Le organizzazioni sindacali hanno condannato in maniera unanime le aperture festive in quanto lesive della dignità della persona e del lavoro. Sul dibattito interviene Federdistribuzione. Il presidente Giovanni Cobolli Gigli sottolinea che si tratta di un “concetto importante che richiede delle riflessioni”. Il presidente parte da alcuni dati: “In Italia lavorano 4,7 milioni di persone la domenica. Oltre a chi lavora nei servizi essenziali (ospedali, trasporti, ecc.) vi sono anche 690.000 persone in alberghi, bar e ristoranti (quasi il 70% del totale dell’occupazione del settore), 330.000 nell’industria. Eppure nessuno protesta o si indigna per questi lavoratori. Perché questo faro puntato solo sul commercio? Che differenza c’è tra una donna che serve ai tavoli di un ristorante e una commessa di un supermercato? In entrambi i casi non si parla di servizi essenziali ma di attività che rendono più piacevole la domenica e consentono una migliore gestione del proprio tempo libero”. E aggiunge: “Chi chiede la chiusura dei negozi la domenica deve avere il coraggio di farlo anche per pizzerie, ristoranti, bar, cinema. Deve chiederlo anche per i negozi nei comuni turistici e nelle città d’arte, dove turisti stranieri e italiani girerebbero così per centri città spettrali con tutte le saracinesche abbassate. Ma è questa l’Italia che vogliamo? Noi no. Vogliamo un commercio coerente con le nuove abitudini d’acquisto e consumo delle famiglie, che danno sempre più spazio all’eCommerce, una vetrina aperta 7 giorni su 7 e 24 ore su 24, che non crea occupazione ma che è capace di drenare velocemente vendite ai negozi fisici, ponendoli in grande difficoltà se impossibilitati a reagire”. Cobolli Gigli conclude: “Vogliamo un commercio in grado di contribuire allo sviluppo del Paese, facendo del binomio commercio-turismo un vero elemento di successo”.