Secondo l'edizione 2018 dello studio sulla Gdo realizzato (annualmente) da R&S Mediobanca, il fatturato aggregato delle maggiori catene retail italiane, che rappresentano il 97% del mercato della Gdo alimentare nazionale, ha toccato, al netto dell’Iva, un valore di 83 miliardi di euro, +4,4% rispetto al 2017: è la crescita più consistente dal 2014, anche se margine operativo netto e risultato corrente sono in zona negativa, rispettivamente a -5,5%, e a -5,9%.
I numeri del 2017 suggeriscono, dunque, uno scenario nel quale alla costante crescita delle vendite non corrisponde quella dei margini industriali: segnale di un mercato sempre più consolidato e che mostra le prime avvisaglie di saturazione. Grazie al contributo delle poste non ricorrenti, il risultato ante imposte e quello netto sono aumentati del 7,2%. Questo spiega perché la redditività del capitale (Roi) nella Gdo si ferma al 4,8% nel 2017 rispetto al 5,2% del 2016, mentre la redditività netta (Roe) si attesta al 5,3%, in crescita rispetto al 4,9% del 2016.
Con 1.095 milioni di euro nel 2017, i maggiori operatori della Gdo italiana hanno così registrato il record di utili dal 2013.
Crescita media annua: i discount battono tutti (anche per Roi)
Le catene dell'area discount hanno chiuso il quinquennio con la maggiore crescita media annua delle vendite (+9,6% dal 2013 al 2017 e +9,7% solo nel 2017). Anche le strutture eredi della storica Do (Unioni Volontarie e gruppi consortili d'acquisto) hanno seguito un corso molto dinamico (+5,6% medio annuo dal 2013 e +6,1% nel 2017).
Bene anche i due grandi gruppi distributivi di Legacoop: Conad è cresciuta in media del 3,1% dal 2013 e del 5,3% nel 2017; il giro d'affari delle Coop di consumatori ha segnato un progresso medio del giro d’affari pari +0,7% nel periodo e a +3,4% nel solo 2017.
In calo, invece, la Gd (ossia, le imprese retail a succursali) il cui fatturato declina in media di 20 bp (-0,2%) rispetto al 2013, pur chiudendo il 2017 col segno più (+0,2%).
I discount si impongono per rendimento del capitale, con un Roi del 19,9% nel 2017, superiore a quello della distribuzione organizzata (9,2%) e della grande distribuzione (3,5%). Nel mondo cooperativo Conad sovrasta con il 7,9% Coop (0,6%).
In sintesi: nel 2017 i discount rappresentano il 15,6% del totale vendite, ma il 34,2% degli utili; la distribuzione organizzata pesa il 33% del giro d’affari, ma cuba utili per il 44,3%; la grande distribuzione muove un fatturato pari al 27,2% raccogliendo, però, solo il 2,5% degli utili. Infine, il mondo cooperativo incide per il 24,2% sulle vendite totali e per quasi il 19% sugli utili.
GDO ITALIANA: I TOP PLAYER
Scendendo ulteriormente nel dettaglio dei singoli operatori, la top5 per incremento del fatturato nel 2017 vede in testa: Crai (+14,2%), Eurospin (+11,1%), Végé (+9,8%), Md (+8,8%) e la tedesca Lidl (+8,5%). Hanno superato la soglia di crescita del 5% anche Agorà (+7,5%), Despar (+6,9%) e Conad (+5,3%). La top5 cambia se si analizza tutto il quinquennio. Il maggiore tasso di crescita medio annuo spetta a Md (+15,6%) che precede Crai (+9,8%) e Lidl (+9,2%).
Il gruppo più redditizio in base al rendimento del capitale investito (Roi) del 2017 è Eurospin (23%), che precede Md (18,6%) e Lidl (16,9%). A seguire Agorà (12,5%), Végé e Crai (entrambe 11,7%) e C3 (11%). La differenza delle performance si deve a molteplici fattori (per esempio, ubicazione, tipologia e assortimento, riconoscibilità del brand e sua fidelizzazione, superficie occupata). In questo senso soffrono soprattutto gli ipermercati, un format che deprime notevolmente le performance economiche degli operatori.
I primati di Esselunga
Con utili netti cumulati di 1.245 milioni di euro nel periodo 2013-2017, Esselunga detiene il primato di risultati nel quinquennio. Sul podio anche Conad (872 milioni) ed Eurospin (817 milioni). Seguono Selex (618 milioni), Lidl (398 milioni) e Végé (320 milioni). Se si rapportano gli utili cumulati del periodo alla consistenza dei mezzi propri iniziali, i discount non hanno rivali: gruppo Md ha accumulato utili pari a 2,6 volte il patrimonio netto iniziale, Eurospin e Lidl pari a 1,6 volte. Tutti gli altri operatori hanno multipli inferiori all’unità.
GDO INTERNAZIONALE
I 18 principali gruppi della Gdo internazionale hanno chiuso il 2017 con ricavi aggregati pari a 1.258 miliardi di euro, +3,3% rispetto al 2016.
WalMart si conferma il player più forte al mondo dall'alto di un fatturato pari a 413,4 miliardi di euro, un valore di poco superiore al Pil dell’Austria e, aggiungiamo noi, circa 5 volte superiore al giro d'affari di tutta la gdo italiana.
A seguire un’altra americana, Kroger con 102,3 miliardi di euro, poi la francese Carrefour (78,9 miliardi), la britannica Tesco (64,8 miliardi) e l’olandese Ahold Delhaize (62,9 miliardi). Ampiamente indietro il maggior operatore italiano, Coop, con vendite lordo Iva pari 14,8 miliardi di euro; si consideri che l’ultimo operatore estero considerato, la spagnola Mercadona, ha realizzato nel 2017 vendite nette pari a 21 miliardi.
Molti big della Gdo mondiale (non tutti, come vedremo) sono vere e proprie multinazionali distributive, realizzano, cioè, all’estero una parte consistente del proprio giro d’affari. L’olandese Ahold Delhaize, in particolare, fattura all’estero il 78,2% delle vendite, prima assoluta in questa speciale classifica. Subito dopo, fra i gruppi più internazionalizzati, troviamo tre ammiraglie francesi: Auchan (64,3%), Carrefour (54,6%) e Casino (44,7%).
Al contrario, un big come WalMart, primo retailer del mondo, realizza tre quarti del suo giro d'affari a livello domestico (solo il 23,8% del fatturato è prodotto all’estero). I grandi della Gdo italiana hanno una dimensione esclusivamente nazionale, così come la britannica Sainsbury's, la canadese Loblaw e la spagnola Mercadona.
Capitolo Roi
Nel 2017 il Roi (Return on investment) sfiora il 10% (9,9%), su livelli doppi rispetto a quelli segnati dall’aggregato italiano. Anche nei grandi player mondiali si nota una riduzione della redditività lorda: il valore era 11,8% nel 2015 e 11% nel 2016.
L’australiana Woolworths è il gruppo straniero che ha fatto segnare nel 2017 il Roi più elevato (20,7%), seguita dalle statunitensi Publix Super Markets (20,5%), Target (18,6%) e WalMart (15,8%). Unendo la classifica per Roi degli operatori internazionali e italiani troveremmo Eurospin al primo posto assoluto (23%), mentre Md (18,6%) si collocherebbe quinta, appena prima di Lidl Italia (16,9%). Dall’ottava all'undicesima posizione, invece, troveremmo i Agorà (12,5%), Végé e Crai (11,7%), e C3 (11%).
eCommerce nella Gdo alimentare in Italia e all’estero
Gli acquisti online nell'alimentare in Italia rappresentano una dimensione ancora poco sviluppata, ma in crescita. Nel 2018 il giro d’affari, nonostante incida solo per il 4% della domanda eCommerce italiana, è cresciuto del 34% rispetto al 2017 raggiungendo un valore di 1,1 miliardi di euro. Gli acquisti online di prodotti alimentari da supermercato hanno raggiunto nel 2017 un valore superiore ai 200 milioni di euro con un incremento di oltre il 50% rispetto all’anno precedente. Gli italiani spendono in media molto meno online: 500 euro annui per i nostri web shopper contro i 1.850 euro registrati in Francia.
L’incidenza dell’eCommerce sul fatturato totale è ancora bassa anche a livello internazionale: intorno al 4-5%. In Italia, Esselunga ha dichiarato vendite online nel 2017 per 180 milioni (2,4% del fatturato). Aggiungiamo noi: non dimentichiamo che 180 milioni è una bella sommetta: equivale alla redditività media (dati Nielsen del libretto Mark Up) di 8 ipermercati...