Dopo una crescita per tre trimestri consecutivi nel 2017, continua la flessione dell’indice di fiducia degli italiani iniziata nel primo trimestre del 2018. Tra aprile e giugno 2018 l’indice cala di 4 punti rispetto al trimestre precedente, fermandosi a quota 62, in linea con le rilevazioni Istat e con la più generale diminuzione della fiducia mondiale (-2 punti, quota 104), ma in controtendenza rispetto alla stabilità dell’indice in Europa (+1, quota 87). Si registrano picchi di crescita nel Regno Unito (101, +5), Irlanda (108, +5), Estonia (88, +7), Slovenia (87, +6) e Grecia (67, +6).
Seppure fisiologico nei periodi elettorali e nelle fasi precedenti alla formazione di un nuovo Governo, il calo dell’indice di fiducia è collegato alla crescente preoccupazione sul futuro del Paese.
Dall'ultimo aggiornamento della Consumer Confidence Survey – ha dichiarato Roberto Pedretti, Group President di Nielsen per il Sud Europa – emerge un quadro complesso. La preoccupazione per l’instabilità politica e l’economia nazionale incide sull'atteggiamento del consumatore medio nel momento in cui deve fare acquisti. Gli effetti del calo della fiducia, infatti, iniziano a farsi sentire anche nella scelta del punto vendita e dei prodotti di largo consumo: le insegne discount chiudono l’anno progressivo ad agosto 2018 con un trend del +1,8%* rispetto al periodo precedente. Contestualmente, a parità di prodotti rispetto agli altri negozi, i supermercati con un posizionamento di prezzo elevato soffrono di più, chiudendo a -2,6%*. Due segnali indicativi del recente aumento della sensibilità al prezzo e alle promozioni della popolazione italiana.
Aumentano gli italiani convinti che il Paese sia in recessione (81%, +3 punti percentuali) e diminuiscono coloro che sono tranquilli rispetto allo stato delle proprie finanze (27%, -3 p.p.) e alle prospettive sull’occupazione (16%, -1 p.p.). Al contempo, calano di 4 p.p. coloro che ritengono il momento attuale adatto per fare acquisti (21%, -4 p.p.): un segnale d’allarme, considerando che a settembre le famiglie si trovano solitamente ad affrontare diverse spese.
Rimane pressoché stabile (56%, -1 p.p.) la percentuale di italiani che adotta misure per risparmiare, in particolare diminuendo i pasti fuori casa (59%, +3 p.p.), l’intrattenimento fuori casa (57%, +3 p.p.), l’acquisto di vestiario (56%, +4 p.p.) e scegliendo marchi alimentari più economici (50%, +3 p.p.). In crescita anche gli italiani che riducono le spese per le vacanze e i soggiorni brevi (44%, +4 p.p.).
Diversamente, calano quanti rinviano la sostituzione di oggetti importanti per la casa (35% -5 p.p.), risparmiano su gas e elettricità (39%, -4 p.p.), utilizzano meno l’automobile (35%, -2 p.p.), riducono le spese telefoniche (23%, -9 p.p.) rinviano l’acquisto di nuovi pc o cellulari (33%, -5 p.p.).
Diminuiscono infine le persone che dichiarano di mettere da parte i soldi rimanenti una volta coperte le spese essenziali (44%, dal 48% del semestre precedente), mentre aumenta il numero di italiani che dichiara di non avere denaro dopo gli acquisti necessari, 17% (+2 p.p.). Anche se è in crescita la spesa in viaggi (40%, +3 p.p.). Rimane stabile la quota di chi compra articoli di vestiario (43%) e acquista nuovi prodotti tecnologici (22%). In calo la percentuale di coloro che destinano denaro per saldare debiti (15%, -2 p.p.).
Il lavoro rimane la preoccupazione principale, ma in calo di 2 punti (lo indica come prima causa di apprensione il 16% dei rispondenti), mentre crescono i timori relativi all’economia nazionale (14%, +3 p.p.) e alla stabilità politica (13%, +7 p.p.). Sono in diminuzione le apprensioni relative a salute (6%), immigrazione (6%) e criminalità (5%) mentre cresce lievemente la paura del terrorismo (+1 p.p., 6%). Quanti sono preoccupati per il proprio equilibrio tra vita personale/professionale sono il 4%, per debiti da saldare il 7%, per l’aumento del costo delle utenze il 5%, per istruzione e benessere dei figli il 4%.