Ci troviamo in una delle zone toccate più duramente dall’emergenza Covid-19, in provincia di Lodi, nella bassa Lombardia dove Galbani, parte del Gruppo Lactalis, ha il suo principale hub logistico e dove, come per la gran parte delle aziende della filiera agroalimentare che non si sono fermate, l’operatività è stata messa a dura prova. “La nostra -dice Ennio Caiolo direttore generale Galbani Cheese- è tra le aziende che hanno mantenuto una piena operatività in questi mesi difficili e questo ha avuto un costo a livello di produttività perché abbiamo adottato una serie di precauzioni su tutti i siti, dal controllo all’accesso, ai dispositivi di protezione individuale, abbiamo anche lavorato sul distanziamento sociale così da garantire il metro di distanza minimo tra gli addetti all’interno dell’organizzazione, inoltre abbiamo rafforzato i programmi di sanificazione all’interno delle sedi.
Latte italiano ed esplosione dei prodotti confezionati per le ricette
"Nella prima parte di marzo sono saliti i livelli di assenteismo e l’abbiamo dovuto gestire in un contesto che non ci ha permesso di raggiungere i massimi livelli di capacità. Sull’approvvigionamento, la filiera latte ha tenuto, noi abbiamo cercato di consolidare con i conferenti un rapporto di collaborazione, è una filiera sotto stress a causa del forte impatto nel food service, ma noi abbiamo gestito il nostro ruolo con un approvvigionamento quasi esclusivo di latte italiano”.
Le abitudini di spesa nei due mesi di lockdown sono cambiate e questo ha avuto risvolti sulle categorie di prodotti presenti sugli scaffali della gdo italiana “Sicuramente la prima nota è che il portafoglio -continua Caiolo- si è spostato a partire da marzo sui prodotti confezionati, con una ovvia criticità nel mondo del banco taglio della gastronomia. In generale le categorie premiate in questo contesto sono tutte quelle dedicate alla ricettazione, per esempio la mozzarella per pizza ha raddoppiato i suoi volumi, ma anche il mascarpone che in coincidenza con la stagionalità della Pasqua ha registrato un trend di mercato molto importante”.
I numeri di marzo-aprile tra gdo in crescita, export che tiene e food service in caduta libera
“Marzo e aprile hanno avuto trend diversi: abbiamo notato un rallentamento nel food service che ha registrato una performance a -70%, e abbiamo dovuto gestire un problema enorme sugli stock, con il prodotto dedicato che non siamo riusciti a vendere e che abbiamo purtroppo dovuto smaltire. Questo comparto vale intorno al 20%-25% del nostro fatturato, questa perdita è stata però compensata nella distribuzione moderna in linea con la crescita nelle varie categorie e questo ha compensato il malus. Abbiamo inoltre una rete di circa 900 camioncini che servono la ristorazione indipendente e anche i piccoli negozi del canale tradizionale che nel mese di marzo hanno registrato una performance di quasi il 50%. Nel mese di marzo anche l’export, che vale circa il 30% dei volumi totali, ha tenuto con un mix che si è spostato fortemente sui prodotti consumer. Nel mese di aprile subito dopo la Pasqua, abbiamo rilevato un rallentamento, fisiologico, anche per la fine dell’effetto di accaparramento: riusciremo a bilanciare la grossa perdita sul food service ma con una performance più bassa del mese di marzo. Il perimetro export invece in aprile si è contratto sia per il food service sia per i canali distributivi moderni”.
Un nuovo servizio di delivery e comunicazione mirata
Interessante anche la sperimentazione di un nuovo sistema di delivery Galbani a casa tua, che prevede un’interazione telefonica con i consumatori basata su un catalogo di prodotti suddivisi in 5 categorie –formaggi, salumi e affettati, latte e condimenti, yogurt e snack, e pasta– per rispondere ai diversi gusti ed esigenze delle famiglie. Non un vero eCommerce, che per Galbani resta quello rivolto agli operatori professionali, ma un primo passo per esplorare il direct to consumer.
Anche la comunicazione ha dovuto fare i conti con il nuovo sentiment dei consumatori, “Abbiamo cercato di modificare i codici di comunicazione andando a rafforzare quello che è il senso di vicinanza rispetto alla comunità. Abbiamo lanciato la campagna C’è del buono ogni giorno suggerendo delle ricettazioni che possono essere fatte in contesto domestico anche con l’aiuto dei bambini, in generale abbiamo anche rivisto e riadattato la comunicazione digitale utilizzando alcuni influencer per rafforzare questo tipo di messaggio”. E poi si è già al lavoro per una nuova normalità, nel lavoro e nei consumi, “per noi sarà una seconda fase -conclude Caiolo-, in quanto non ci siamo mai fermati, sia in produzione sia in ufficio con le soluzioni di smart working. È un passaggio complicato ma stiamo lavorando per svolgere il ruolo di supporto rispetto a un servizio essenziale, lavoreremo per intercettare i bisogni della collettività. Noi ci prepariamo ad essere particolarmente ricettivi rispetto a un contesto che sarà molto dinamico”. E il video emozionale #noicisiamo va in questa direzione.