La sfida alla complessità è una grande opportunità e non deve essere malvista e impopolare. Capire come funzionino realmente un sistema o un’organizzazione costituita da numerosi elementi interconnessi e molto diversi fra loro può essere impegnativo sotto il profilo cognitivo, sfidante per le nostre conoscenze, per le abitudini, per la “routine” ma è obbligatorio per aggiornare le nostre sicurezze e ripetitività. Spesso dimentichiamo di “essere in divenire” e assolutizziamo quei momenti di pausa che ci servono per assestarci ma che in effetti devono intendersi solo come “soste” temporanee. Lo facciamo lasciandoci indebitamente condizionare dalla logica astratta della matematica, che appunto va in senso opposto rispetto a quella storico-filosofica. Il conoscere è movimento interno e continuo ed il fatto che tali sistemi ed organizzazioni siano difficili da capire non li rende di per sé inefficienti. La complessità apporta vantaggi cruciali, soprattutto in ambienti caratterizzati da dinamismo e incertezza. Con l’aumentare della complessità, la “comprensibilità” sembra diminuire ma solo per i leader aziendali che potrebbero avere difficoltà a capire il sistema ed a orientarsi al suo interno. La scarsa comprensibilità può portare alla non gestibilità: con l’aumentare della complessità diventa sempre più difficile stabilire l’importanza e la funzione di ogni singolo elemento (dove e come governare) per intervenire per gestire le prestazioni.
Questo a sua volta determina imprevedibilità: il sistema può comportarsi in modo spontaneo e inatteso e gli interventi possono provocare effetti non voluti. Per contenere e gestire la crescita della complessità alcune organizzazioni hanno messo a punto strategie ed anche i settori economici iniziano a rispondere ridefinendosi.
I trend emergenti
A tutti gli effetti l’industry del food and beverage è stata travolta ed assimilata nella complessità, per questo uno dei vantaggi competitivi da assumere come comportamento in continuità è il monitoraggio costante dei trend (mega, macro, micro e scansione continua degli scenari). È necessario osservare non solo il proprio settore ma assumere una prospettiva a 360gradi dell’intero ecosistema. Alcuni dei trend emergenti sono la produzione flessibile e la circular economy, entrambi sono stati valutati molto chiaramente e all’unanimità come rilevanti (source TrendOne, panel di esperti composto da 300 professionisti).
Per la food industry, i due principali aspetti delle circular economy sono la riduzione e il riciclo dei materiali del packaging, oltre ad evitare lo spreco di cibo. In accordo con una agenzia tedesca “non profit” Welthungerhilfe, circa un terzo del cibo prodotto nel mondo viene distrutto. In Germania il 60% del cibo eliminato viene smaltito nella catena di approvvigionamento (supply chain) ed il 40% dal consumatore finale. L’alta valutazione di influenza del trend Flexible Production, potrebbe essere spiegato dagli esperti che hanno dato maggiore considerazione all’aspetto della “fast adoption”, ovvero della soluzione di veloce produzione alimentare, questo per rispondere al cambiamento della domanda, piuttosto che alla possibilità di stampaggi tridimensionale (3D) del cibo. Proseguendo con altri trend, abbiamo Internet of Things, che è stato valutato uniformemente da tutto il panel, come alto in termini di rilevanza e come particolarmente efficiente quanto si devono osservare la conformità alle direttive delle varie organizzazioni per la Food Regulation e delle agenzie governative. Una valutazione relativamente deludente è stata data alla tendenza del registro distribuito (distributed ledger).
Dopo tutto la blockchain è considerata essere la portatrice di speranza per uno strumento di trasparenza e a prova di manipolazione nella catena di approvvigionamento. In futuro, la tendenza del Genoma Editing, diventerà rilevante per rendere le materie prime, ad esempio, più robuste e durevoli o per poter personalizzare gli integratori alimentari sui genomi. Si prosegue con il Digital Twins: sostanzialmente una copia esatta di qualcosa di reale sul quale fare test, in modo da evitare errori che potrebbero causare inefficienze e ritardi, una replica virtuale di una risorsa fisica. Vengono utilizzati per molti scopi, ad esempio: produzione, manutenzione predittiva, Plm (product life cycle), test e comprensione di come si comporteranno prodotti e servizi, valutazione di benefici in termini di filiera, potenziamento delle capacità di ascolto del cliente finale e implementazione di un circolo virtuoso della produzione, basata sulla personalizzazione.
La Food Industry nel retail
L’alto tasso degli sviluppi R&D nelle industrie food & beverage di prodotto può consentire di portare molti beni sul mercato business o consumer. Al di là del tasso di insuccesso dei prodotti, le reti commerciali sono un fattore critico di successo, con forte impatto sul business, sia nel B2b che B2c. Il macro settore F&B può essere rappresentato come un pentagono, composto da cliente finale, distribuzione, industria, ecosistema e brand. La tecnologia, la globalizzazione, le generazioni, l’economia hanno dato una forte spinta dalla pluricanalità alla multicanalità ed ora si sta fortemente puntando all’omnicanalità (con frontiera l’Unified Commerce). In termini sistemici il mercato F&B e le relative reti commerciali, si troverà a fare i conti con fattori sistemici notevoli (rinforzanti, causali, retroattivi e con” punti di leva”) che trasformeranno le dinamiche del pentagono in modo sostanziale. eCommerce, eTail, Dtc, Social Commerce, Voice commerce, conversational commerce, gdo (con le dinamiche intraformat/interformat, interchannel/intrachannel), horeca, hotellerie, travel, mobile & temporary store, ecosystem channel, qCommerce, delivery path, multi doorstep ecc. Questi varieranno l’equilibrio tra i canali e all’interno dei canali e a questi si aggiungerà l’ecosistema che modificherà il canale stesso come lo vediamo oggi.
Parafrasando: retail industry aumenterà prodotti, servizi, format ed ecosistema e customer centricity; l’industria aumenterà l’open innovation, R&D, prodotti e servizi, filiera, ecosistema, brand, customer centricy. L’ecosistema aumenterà gli elementi presenti nel sistema, in modalità organica e inorganica, culturale e distribuita, tech savvy, predittivo, advisor. Il cliente finale si evolverà in un modello servito, indipendente, tech skilled, nomade. Per i brand l’evoluzione sarà nella direzione di chiara identità, purpose, inspiring brands (da inspired by a inspired to), prossimo al cliente finale.