesa corrente è tutta dovuta alla riduzione della spesa per interessi. E infatti così è: ci sono stati risparmi su stipendi e altri oneri che hanno compensato la crescita della spesa pensionistica. Che si potesse fare di più non è un’obiezione decisiva. Né si può condividere l’ansia dell’esecutivo di intestarsi mutevoli e transitori risultati di breve periodo. Le riforme chiedono tempo per dispiegare effetti sull’economia e sulla società. Intanto, raccontare con semplicità il proprio lavoro gioverebbe. L’eccesso di propaganda no.
Gli opinionisti di Mark Up – Mariano Bella
Gira voce che la spesa pubblica cali di 25 miliardi - di Mariano Bella Confcommercio (da Mark Up n. 253)