La prossima Legge di stabilità rappresenta un punto nevralgico dell’azione del Governo. Una sorta di “dentro o fuori”. O si riesce a definire misure che sostengano il paese verso un robusto percorso di crescita, o dovremo rassegnarci ad un futuro di mediocrità e stagnazione, destinato a farci ulteriormente perdere terreno nei confronti della altre economie. Certo la situazione è complessa: i provvedimenti varati dal lato della domanda (80 euro, cancellazione dell’imu per la prima casa ecc) hanno prodotto risultati al di sotto delle attese e le maggiori entrate sono state in parte destinate ai risparmi. Gli interventi in ambito del mercato del lavoro hanno generato una fiammata sui numeri dell’occupazione, ma ora, con la riduzione degli incentivi, gli effetti si stanno raffreddando. Il paese si è quindi bloccato, dopo un timido segnale di ripresa nel 2015, e persone e imprese stanno progressivamente perdendo fiducia. Le famiglie, di fronte all’incertezza politica, alla crisi delle borse, ai drammatici fenomeni sociali, a un quadro occupazionale che non decolla, si dimostrano prudenti nelle spese. Le imprese, di fronte alla stagnazione della domanda interna e alla precarietà delle misure di incentivazione fiscale, attendono la definizione di una prospettiva più chiara per tornare a investire e assumere. Per rimettere in moto il paese la Legge di stabilità dovrebbe proporsi un solo e chiaro obiettivo: ridare certezze. Focalizzandosi quindi su poche misure, adeguatamente sostenute dalle risorse, ma soprattutto che siano strutturali, capaci cioè di delineare quella cornice stabile di regole all’interno della quale si possa tornare ad agire con maggiore sicurezza.
Gli opinionisti di Mark Up – Giovanni Cobolli Gigli
Legge di Stabilità: misure per dare certezze - di Giovanni Cobolli Gigli Federdistribuzione (da Mark Up n. 253)