Come sono le attività ludiche quotidiane della Gen Alpha? Da trenta anni la ricerca Doxa Junior è uno strumento di riferimento del mercato Kids in Italia. La ricerca è basata su circa 1.500 interviste personali realizzate su un campione di bambini dai 5 ai 13 anni. Il suo obiettivo: seguire l’evoluzione della società dal punto di vista della Gen Alpha. “Una ricerca fatta sul campo -dichiara Cristina Liverani, kids & special projects unit manager di Doxa- che consente di parlare direttamente con i bambini – oggi un’attività non così scontata – e capire, guardando nelle loro case, quali sono le loro preferenze e con che cosa interagiscono. Il nostro è un campione molto ampio, circa 1.500 interviste che realizziamo tutti gli anni con bambini tra i 5 e i 13 anni. La fascia di età 5-10 anni è quella in cui abbiamo registrato nel tempo l’evoluzione più forte: il gioco e il tempo dedicato al gioco sono stati messi alla prova”.
In origine, la ricerca nasce su richiesta di Disney per qualificare i lettori di Topolino, all’epoca uno dei pochi media dedicato ai bambini
L’offerta media dedicata alla Gen Alpha è letteralmente esplosa negli anni. E sono circa 20 le aziende che sostengono la ricerca per guardare i bambini e capire come intercettarne i bisogni. “Prendiamo, per esempio -spiega Cristina Liverani- un’immagine che fa parte del nostro immaginario collettivo: il bambino della pubblicità delle barrette Kinder. Nel tempo i bambini protagonisti dello spot sembrano uguali, ma in realtà sono diversi, soprattutto nei dettagli: appaiono con la camicia, la polo e la maglietta con il cappuccio. Cambia molto la disinvoltura, l’espressione. Il bambino contemporaneo appare più “dinamico”, complice, un bambino molto meno statico di quelli precedenti”.
Questo per sottolineare come nel tempo, il mondo dei bambini sia profondamente cambiato e come allo stesso modo siano cambiati anche i bambini stessi. Oggetti come il videoregistratore, il mangiacassette o il walkman non solo sono scomparsi dalle camerette, ma ci sono perfino ragazzi che ignorano il significato di queste parole. “Fra il 1990 e il 2000 ci sono già stati importanti e rapidi cambiamenti. Consideriamo per esempio il videoregistratore, accolto come una novità, un vero must have per l’epoca, nel tempo è scomparso, sostituito prima dal lettore Dvd e poi da un’ampia offerta di canali televisivi dedicati ai bambini e da Youtube con i cartoni animati online. La musica, che una volta occupava la gran parte dei device dei più giovani, oggi è gestita quasi unicamente dal cellulare con una fruizione prevalentemente a pagamento. Pensiamo alla console per i videogiochi che ha fatto in tempo a crescere, a evolvere e in qualche modo perfino ad esaurirsi.
Oggi lo smartphone è il principale device nel mondo della Gen Alpha, uno strumento che contribuisce a modificare le loro richieste e loro aspettative. Nella fascia 5-13 anni, il 38% ne possiede uno, ma il 51% lo usa regolarmente”. Un altro aspetto interessante è l’affollamento dei mondi fantastici: quell’insieme di personaggi di fantasia a cui i bambini accedono attraverso vari canali. Se nel 2000 ai bambini italiani piacevano 33 personaggi, oggi i personaggi monitorati che coinvolgono la Gen Alpha sono diventati 180. E non dimentichiamo il digital: come detto, molti bambini hanno in mano un cellulare che gli permette di entrare in contatto con il resto del mondo attraverso i social con tutti gli stimoli che vi possono trovare. “Nel 2000 – afferma Cristina Liverani - chiedevamo cosa c’era nelle case, adesso ci interessa capire anche a cosa giocano i bambini, cosa gli appassiona, cosa attira la loro attenzione. Così - prosegue – stimoliamo i bambini a raccontare cosa hanno fatto il giorno prima, qual è la loro giornata tipo”.
Il 37% del target ha detto di aver dedicato del tempo al gioco, attività un po’ in calo rispetto ai due decenni precedenti. Guardare la televisione si conferma l’attività prevalente, con un trend stabile, mentre calano la lettura dei giornalini e l’uso della console”. Usa lo smartphone o il tablet il 34% dei ragazzi nella fascia 5-13 anni e il cellulare rappresenta indubbiamente un concorrente temibile per il gioco tradizionale che è sempre più trascurato a partire dai 10 anni. I più piccoli giocano ancora molto, ma meno ore al giorno rispetto al passato.
I genitori hanno un’idea chiara del ruolo del gioco a cui attribuiscono, soprattutto per i più piccoli, il valore di divertimento, di intrattenimento, di strumento di crescita e di sviluppo della fantasia, ma anche un momento di gioia. Il 65% delle mamme cerca di far provare ai figli qualunque tipo di gioco pur di riuscire a ottenere uno stimolo nei loro confronti, “forse -sottolinea Liverani - servirebbe qualche giocattolo in meno lasciando ai bambini la possibilità di sviluppare una fantasia più spontanea e meno sollecitata”.
I bambini sono sempre più protagonisti degli acquisti, più influencer, più attenti anche alle “mode”. Comunque, la mamma è ancora la principale responsabile degli acquisti di giochi e giocattoli e in questo ruolo è confermata l’importanza dei nonni. Più del 50% degli over 60 ha un nipote sotto i 14 anni e il 70% dei nonni in qualche modo si occupa della gestione quotidiana dei nipoti: i nonni italiani si confermano “molto presenti” nella vita dei bambini.
I papà sono più coinvolti e presenti nella quotidianità dei bambini rispetto al passato, soprattutto verso i bambini più piccoli e sono un po’ più coinvolti con i figli maschi: lo stesso genere aiuta il gioco. Rispetto alle mamme prediligono la fantasia e l’invenzione: la mamma legge la storia, il papà la racconta e tende ad inventare un po’ di più. “Per i genitori - conclude Liverani - il gioco ideale è quello che stimola la creatività, aiuta lo sviluppo della conoscenza, senza dimenticare il divertimento e l’intrattenimento. Inoltre, per i genitori il gioco deve stimolare, al crescere dell’età, anche l’autonomia del bambino: c’è quindi l’idea di qualcosa che lo tenga anche occupato”.